Due giorni dopo la manifestazione della rete e del contro-corteo dei comitati a Palermo, con i conseguenti scontri con la polizia, il bilancio è di una decina di feriti più e meno gravi e di un ragazzo fermato. In tanti, in queste ore sui social network, si chiedono se tentare di bloccare il corteo sia stata una mossa utile. «Abbiamo fatto quello che dovevamo fare, fermare delle persone mai viste sul territorio. Il movimento non è diviso, è la Rete a non essere un movimento», risponde Elvira Cusa, attivista niscemese. Guarda il video degli scontri
No Muos, le polemiche dopo gli scontri «La differenza con i fascisti si deve notare»
Una decina di feriti più e meno gravi a causa delle manganellate e degli spray urticanti e un ragazzo fermato dalla polizia. E’ questo il bilancio degli scontri di sabato durante la manifestazione a Palermo della Rete No Muos, quando la polizia ha effettuato due cariche nei confronti dei manifestanti del contro-corteo dei Comitati No Muos. Al momento il ragazzo fermato si trova nel carcere dell’Ucciardone, «non sappiamo ancora se gli faranno un processo per direttissima o se convalideranno il fermo e si vedrà», spiega Fabio D’Alessandro, attivista del Comitato No Muos di Niscemi. Rete e comitati, parole che distinguono due movimenti diversi, seppure contro lo stesso obiettivo: l’impianto militare di antenne satellitari della marina militare Usa nel nisseno. Una diversità che due giorni fa ha portato agli scontri con lancio di pietre e bombe carte e alle successive polemiche.
I comitati, che si dichiarano antifascisti, erano a Palermo per fermare il corteo della rete, dichiaratamente apartitica ma con al suo interno sigle che fanno riferimento all’estrema destra, tra cui Casa Pound. «In centinaia abbiamo manifestato a Palermo sotto la pioggia. Un corteo pacifico e senza bandiere di partito come promesso – scrivono dalla rete No Muos subito dopo i fatti – I centri sociali hanno tentato di attaccare il corteo scatenando scontri con la polizia. Ora è il momento di isolare dal Movimento No Muos i centri sociali palermitani, evidentemente al servizio degli americani, responsabili degli incidenti».
Tra i manifestanti del contro-corteo solo un piccolo gruppo veniva dai comitati No Muos siciliani. A loro si sono aggiunti i giovani dei centri sociali del capoluogo. Un errore tattico, secondo alcuni simpatizzanti, che avrebbe innescato gli scontri e «fatto passare i fascisti per delle vittime», scrivono in tanti sui social network. «Abbiamo fatto quello che dovevamo fare – risponde alle accuse Elvira Cusa, attivista del comitato di Niscemi – Dovevamo fermare delle persone mai viste sul territorio. La lotta contro il Muos non si fa tramite Facebook o con una manifestazione di cinquanta persone».
Persone che, per il coordinamento dei comitati, sono da evitare. Nonostante gli appelli della Rete No Muos a unirsi in nome della battaglia comune. «Il movimento non è diviso – continua Cusa – La rete, che ha portato in piazza cinquanta persone contro le nostre quindicimila degli scorsi cortei, non è un movimento e si vede anche dalla gente che riesce a far muovere». La risposta a quanti si chiedono se questa divisione sia davvero utile, i comitati hanno cercato di darla ieri tentando di bloccare il corteo. E oggi rivendicano questa scelta. «La differenza tra noi e i fascisti si deve notare», conclude Cusa.
Video di Gianmarco Catalano