Avevano detto che avrebbero lasciato libera la struttura, abbandonata da anni e occupata da quasi un mese, solo per fare spazio agli operai impegnati nei lavori di riqualificazione del bene di via Crociferi. Ma stamattina a portarli fuori è stata la polizia. «Dobbiamo cominciare parte dei lavori», spiega la soprintendente etnea Fulvia Caffo. «Giusto sotto Natale e senza nessun documento» rispondono gli ex occupanti. Guarda il video
L’ex collegio dei Gesuiti sgomberato all’alba Gli attivisti: «Nessun operaio, solo parole»
Uno sgombero sotto l’albero di Natale. E’ questo il regalo che la soprintendenza ai Beni culturali etnea ha recapitato questa mattina agli occupanti dell’ex collegio dei Gesuiti. Alle 5.30 alcuni agenti si sono presentati nella struttura regionale, in abbandono da anni dopo il trasferimento dell’istituto d’arte cittadino e occupata da quasi un mese dagli attivisti del collettivo Aleph ma non solo. All’interno si trovavano tre ragazzi, adesso denunciati per invasione, interruzione di pubblico servizio – nella struttura si trova un deposito della biblioteca regionale – e imbrattamento. «Avevamo detto chiaramente che ce ne saremmo andati quando sarebbero arrivati gli operai per i lavori di ristrutturazione dell’ex collegio – spiega Federica Frazzetta, tra gli attivisti – Ma operai non ne abbiamo ancora visti e la parola della soprintendente non basta».
«In attesa del bando di finanziamento per la messa in sicurezza della prima corte (in scadenza il 10 gennaio, ndr), al momento dell’occupazione avevamo già una somma di quasi 50mila euro con cui abbiamo intenzione di completare alcuni ambienti nell’ala già messa in sicurezza negli anni passati, dotandoli di video sorveglianza», spiega la soprintendente etnea Fulvia Caffo. Lavori che, spiega a CTzen, «cominceranno da subito» e si concluderanno «tra circa due mesi». Ma alla richiesta degli ex occupanti di visionare i documenti relativi al progetto, l’architetto nicchia: «Questo non è un interrogatorio – taglia corto – Stiamo definendo il tutto e, quando sarà pronto, lo spiegheremo alla città. Intanto dobbiamo chiudere tutto perché io non posso affidare dei lavori con delle persone estranee al cantiere all’interno del bene». «Ci hanno sgomberati sotto Natale – risponde uno degli ex occupanti – Non sono stati pronti in quattro anni, voglio vedere come e quanto lavoreranno gli operai da oggi fino all’Epifania…».
E mezze risposte arrivano da Caffo anche sull’argomento sgombero. «Abbiamo sempre lasciato entrare sia lei che i tecnici incaricati dei sopralluoghi – spiegano i ragazzi, con le loro voci che si sovrappongono tra la rabbia e la fretta di ricevere dei chiarimenti – Non poteva venire ieri sera a spiegarci, anziché fare arrivare la polizia all’alba?». L’architetta, dal canto suo, nega di aver avuto un ruolo nell’operazione: «Quando avete occupato ho ovviamente fatto denuncia, ma io non gestisco queste operazioni né assegno i tempi. Ho saputo e basta». Lo sgombero e i progetti, secondo Caffo, camminano paralleli ma si riguardano a vicenda solo in parte, «perché in ogni caso qui c’era un’ordinanza di sgombero per pubblica incolumità, lavori o non lavori…».
Mentre gli attivisti annunciano per oggi un presidio davanti all’ex collegio, in attesa di vedere affisso un cartello di inizio lavori o almeno qualche operaio, la soprintendente guarda più avanti. «Quando vi tranquillizzerete, potremo parlare del futuro. Io sono disponibile», dice Caffo ai ragazzi. Intendendo «la possibilità, man mano che l’edificio si mette in sicurezza, di ricalibrare l’ordinanza di pubblica incolumità – spiega a CTzen – Dopo di che il dialogo può portare anche a iniziative comuni». Ma per gli attivisti, al momento, l’obiettivo è la mobilitazione di venerdì, alle 9, in piazza Roma. «Noi non abbiamo futuro – risponde alla soprintendente Caffo un ex occupante – E parlare del futuro con chi non è giovane è come parlare con il muro».