Corso Martiri, piano per svuotare le fosse Alloggi e rimpatrio: le stesse parole di aprile

«Nessuno sgombero per gli abitanti delle baracche di corso Martiri della Libertà: 32 persone sono tornate in Bulgaria, con l’incentivo economico del Comune; 31 hanno trovato una sistemazione abitativa alternativa grazie al sostegno nel pagamento dell’affitto per i primi mesi; cinque donne hanno ottenuto un lavoro con pernottamento, mentre le ultime 37 hanno lasciato spontaneamente le baracche». Era l’aprile del 2013, nove mesi fa. Così parlava Carlo Pennisi, assessore ai Servizi sociali della giunta dell’ex sindaco Raffaele Stancanelli. Le fosse del viale che collega alla stazione erano state svuotate e si annunciava l’inizio dei lavori di riqualificazione. Ieri pomeriggio, dopo il vasto incendio in una delle baraccopoli, l’amministrazione Bianco faceva nuovamente i conti: «Nelle baracche c’erano 37 persone, tutte di nazionalità bulgara, e il Comune di Catania, attraverso il Presidio Leggero delle associazioni di volontariato, ha provveduto a dare loro una sistemazione. Due donne, ciascuna con una bambina piccola, sono state ospitate nella Locanda del Samaritano dei missionari vincenziani». «Gli altri – aggiungeva l’assessore al Welfare Fiorentino Trojano – hanno preferito rimanere in alcune baracche scampate all’incendio perché là si trovano tutti i loro averi. È stato stabilito però che saranno trasferite nei prossimi giorni, così come d’altronde era stato programmato nell’ultima riunione del Presidio Leggero delle associazioni di volontariato, in abitazioni più consone. L’altra possibilità presa in esame è quella di aiutarli nelle procedure di rimpatrio». La chiusura spettava al sindaco Enzo Bianco: «Bisogna evitare – sottolineava il primo cittadino – che altri disperati cerchino di trovarvi ricovero. Il Comune vorrebbe fare di più in quest’ambito, ma le risorse sono troppo esigue».

Ricollocazione, sistemazione, alloggi più consoni, rimpatrio agevolato. Le parole sono importanti. E sono sempre le stesse. Da un’amministrazione all’altra, gli annunci non cambiano. Eppure nove mesi fa 105 persone che vivevano nelle ignobili baracche nel cuore della città erano state allontanate: i privati proprietari delle aree avevano contribuito con 20mila euro, l’assessorato si Servizi sociali aveva lanciato una campagna per reperire fondi tra i privati cittadini. Le associazioni di volontariato del presidio leggero si erano prodigate per trovare una soluzione, probabilmente confidando nella svolta storica: l’inizio della riqualificazione firmata Cucinella.

Evidentemente i percorsi di integrazione non hanno funzionato come previsto. Dei 37 bulgari che ieri notte hanno rischiato la vita nell’incendio, più della metà erano vecchi abitanti delle baracche, tornati dopo un periodo di prova in una nuova vita. Così come, alla collocazione di un muro bianco perimetrale nella fossa più vicina alla stazione, non è seguito più nulla. A luglio, questo giornale, così come altra stampa locale, raccontava che le fosse erano di nuovo popolate. Anche senza volerci mettere dentro il naso, nessuno poteva dire di non saperlo. Sei mesi dopo, un incendio che poteva finire in strage, fa tornare nell’agenda politica della città corso dei Martiri. Emergenza, urgenza. Per quanti giorni? «Oggi c’è l’evento e qualcuno rivolge l’attenzione a noi, ma nel resto dei giorni tutti se ne fregano», affermava ieri uno dei bulgari più anziani.

Il Comune ha chiamato i proprietari delle aree per riparlare di bonifica. «Chiederemo la pulizia, la recinzione e la videosorveglianza delle fosse», annuncia l’assessore all’Urbanistica Salvo Di Salvo. «L’area dove ieri è scoppiato l’incendio non è di nostra competenza – replica Aldo Palmeri, amministratore delegato dell’Istica, una delle società coinvolte – noi abbiamo recintato l’altra fossa e abbiamo una convenzione con l’Accademia delle belle arti per far realizzare dei murales agli studenti sul muro perimetrale». Soluzione, anche questa, non nuova, ma ancora rimasta sulla carta. Resta dunque da attendere la risposta dell’ingegnere Bosco Lo Giudice, a nome della società Risanamento San Berillo.

«Contemporaneamente bisognerà velocizzare la riqualificazione dell’area di corso dei Martiri», ha aggiunto ieri il sindaco Bianco. Ma a che punto è l’iter progettuale? Entro la prima settimana di gennaio, come stabilito dalla convenzione firmata con il Comune, i privati hanno presentato i progetti per le opere di urbanizzazione: si tratta di quelle parti – verde, parcheggi, strade – che verranno realizzate dalle imprese e consegnate alla città. «Mancano i progetti per tutto il resto, c’è solo il piano preliminare illustrato a giugno», sottolinea Di Salvo. Si è parlato di difficoltà da parte delle società di reperire i fondi da parte delle banche: un investimento da 200 milioni di euro. Notizia che Palmeri, amministratore delegato di Istica smentisce. «Siamo nella fase di collocazione sul mercato delle strutture – spiega – solo quando si raccoglieranno i commitment, chiederemo la finanza». La giunta Bianco, a cui non piace l’eccessiva densità di nuove costruzioni, ma che è costretta a rispettare la convenzione, studia come intervenire senza aprire nuovi contenziosi. Quando, dunque, inizieranno realmente i lavori?  «Dipende dal mercato», conclude Palmeri.


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Ricollocazione, sistemazione alternativa, abitazioni più consone, ritorno in patria agevolato. All'indomani dell'incendio che ha distrutto una delle baraccopoli di corso Martiri della Libertà, sono queste le parole d'ordine che arrivano dal sindaco Enzo Bianco e dagli assessori. Le stesse usate nove mesi fa dall'ex amministrazione Stancanelli, che aveva svuotato le fosse. Ma i percorsi di integrazione non hanno funzionato e i lavori di riqualificazione non sono mai realmente partiti. Quanto bisognerà ancora aspettare? «Dipende dal mercato», risponde Aldo Palmeri, amministratore delegato dell'Istica, una delle società proprietaria delle aree

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