Tentativi di truffa agli studi professionali Un legale: «Citofona e chiede piccole cifre»

«Buongiorno avvocato, sono il signor D’Amico, può farmi entrare?». Pochi giorni fa una trentenne avvocatessa etnea, Roberta D’Aquino, ha ricevuto una strana, e modesta, richiesta di denaro. «Mi ha chiesto tredici euro per “recuperare l’auto portata via dalla Sostare“. Ci ho messo poco a capire che si trattava di un tentativo di truffa», racconta il legale. La vicenda è accaduta lo scorso lunedì, e tutto ha inizio con una chiamata al citofono nel suo studio in centro a Catania. «Erano le sei del pomeriggio, ero sola in studio a scrivere, e oltre l’orario in cui ricevo notifiche o altro dal postino. In più non avevo appuntamenti – racconta D’Aquino – La persona al citofono chiede proprio di me, cosa non strana visto che il mio nome e cognome sono sulla targhetta. Dal tono sicuro, però, ho pensato che fosse un cliente di passaggio e sono scesa ad aprire il portone». Una cautela, quella di non fare accomodare l’ospite inatteso in studio, che si rivela opportuna quando davanti si ritrova uno sconosciuto. Che si presenta, invece, come una persona ben conosciuta. «Lavoro per questa ditta di trasporti, sono sempre in questa zona per lavoro, ci siamo visti spesso. Non si ricorda di me?», chiede l’uomo, che afferma di avere «moglie e figli qui all’angolo ad aspettare: siamo rimasti senz’auto, portata via dal carro attrezzi».

«Per un attimo, ho pensato si trattasse di una, singolare, richiesta di consulenza legale, ma poi il tizio è venuto al sodo – continua D’Aquino – Voleva che gli prestassi tredici euro, che mi avrebbe restituito il giorno successivo in modo da poter raggiungere la cifra di cinquanta euro necessaria a recuperare l’auto dal deposito dopo il prelievo del carrattrezzi». L’uomo ha affermato di «vivere a Misterbianco, e non poter tornare a piedi». Una scusa che proprio non ha convinto D’Aquino. «Restare senz’auto e con pochi soldi è una cosa che può capitare a tutti. Ma di solito si contatta un amico, un parente. Quindi ho rifiutato, nonostante la piccola cifra che rendeva il racconto verosimile, dicendo di non avere quella somma precisa, e di essere solo di passaggio in studio».

L’episodio è stato raccontato dall’avvocatessa su Facebook, e «con il passa parola tra colleghi», D’Aquino scopre che il presunto raggiro, in fondo, non è poi un caso così singolare. «So per certo che altri due colleghi avvocati, e uno studio medico, sono stati raggiunti da richieste simili e con le stesse modalità proprio in questi giorni – prosegue l’avvocatessa – Non so se dalla stessa persona, presentatasi in un caso come elettricista, ma tutto si è svolto nell’area tra il tribunale, Corso delle province, Corso Italia, con dinamiche affini».

Assolutamente comuni le caratteristiche dell’uomo:  giovane, in jeans e maglioncino, media corporatura e statura, occhi e capelli castani. «Mi ha colpito solo il suo accento, marcatamente catanese», spiega l’avvocato. Che puntualizza: «Chiaramente non ho tecnicamente subito un tentativo di estorsione, né il tizio è stato particolarmente insistente ma – continua – essendoci stati molti episodi simili nei paraggi, potrei valutare di effettuare una denuncia, anche solo informativa», conclude.


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Un uomo, da qualche giorno, si presenta dai professionisti in centro, nelle zone limitrofe al Palazzo di Giustizia, con tono confidenziale e affermando di conoscere di persona l'interlocutore. Una volta ricevuta udienza, chiede una piccola cifra. «Nel mio caso, gli servivano 13 euro per recuperare l'auto dal carro attrezzi», racconta Roberta D'Aquino, giovane avvocatessa. Che, dopo aver riportato la vicenda su Facebook, ha ricevuto da alcuni colleghi la testimonianza di episodi analoghi

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