Strisce blu, niente multa per il ticket scaduto Svolta a Giarre, ma Catania non si adegua

Liberi dalle strisce blu. Da qualche giorno a Giarre i cittadini cantano vittoria: dopo mesi di polemiche la società privata che gestisce i parcheggi a pagamento ha recepito il nuovo regolamento votato dal Consiglio comunale. Le novità sostanziali sono due: la multa per chi non espone il biglietto scende da 41 a 25 euro, il minimo consentito. Ma, soprattutto, non ci saranno più sanzioni per chi lascerà l’auto sulle strisce blu con il ticket scaduto. In questi casi scatterà solo il pagamento massimo della tariffa evasa per l’intera giornata, cioè 7 euro e 70 centesimi. Una rivoluzione che recepisce il recente parere del ministero delle Infrastrutture, nonostante le accese polemiche nate con l’associazione nazionale dei Comuni. I commercianti della cittadina ionica sorridono, auspicando un incremento dei clienti nel centro storico. A Catania, invece, la novità che potrebbe portare un notevole risparmio per i cittadini inadempienti non trova spazio. Le multe della società Sostare, partecipata del Comune con i conti in attivo, rimangono salate, in uguale misura sia per chi il biglietto proprio non lo compra, sia per chi ritorna alla propria auto qualche minuto dopo la scadenza del ticket, nonostante la normativa sembri dire il contrario.

La confusione nasce dopo un parere dello scorso 20 marzo del ministero delle Infrastrutture che, rispondendo a un’interrogazione, sottolinea la non sanzionabilità della violazione a causa del biglietto scaduto. In particolare si spiega che «il pagamento in maniera insufficiente in aree dove la sosta è consentita a tempo indeterminato e subordinata al pagamento di una somma, configura unicamente un’inadempienza contrattuale». «Significa che non c’è una norma del codice che impone la sanzione – precisano dall’ufficio legale del Codacons – si passa quindi a un tipo di contrattazione privata tra il cittadino e la società. Di conseguenza resta solo la possibilità di recuperare la tariffa evasa, che comunque non è possibile quantificare a priori». Ne nasce una controversia con i Comuni che rivendicano il diritto a decidere in materia, facendosi forza anche su passati casi di giurisprudenza. La diatriba va avanti per settimane, fino a quando, a fine marzo, i ministri dell’Interno e delle Infrastrutture, Angelino Alfano e Maurizio Lupi, insieme a Piero Fassino, presidente dell’Anci, trovano un accordo: le multe si possono fare, ma solo se il Comune stabilisce una specifica previsione.

È alla luce di questa decisione che il Comune di Giarre decide di dotarsi per la prima volta di un regolamento per i parcheggi a pagamento. «La giunta inizialmente aveva proposto una sanzione di dieci euro per il ticket scaduto che il Consiglio ha invece eliminato», spiega Tania Spitaleri, consigliere di minoranza del Pd che ha avanzato la proposta di modifica. Si tratta di quell’atto deliberativo del Comune che, secondo l’accordo stretto tra Anci e ministeri, avrebbe potuto definire una sanzione ma che, nel caso di Giarre, la esclude esplicitamente, mettendo al riparo da ogni equivoco.

E per i Comuni che non dispongono di un regolamento come Catania? La multa per il biglietto scaduto potrebbe scattare comunque nel caso in cui sia specificato nella convenzione tra Comune e società che gestisce le strisce blu. Il Codacons ha chiesto al Comune di Catania di visionare un eventuale «provvedimento che autorizza la società partecipata Sostare a comminare una penale per il recupero della tariffa evasa». La risposta della direzione del gabinetto del sindaco, arrivata lo scorso 3 febbraio, è che non «si ha traccia del provvedimento chiesto». Non esiste dunque un regolamento, né un provvedimento, né viene specificato dalla Convenzione tra Sostare e Comune che il biglietto scaduto comporta una penale, oltre alla tariffa evasa. Né tanto meno una vera e propria multa, che invece al momento scatta nel capoluogo etneo, dove i cittadini pagano la stessa sanzione sia per la mancata esposizione del ticket, sia per aver prolungato la sosta oltre la scadenza.

Non è d’accordo l’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando. «I giudici hanno più volte ribadito il contrario: e cioè che la multa si può fare – spiega – Questa confusione nasce dalle direttive del Ministero, per me comanda la giurisprudenza. In ogni caso ci confronteremo con la Sostare, che al momento però deve affrontare questioni più urgenti come l’approvazione del bilancio. Tra qualche mese porteremo questo problema al vaglio del Consiglio comunale con una proposta chiara. Per adesso – conclude – rimane tutto com’è». Una situazione che, secondo i legali del Codacons, va cambiata. «Le sentenze – spiegano – hanno valore sulle parti in causa, l’amministrazione invece dovrebbe attenersi alle normativa e al parere che di essa dà il Ministero».

Resta un vuoto normativo che potrebbe essere colmato da un regolamento o da una nuova convenzione chiari e non vessatori nei confronti dei cittadini. L’occasione è dietro l’angolo: l’accordo tra Sostare e Comune scade il prossimo giugno. E la discussione per rinnovarlo ed eventualmente modificarlo passerà anche dal Consiglio comunale.


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Dopo il recente parere del ministero delle Infrastrutture, la cittadina ionica approva nuove regole per la sosta: in caso di biglietto scaduto si paga solo la tariffa evasa, poco più di 7 euro. Nel capoluogo, invece, tutto resta com'è, nonostante nessun documento ufficiale dia alla Sostare la possibilità di elevare multe. «I giudici dicono il contrario, per ora non si cambia», spiega l'assessore Giuseppe Girlando. «È solo un'inadempienza contrattuale, il Comune dovrebbe attenersi alla normativa», replica il Codacons

Dopo il recente parere del ministero delle Infrastrutture, la cittadina ionica approva nuove regole per la sosta: in caso di biglietto scaduto si paga solo la tariffa evasa, poco più di 7 euro. Nel capoluogo, invece, tutto resta com'è, nonostante nessun documento ufficiale dia alla Sostare la possibilità di elevare multe. «I giudici dicono il contrario, per ora non si cambia», spiega l'assessore Giuseppe Girlando. «È solo un'inadempienza contrattuale, il Comune dovrebbe attenersi alla normativa», replica il Codacons

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