San Berillo, studenti e artigiani per il rilancio Prostitute a Bianco: «Noi parte del progetto»

Un giro tra i vicoli di San Berillo, con le nuove-vecchie promesse di riqualificazione a favore di telecamera e quelle a chi ci vive, prostitute comprese, nell’intimità di un basso. Dopo mesi di confronto tra l’amministrazione e il comitato dei cittadini del quartiere, oggi è stato il giorno del sopralluogo di sindaco, assessori e tecnici. Il punto d’incontro è piazza delle Belle, angolo suggestivo e martoriato, con i suoi palazzi feriti e sventrati da decenni. «Qui, dopo gli interventi degli anni ’90, abbiamo fatto una cena con Lucio Dalla e Franco Battiato», commenta Enzo Bianco arrivando da via Sangiuliano, prima di annunciare i suoi progetti sul quartiere: «Ci sono delle azioni da fare a breve e una progettualità a medio-lungo termine da portare avanti: trasformare i locali a piano terra in botteghe artigianali e i primi piani in alloggi per studenti, non mandando via nessuno dei residenti».

«Il quartiere in mano a studenti e artigiani? E’ lo slogan che sentiamo da decenni. Il punto è come farlo. Forse non lo sanno nemmeno loro». Roberto Ferlito è il portavoce del comitato dei residenti. «Vivo qui da dieci anni e quando passo con mia moglie e i miei figli per i vicoli, le prostitute rientrano o si coprono per rispetto». Un aneddoto che spiega il rapporto tra gli abitanti. Dalle 6 della mattina gli operai del Comune hanno effettuato interventi di manutenzione ordinaria e di pulizia straordinaria: scerbamento, sistemazione di qualche basolato. «Ci saremo tutti i giorni per le piccole cose, mentre ogni due settimane torneremo per gli interventi straordinari», promette l’assessore Salvo Di Salvo, il vero interlocutore del Comitato.

Ma è su come trasformare il quartiere che si concentra il confronto. «Vogliamo fare in modo di affittare le case agli studenti a prezzi convenzionati, attraverso degli incentivi», spiega Bianco. «Ridare il quartiere alla città non significa toglierlo a chi ci vive – replica Ferlito – La riqualificazione sociale deve procedere di pari passo a quella strutturale». Su un punto, amministrazione e abitanti sembrano d’accordo: no ad abbattimenti e nuove costruzioni, sì ad interventi sugli edifici esistenti. «Serve un piano particolareggiato e cercheremo di anticipare tutto quello che va in questa direzione», aggiunge il sindaco, che lancia un’idea per l’unico immobile di proprietà comunale all’interno del quartiere, che si trova in via Zara in condizioni di totale abbandono. «Ci ho riflettuto molto, mi piacerebbe affidarlo alle associazioni di volontariato per ospitare i molti senza tetto che stazionano in corso Sicilia». Con quali fondi, tuttavia, rimettere in piedi un edificio fatiscente è tutto da vedere.

C’è poi la questione sicurezza. Su cui batte Bianco. «Non serve videosorveglianza, ma portare più persone a vivere il quartiere, la repressione non porta a risultati», ricordano dal Comitato. Un esempio? «Dove lavorano le prostitute, le vie sono sicure. C’è un controllo naturale del territorio. Dove non ci sono abitanti, invece è diventata terra di nessuno». Il riferimento è a via Pistone, Ciancio, Buda, Zara. E’ come ci fossero due quartieri in uno. La notte queste vie si svuotano, perché la prostituzione qui avviene soprattutto alla luce del sole. «Spesso lascio la macchina aperta e vado senza preoccupazioni a lavoro», sottolinea Rosetta Vacirca, titolare della farmacia Del corso, che ha un rapporto sereno e quotidiano con le prostitute. Quando cala il buio, l’attività si sposta fuori dal quartiere, o al limite sul perimetro come via Di Prima. «Di conseguenza qualunque piccolo delinquente voglia nascondersi, viene qui», spiega Ferlito.

Il sopralluogo tra i vicoli si ferma in un basso, sede del Comitato e dello sportello legale e sanitario, dove ogni mercoledì le suore di madre Teresa di Calcutta vengono a pregare con i residenti. «Se mi invitate, a muta a muta, una volta ci vengo anche io», propone il sindaco alle prostitute con cui si ferma a parlare. «Siamo disposti a cambiare, coinvolgeteci in questo progetto, non vogliamo esercitare per forza la prostituzione, ma non abbiamo alternativa, qui c’è la fame nera – spiega Brigida, da 17 anni a San Berillo – Conosco questi muri come le mie tasche. Se mi cacciate – chiede in faccia al primo cittadino – dove vuole che vada?».


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