Il bilancio semestrale della Procura etnea Salvi: «Abbiamo ridato fiducia alla gente»

«Abbiamo ottenuto ottimi risultati, lodati anche sul piano internazionale, pur avendo un organico ridotto, con un’età media di oltre 50 anni e lavoriamo in condizioni e in ambienti non accettabili». Così il procuratore capo della procura etnea Giovanni Salvi presenta la relazione semestrale dell’attività dell’ufficio che segue un trend positivo «per il sesto semestre consecutivo», dice.

Un’attività intensa e su più fronti che «nonostante le tante difficoltà, ci soddisfa», dice ancora Giovanni Salvi. In merito alle estorsioni, ad esempio, «siamo riusciti a invertire la tendenza di inserire tutto in grandi e lunghi procedimenti – spiega il procuratore – Cerchiamo quindi di inviare tutto a giudizio in tempi brevi e, anche se la strada è ancora lunga, mi pare che abbiamo ridato fiducia alla gente». In stretta collaborazione con la Direzione investigativa antimafia, inoltre, «siamo intervenuti sistematicamente nelle procedure di fallimento. Un lavoro che darà importanti risultati nel tempo».

Definiti ottimi anche i risultati del gruppo che si occupa dei soggetti più deboli e di quello dedicato a contrastare i reati contro la pubblica amministrazione. Un gruppo che conta sui magistrati Pasquale Pacifico, Agata Santonocito, Giovannella Scaminaci e Marco Bisogni di recente trasferiti dalla Dia. Allo stesso tempo è aumentato l’organico della squadra mobile e si è ottenuto che sia Polizia che Carabinieri adottassero una nuova organizzazione per affrontare questo tipo di reati. Se qualcuno dei magistrati è passato dalla Dia al lavoro ordinario è accaduto anche il contrario per: Tiziana Laudani, Alessandro La Rosa, Lina Trovato e Giuseppe Sturiale.

Anche per quanto riguarda il rapporto con il carcere secondo il procuratore capo i risultati sono positivi. «Abbiamo dimezzato gli ingressi in carcere di media e bassa sicurezza e contribuito all’abbattimento del sovraffollamento», dice ancora Salvi. Se ne contano 2385 nel 2011 e 1295 nel 2013, di cui solo 341 rispetto ai 1003 del 2011 sono definiti ingressi a porte girevoli, ovvero ingressi di persone presto trasferite. «Con l’apertura del reparto Nicito e il recupero, speriamo a breve, di una struttura in piazza Lanza a basso costo, il carcere etneo sta diventando un posto di eccellenza», sostiene Salvi.

Ridotti inoltre il costo per le intercettazioni telefoniche e ambientali e saldati molti dei pagamenti alle aziende fornitrici. «Abbiamo avviato un grande lavoro di negoziato con i nostri creditori che hanno rinunziato in buona percentuale al credito, ma almeno hanno ricevuto i soldi. Inoltre abbiamo aumentato i livelli di sicurezza delle intercettazioni telefoniche», aggiunge.

Qualche difficoltà si è avuta invece con il nuovo sistema informatico Sicp che ha causato una temporanea non piena funzionalità di alcune misure organizzative. A regime consentirà diversi servizi quali quelli dello sportello unico per il rilascio delle autorizzazioni, ma in generale consentirà una maggiore efficienza e trasparenza. «I colloqui in carcere ad esempio – spiega il procuratore capo – non hanno più tempi di attesa grazie a un piccolo sistema informatico. Si prenota la visita tramite Internet, eliminando le file e la possibilità di abusi all’interno del carcere per cui quello più forte faceva il colloquio al posto del debole».

Molto lavoro è stato fatto infine per quanto riguarda l’ambito dell’immigrazione, «per cui risultano 159 misure cautelari per il solo reato associativo», dice ancora Salvi. Così come nella definizione delle procedure iscritte a modello 45, ovvero il modello introdotto per i casi che non trovano collocazione nei registri noti e ignoti. Uno strumento di cui nel tempo si è abusato e per il quale adesso è stata necessaria una ridefinizione. «Al primo gennaio 2012 le procedure registrate sotto questo modulo erano 2679, mentre adesso si sono ridotte a 807», conclude Salvi.


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