«L'Eni ha distrutto l'ambiente e poi abbandona 3mila lavoratori più altri 2500 dell'indotto che hanno imparato a convivere con le morti». Così don Giorgio Cilindrello, parroco della chiesa di San Francesco d'Assisi a Gela, spiega il senso del plastico raffigurante la raffineria all'interno del luogo di culto, e che ha scatenato tante polemiche. La riproduzione, realizzata dai ragazzi dell'oratorio, servirebbe infatti «a far interrogare sul tema chi la vede davanti l'altare». E i detrattori dimostrerebbero il buon esito dell'operazione
Gela, sul plastico Eni risponde il parroco «L’ho messo in chiesa per far riflettere»
«Il plastico è stato realizzato per far interrogare la gente che lo vede in chiesa: magari tornando dal mare, possono così chiedersi “che cos’è”, e affrontare un problema che appartiene a tutti». Un segno forte di vicinanza ai lavoratori, una sorta di «presidio»: questo per don Giorgio Cilindrello, parroco della chiesa di San Francesco di Assisi a Gela, il senso del plastico realizzato dai ragazzi della sua comunità in occasione della veglia di preghiera contro la chiusura dell’Eni organizzata giovedì 17 luglio. E che tante polemiche ha scatenato su Facebook, dove l’iniziativa è stata duramente contestata sulla pagina locale Critica della ragion Gelese.
«Dalla foto su Internet non si capisce bene – prosegue il parroco – ma al centro, a sovrastare il plastico, nascosto dal fumo, c’era proprio il Santissimo, Gesù. E ancora oggi il plastico si trova davanti l’altare», spiega don Cilindrello, soddisfatto per come sono andate le cose, nonostante le polemiche. «Forse le critiche nascono dalla gelosia: succede quando le cose sono fatte bene», afferma il parroco. Che, da francescano, si definisce «un ambientalista convinto. Ma la città di Gela ha imparato a vivere con l’ecomostro perché portava il pane, e con le morti. E adesso che c’è l’occasione di rendere l’impianto ecosostenibile, con un investimento promesso da 700 milioni, l’Eni non può tirarsi indietro», afferma.
«Non stavamo adorando le ciminiere dell’Eni, ma Gesù. Dinnanzi a lui stavamo riflettendo su come la raffineria ha portato benessere e malessere, senza giudicare. E anche chi non era presente alla celebrazione non può giudicare», spiega Angelo Ferrera, responsabile dell’oratorio della comunità giovanile Francesco D’Assisi. Proprio i ragazzi del suo gruppo hanno realizzato il plastico, «che voleva semplicemente far capire che noi siamo lì a presidiare insieme alla gente che ha il lavoro a rischio. E i lavoratori presenti in chiesa hanno sentito tutta la comunità vicina», continua Ferrera. La celebrazione, voluta dal vescovo di Piazza Armerina, non si è comunque limitata alla preghiera attorno al plastico. «Ogni venerdì i ragazzi della comunità organizzano delle rappresentazioni, con dei “segni” – spiega il parroco – La scelta del plastico è stata la loro, che hanno realizzato anche dei video e una proiezione di fotografie che raccontano la storia del petrolchimico, con l’Eni che sfrutta, produce e poi abbandona 3mila lavoratori più altri 2500 dell’indotto. Ho guardato la disperazione negli occhi di tanti operai presenti. La raffineria Eni ha distrutto l’ambiente, ma potrebbe restare senza distruggere più», conclude Don Giorgio Cilindrello.
[Foto di Fronte di liberazione di Settefarine]