Iblis, confiscati i beni di Rosario Di Dio Circa 12,5 milioni tra case, conti e mezzi

Circa 12 milioni e mezzo di euro tra case, mezzi e aziende. È il valore della confisca di beni nei confronti di Rosario Di Dio, condannato in primo grado a 20 anni per associazione mafiosa ed estorsione all’interno dell’indagine Iblis sulle connivenze tra politica, imprenditoria e mafia in provincia di Catania. Di Dio, definito il boss di Ramacca, per chi è della zona è noto come il gestore del distributore Agip sulla Catania-Gela. Ma è diventato oggetto di interesse per gli investigatori a partire dal 2006, dopo altre operazioni che avevano decapitato la cosca etnea in città e provincia, per capire chi avesse preso il posto degli arrestati.

Nel 2003, uscito dal carcere, Di Dio avrebbe chiesto di poter parlare con Francesco La Rocca, storico capo della famiglia criminale del Calatino, e Giuseppe Mirabile, allora reggente a Catania, per avere la loro autorizzazione a riorganizzare il gruppo a Ramacca e Palagonia. Autorizzazione che sarebbe arrivata e non sarebbe piaciuta a tutti, come emerge dalle intercettazioni tra Tommaso Somma e Franco Ilardi, entrambi imputati in Iblis.

Una posizione, quella di Di Dio, che l’avrebbe portato ad avere rapporti anche con alcuni politici locali. Come Fausto Fagone, ex deputato regionale Pid e sindaco di Palagonia, e Antonino Sangiorgi, ex consigliere e poi assessore sotto Fagone del Comune palagonese. Entrambi condannati in Iblis per concorso esterno in associazione mafiosa.

A Di Dio, come previsto dalla sentenza di primo grado, sono stati confiscati dai Carabinieri di Catania 49 immobili, undici disponibilità finanziarie, dieci mezzi, quattro aziende e una quota di partecipazione societaria. Per un totale di circa 12,5 milioni di euro.


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