Fammi andar via!

Lettorati inutili. Scritti di lingue impossibili da superare. Medie matematiche ostiche e incomprensibili. Lezioni del tutto passive. Professori poco comprensivi. Aule sovraffollate. Questi alcuni dei motivi che ogni anno spingono studenti di Scienze per la Comunicazione Internazionale e Lingue e Culture Europee a “emigrare” verso i lidi più vicini e (almeno a sentir parlare loro) più facili di Lettere con il suo corso di Scienze della Comunicazione.
Una delle ragazze che hanno deciso di effettuare il cambio –Essenza-  parla con noi, dopo aver lasciato le sue impressioni sul forum didattico e scatenato un putiferio di opinioni (pro e contro). Scambi di battute roventi tra chi da un lato accusava l’organizzazione di lettorati e corsi di lingue sostenendo che (a meno di provenire da un linguistico) è impossibile proseguire e chi invece ne esaltava l’importanza (assieme ad uno studio costante).

Essenza, perché hai deciso di cambiare facoltà?
“Perché una volta iscritta al corso di laurea di Lingue mi sono accorta che il perseguimento della laurea presuppone delle ottime basi di Lingua straniera che, ahimè, non avevo. Ma il motivo principale che mi ha portato alla scelta di cambiare Facoltà è dovuto all’organizzazione interna dei corsi di lingua, nel mio caso di inglese e spagnolo, che non toglie nulla alla professionalità dei docenti.”

Hai dei rimpianti nel lasciare questo corso?
“Assolutamente no… tranne che per l’umanità, serietà e complicità che i professori delle altre materie dimostrano ogni qualvolta uno studente si trovi in difficoltà. Voglio sottolineare ciò perché queste qualità, che ho potuto riscontrare nei Professori, sono quasi assenti negli altri corsi di Laurea (come Giurisprudenza, Ingegneria, Medicina… ); qualità che comunque sono sicura di trovare nel Corso di Laurea di Scienze della Comunicazione che, da fine Ottobre, ho iniziato”

Quali sono i difetti del corso di laurea (nel tuo caso Sci)?
“Più che di difetti si parla di vere e proprie problematiche inerenti, soprattutto, alla cattiva organizzazione dei corsi didattici dedicati alle lingue. Più precisamente mi riferisco alle metodologie di insegnamento dei vari corsi di lettorato che propongono lezioni assolutamente passive e non partecipative, come dovrebbe essere qualsiasi altra lezione avente l’obiettivo di apprendimento e ciò giustifica il gran numero di partecipanti alle lezioni, un numero davvero eccessivo (30 studenti per ogni aula… anzi…  auletta) per garantire quel giusto apprendimento che la complessità delle lingue richiedono.
Altra problematica è la mancanza di sensibilità che le lettrici sfoderano a loro piacimento, soprattutto quando uno studente, reduce da ben 5 tentativi precedenti di superare le prove di lingua scritta, chiede di accedere all’orale facendosi alzare il punteggio dello scritto di un misero mezzo punto.
Non è un caso, o forse lo è (ma non voglio polemizzare), se lo scritto di lingue ogni volta viene superato dal 10% degli allievi partecipanti.”

Cosa rispondi a chi dice che in realtà i lettorati servono e i corsi di lingue sono fatti bene?
“Premettendo che ognuno di noi ha una diversa capacità cognitiva e di apprendimento che risponde in maniera svariata agli stimoli esterni, a chi mi porge una dichiarazione simile rispondo con una domanda (pur rischiando di sembrare presuntuosa e ineducata): “ Da quale scuola provieni?”  e – soprattutto – “sei mai partita all’estero?”. Comunque sia le porgerei i miei complimenti per avere trovato qualcosa di buono in ciò che, a detta di molti allievi (per non dire la maggior parte) è la vera piaga di questa Facoltà. Ma ripeto, senza nulla togliere ai professori poiché il vero problema è nell’amministrazione didattica.
Tra l’altro l’inutilità e l’inefficienza dei lettorati la dimostra la dichiarazione di molti studenti che, uscenti dal liceo linguistico, affermano di non avere imparato proprio nulla di nuovo dai lettorati. Queste dichiarazione dimostrano palesemente la mia tesi riguardo la necessità di avere delle buone basi linguistiche prima ancora di iscriversi al corso di laurea di Lingue.”

Quale carriera speravi di intraprendere con una laurea in Lingue? E con quella in Lettere?
“Con la laurea in Lingue sicuramente quella giornalistica. Non è un caso infatti se inizialmente ho partecipato, con la collaborazione di Gianluca Reale, alla realizzazione del giornale on-line Step1, ma in quel periodo i miei impegni di lettorato  non mi hanno consentito di continuare la realizzazione di tale giornale.
Col tempo la passione per le materie umanistiche (Storia, Letteratura italiana e straniera) mi ha spinto a scegliere come facoltà alternativa a quella di Lingue il corso di Laurea in Scienze della Comunicazione con indirizzo Beni Culturali; mi piacerebbe molto lavorare presso musei, biblioteche.”

Lo sfogo di Essenza, anche se duro e per qualcuno non condivisibile, sembra essere comune ad altri studenti che preferiscono passare ad altre facoltà.
Parlando con un altro ragazzo intenzionato a cambiare facoltà il discorso non cambia. Luigi mi spiega come, pur essendo in linea con gli esami, non riesca a passare gli scritti delle lingue. Da qui la decisione di andare via anche se cosciente del fatto che “un conto è uscire da lingue e un altro è uscire da lettere”. Anche se la sua è una voce fuori dal coro dato che riconosce grande importanza ai lettorati (a dispetto delle lezioni di lingue).

L. ci va giù pesante: “Sono davvero stanca delle ripetute prove per superare gli scritti delle  Lingue. Ho seguito i lettorati, sono stata a lezioni private da madrelingua, sono stata sette mesi a Londra e là mi facevano i complimenti per come parlavo e scrivevo bene in inglese. Qui invece è davvero impossibile superarli!” E continua: “A causa di questo rimango bloccata con gli esami e a parte dare gli esami orali non posso fare altro che provare e riprovare gli scritti senza avere mai buoni risultati.” Il cambiamento, anche se nel suo caso necessario, porta con sé qualche rammarico: “A me piacciono davvero tanto le lingue avrei voluto fare l’interprete o guida turistica ma purtroppo non posso pagare le tasse allo Stato a vita e laurearmi  prima o poi! Il mio sogno era quello di laurearmi in Lingue. Ci vuole tanto impegno, studio ma anche tanta fortuna e non solo… Vuol dire che non era la mia strada!”

Per avere dati certi sul numero di ragazzi che hanno effettuato il cambio ci rivolgiamo alla professoressa D’Amore, fino a quest’anno responsabile dei piani di studio di Lettere e dei passaggi a questa Facoltà.

Professoressa D’Amore, quanti ragazzi hanno fatto richiesta di cambio?
“Non posso conoscere il numero esatto. So per certo che gli studenti che si sono presentati nel mio studio per avere informazioni sul C.d.L. in Scienze della Comunicazione provenivano quasi esclusivamente dalla Facoltà di Lingue.”

C’è stato un aumento rispetto agli anni passati?
“Sì, decisamente.”

Quali sono i motivi per cui cambiano?
“Lamentano tutti la difficoltà a superare le prove scritte di lingua (soprattutto quella inglese).”

Erano in regola con i crediti?
“Io ho individuato due gruppi: quello degli studenti di secondo anno (che hanno, comunque, superato di gran lunga la soglia dei 24 crediti) e quelli di terzo anno. Pochissimi sono ripetenti. I più dicono addirittura di essere angosciati al pensiero di dovere perdere parte dei cfu fin qui accumulati e di subire un’iscrizione al I o al II anno.”

Quali sono i motivi che li spingono a cambiare? Che impressioni Le hanno lasciato?
“Come ho detto, la difficoltà a superare le prove scritte di lingua straniera è l’ostacolo principale a proseguire gli studi. Dicono di essere ‘stanchi’ e assolutamente certi del fatto che alla Facoltà di Lingue non potranno mai laurearsi. Credo che le motivazioni addotte dagli studenti siano solo la punta dell’iceberg. Ritengo certamente più grave che a un punto così avanzato del proprio percorso formativo lo studente non riesca a fare luce sulle proprie carenze (o potenzialità) e non abbia chiaro un proprio progetto di vita e professionale.”

Casualmente incontriamo un ragazzo che sembra rispecchiare la cosiddetta eccezione che conferma la regola. Infatti A. ha deciso di percorrere la strada inversa, ossia di passare dalla facoltà di Lettere a quella di Lingue.
Immediatamente lo blocchiamo per chiedergli i motivi di quella che sembra una scelta controcorrente. “Il motivo per cui ho preso la decisione di passare a Lingue, rinunciando ad almeno metà dei crediti accumulati nei primi due anni, riguarda innanzitutto la vaghezza e la mancanza di concretezza e riscontri nella realtà delle materie e dei programmi di Scienze della Comunicazione che sembrano ricalcare la falsariga delle materie studiate al liceo, quelle che dovevi studiare per forza aspettando di fare qualcosa di veramente utile e stimolante in un futuro incerto. Sdc è così letteralmente presa d’assalto perché è la regina delle facoltà scelte per esclusione in quanto racchiude tutte le abilità non meglio definite di chi ha un minimo di inclinazione sociale e artistica, senza promettere nulla di preciso in cambio. Lingue invece mi è sembrata una facoltà più robusta e solida. Anche guardando i programmi mi dà l’impressione di una visione d’insieme più libera.”

Ovviamente alla fine ognuno deve compiere le scelte che crede siano migliori per il proprio percorso umano e universitario. D’altronde, come dicevano i saggi romani, faber est suae quisque fortunae!


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