Niscemi, divieto di dimora per 29 No Muos Il legale: «Criminalizzano solo alcuni gruppi»

«E’ estremamente probabile che i soggetti segnalati si rechino a Niscemi per partecipare alle iniziative di protesta in programma e in tale contesto reiterino quelle condotte violente, minatorie e provocatoriamente fomentatrici di cui si sono già resi protagonisti». Pochi giorni fa è stato notificato a 29 attivisti No Muos, provenienti da tutta la Sicilia e da alcune città del Nord, un’ordinanza di misura cautelare: il divieto di dimora nel Comune nisseno, sede dell’impianto di antenne satellitari degli Usa. Il provvedimento, firmato lo scorso 16 luglio dal Giudice per le indagini preliminari di Gela, giunge in previsione del campeggio in programma tra il 6 e il 12 agosto, all’interno dell’area protetta sughereta.

«Dal momento della notifica, avvenuta negli ultimi giorni di luglio, avevamo dieci giorni di tempo per fare istanza di riesame  – spiega il legale di 2 dei 29 attivisti, il catanese Goffredo D’Antona – Le istanze sono state presentate a inizio settimana da quasi tutti gli interessati e la decisione del tribunale deve essere presa entro 15 giorni», spiega l’avvocato che spera in una «decisione rapida: potrebbe arrivare in tempo per la manifestazione». Gli attivisti sono stati convocati a Gela per l’interrogatorio di garanzia, che dovrebbe tenersi giorno 1 agosto, ma «con tempi di notifica molto ridotti, visto che devono venire da tutta Italia», aggiunge il legale.

Secondo quanto esposto nell’ordinanza, il divieto di dimora sarebbe motivato dalle indagini in corso sugli attivisti per violenza e resistenza in concorso a pubblico ufficiale nel corso di una manifestazione del 9 agosto 2013, durante la quale centinaia di manifestanti si sono introdotti all’interno della base militare statunitense. E, nella sezione del documento che espone i «gravi indizi di colpevolezza», spicca il riferimento ad alcune associazioni. «Al corteo prendevano parte circa 2mila persone, fra cui numerosi appartenenti ai movimenti No Muos ed antagonisti provenienti da vari centri sociali, non solo siciliani. Sono stati notati alcuni soggetti con cartelli e manifesti relativi ai movimenti No Tav, No Dal Molin, No Radar Sardegna, No Discariche, No ponte, No Triv ed all’Associazione Rita Atria», si legge nell’ordinanza.

«Al corteo erano presenti però ben più associazioni, i boy scout, diversi sindaci, partiti e movimenti politici. Perchè poi citare l’associazione antimafie Rita Atria e non Libera?», si chiede l’avvocato, che assiste anche l’associazione dell’attivista Nadia Furnari, che in una lettera, nei giorni scorsi aveva denunciato l’accostamento. Per D’Antona sarebbe «criminalizzazione di soggetti e del movimento No Muos in genere, e una indicizzazione di determinati gruppi, tutti pacifisti nonché ambientalisti antimilitarsi e antimafia: il Muos non è la Cappella Sistina, e il movimento non è un’orda di vandali», spiega il legale. Che ricorda: «I lavori dell’impianto di antenne satellitari sono ancora sub iudice: nei prossimi mesi potrebbero essere definiti illegittimi se non addirittura illeciti dai Giudici amministrativi e da quelli penali. Questo è un aspetto che passa troppo spesso in secondo ordine», conclude D’Antona. 


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«E' probabile che reiterino condotte violente, minatorie e fomentatrici». In previsione delle manifestazioni che si svolgeranno tra il 6 e il 12 agosto, il gip di Gela ha vietato a 29 attivisti, indagati per una manifestazione dello scorso anno, di accedere nel Comune nisseno. «Le istanze di riesame sono già state presentate, ma nel documento si criminalizzano soltanto alcune associazioni pacifiste, ambientaliste e antimafia», spiega uno dei legali degli attivisti, Goffredo D'Antona

«E' probabile che reiterino condotte violente, minatorie e fomentatrici». In previsione delle manifestazioni che si svolgeranno tra il 6 e il 12 agosto, il gip di Gela ha vietato a 29 attivisti, indagati per una manifestazione dello scorso anno, di accedere nel Comune nisseno. «Le istanze di riesame sono già state presentate, ma nel documento si criminalizzano soltanto alcune associazioni pacifiste, ambientaliste e antimafia», spiega uno dei legali degli attivisti, Goffredo D'Antona

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