Meta di un flusso che registra tra i cinquemila e i diecimila visitatori al giorno, nella celebre area nei pressi del rifugio Sapienza da ieri sono comparsi una decina di cartelli che mettono in guardia i turisti. «Da domani nulla vieta che possano recintare i crateri», racconta il consigliere comunale Tino Corsaro. Che conferma: «Tutta l'area del vulcano non è né dei Comuni, né del parco e nemmeno del Demanio. Appartiene a pochi privati»
Etna, i crateri Silvestri proprietà privata «Potrebbero essere visitabili a pagamento»
«Proprietà privata. Vietato l’accesso alle persone non autorizzate». L’opera di qualche burlone? Una forma di protesta per l’ordinanza prefettizia che vieta le escursioni alle quote superiori? No, l’inattesa verità. L’area dei crateri Silvestri – i due vulcani spenti meta di migliaia di siciliani e turisti che affollano l’Etna, a ridosso della fascia dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco – è una proprietà privata. E da ieri mattina sono comparsi anche una decina di cartelli che mettono in guardia i visitatori dalle possibili trasgressioni. «Effettivamente il terreno è stato comprato nel 2005», conferma Tino Corsaro, operatore turistico e consigliere comunale di Nicolosi. «Tutta l’area dell’Etna non è né dei Comuni, né del parco e nemmeno del Demanio – prosegue – Appartiene a pochi privati». Tra i quali Francesco Russo, proprietario della società Funivia dell’Etna che possiede anche altre zone del vulcano, alcune al confine con il perimetro tracciato dall’Unesco. «Una porzione, due metri, sono anche miei. Ma – assicura Corsaro – mai mi sognerei di recintarli!»
Uno dei cartelli posizionati nell’area dei crateri Silvestri«Ieri mattina hanno pensato bene di mettere i cartelli», racconta il consigliere nicolosita. Così, dopo l’iniziale smarrimento, iniziano le verifiche. «Né il Comune di Nicolosi né la prefettura erano al corrente. Il sindaco – Antonino Borzì, ndr – ha fatto un sopralluogo, è rimasto sconvolto. Da domani – precisa il consigliere – nulla vieta che possano recintare i crateri». Magari – ipotizza – per rispondere a esigenze di responsabilità oggettiva.
Una questione, quella della sicurezza sul vulcano attivo più alto d’Europa, oggetto più volte di intensi dibattiti e di contestate ordinanze che vietano l’accesso alla valle del Bove e da circa 2900 metri sui versanti Nord e Sud. Ma le funivie dell’Etna «salgono oltre, a prezzi esorbitanti». E, sottolinea con preoccupazione Tino Corsaro, «anche i crateri potrebbero essere visitabili a pagamento». Un flusso quotidiano notevole, che nella zona del rifugio Sapienza registra mediamente dai cinquemila ai diecimila visitatori al giorno.
La comparsa dei cartelli ha scatenato la reazione degli operatori della zona. «Tra i prezzi aumentati e la spazzatura, adesso anche questo – esclama Dario Teri, di Etna sci – Così si danneggia la fruizione. Quella è un’area di interesse comunitario, zona turistica, fascia C del parco». «L’Etna è il terzo polo più visitato al mondo: stiamo facendo di tutto per non far salire più nessuno. Vogliono mummificarla», sbotta Corsaro. «Tra la Zona a traffico limitato imposta dal Comune e i parcheggi più cari, vogliono far chiudere 32 attività commerciali? Dov’è il parco dell’Etna? Dovrebbe tutelare la fruizione». «Ammesso che la proprietà sia loro, non hanno l’autorizzazione nemmeno a mettere i cartelli». La presidente dell’ente Parco, Marisa Mazzaglia è categorica e, promette, «mi informerò per capire meglio cosa stia accadendo».