Castello Ursino, le critiche dei commercianti «Adesso è un posto turistico senza turisti»

«Si è mai visto un posto turistico senza turisti?». A Catania sì. Ed è piazza Federico di Svevia, dove si staglia il Castello Ursino, maniero duecentesco tra i gioielli più ignorati dai visitatori, secondo i commercianti della zona. A parlare a nome di tutti è Michele, come lo chiameremo, perché preferisce restare anonimo. La zona infatti è da qualche settimana al centro dell’attenzione mediatica per il festival di arti di strada e circensi Ursino buskers che ha portato nelle vie intorno al castello 20mila spettatori. Ma anche qualche polemica con il Comune di Catania. E, di sicuro, un introito extra alle attività della zona – «Hanno lavorato tutti e bene», commenta il commerciante – riportando all’attenzione una delle occasioni sprecate della città.

«Qui di turisti ne vengono pochi e per caso», spiega Michele, che da 15 anni lavora accanto al castello. «Anni fa mi ricordo che li portavano con i pullman, si fermavano tutti di lato al castello, erano pieni – racconta – Poi c’erano troppi scippi e hanno cominciato a non venire più». Anche il più moderno bus turistico – che fa tappa davanti ai monumenti principali della città – salta il Castello Ursino. «C’è la fermata, ma l’autobus non si vede quasi mai, sarà capitato dieci volte in un anno – continua il commerciante – Perché non ci passa dalle strade, dove ci sono le macchine in doppia fila. Ma i vigili, allora, a che servono?». La conseguenza è che di visitatori, in piazza Federico di Svevia, se ne vedono pochi. «Il Castello è poco frequentato perché spesso non è nemmeno segnalato nelle mappe turistiche – dice Michele – I turisti che arrivano per caso chiedono informazioni a noi negozianti». E anche chi riesce a entrare nel monumento ne esce deluso, racconta: «Perché il biglietto è caro per quello che vedi. Non è mica come andare a Parigi e vedere la Gioconda».

Così la zona rimane fuori dai circuiti turistici organizzati. «La piazza è abbandonata, non c’è controllo e, onestamente, così sarebbe anche imbarazzante da far vedere ai visitatori». Michele elenca le prime pecche che gli vengono in mente, già ripetute tante volte. «Possibile che non ci siano bagni pubblici? Il Comune sostiene di averli, ma sono in un sotterraneo di fronte al locale Roxy, chiusi con un catenaccio arrugginito», racconta. Gli altri servizi si trovano poi all’interno del museo e per accedervi bisogna pagare. «E poi, è normale piazzare i cassonetti della spazzatura accanto a una chiesa? – si accalora Michele – Perché non se li mettono in piazza Duomo, accanto al Comune?». Pratica da evitare per decoro. «E questa che è una chiesa finta? Vale di meno?», continua il commerciante. L’edificio sacro in questione è la chiesa di San Sebastiano, dov’è custodita la candelora dei macellai. «È sempre chiusa tranne che per i funerali – spiega – Nonostante qualche turista, una volta che è in zona, vorrebbe visitarla».

E ancora, nelle lista delle cose che non vanno, il commerciante aggiunge i bisogni dei cani per strada – «Quando basterebbe creare un’area apposita» – e i motorini comodamente posteggiati sulla parte rialzata della piazza, davanti al fossato del castello. «Il problema è che qua non esiste niente – commenta – Non riescono nemmeno a valorizzare il Castello Ursino con qualche luce. È come se non esistesse». I turisti, invece, secondo gli operatori della zona, andrebbero indirizzati, inserendo il monumento in un percorso apposito. Così da far crescere anche l’economia della zona. «Tutte queste botteghe sfitte potrebbero diventare ristoranti e negozi di souvenir», immagina Michele. Che, sulla proposta dell’assessore alla Cultura Orazio Licandro di organizzare un evento al mese con i ragazzi dell’associazione Gammazita, rimane scettico: «Innanzitutto, si dovrebbe organizzare bene e poi non serve avere gente una volta al mese. Bisogna portarla sempre». E conclude: «Per un posto così, avere dei turisti è un diritto. Ma possibile che queste cose debba dirle io a sindaco e assessori?».


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