Salvatore La Fata, oggi alle 16 i funerali Tra un’indagine incerta e l’autopsia negata

«Finora non è stato riscontrato nessun comportamento scorretto da parte degli agenti». L’indagine non è ancora conclusa ma Pietro Belfiore, comandante della polizia municipale di Catania, anticipa che dal procedimento interno avviato non risulta che i vigili urbani che hanno sequestrato la merce di Salvatore La Fata lo abbiano istigato a cospargersi il corpo di benzina e a darsi fuoco, contrariamente a quanto affermato da alcuni testimoni. L’uomo, 56 anni, si era appiccato le fiamme venerdì 19 settembre, dopo un controllo antiabusivismo, nel corso del quale le forze dell’ordine gli avevano sequestrato la merce che teneva in vendita su una bancarella in piazza Risorgimento. Le ustioni di secondo e terzo grado sul 60 per cento del corpo non gli hanno dato scampo: La Fata è morto per arresto cardiaco dovuto a una «insufficienza multi-organo» il 30 settembre, nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale Cannizzaro, dopo undici giorni di coma farmacologico. Oggi pomeriggio, alle 16, nella chiesa dei Cappuccini in via Santa Maria della Catena, all’incrocio con via Plebiscito, si terranno i funerali.

La cerimonia religiosa, però, avrebbe anche potuto svolgersi molto più in là. Per Salvatore La Fata il legale della famiglia aveva richiesto un’autopsia. Per avvalorare la tesi sostenuta nella denuncia presentata alla procura della Repubblica di Catania, secondo la quale i vigili urbani sarebbero colpevoli in primo luogo di istigazione al suicidio e omissione di soccorso. E poi anche di omicidio colposo, visto il tragico esito del gesto dell’ex operaio edile trasformatosi in fruttivendolo per necessità, dopo due anni e mezzo di disoccupazione. Ma i magistrati non hanno autorizzato l’analisi del cadavere. «Hanno negato il permesso perché non ci sono dubbi che la morte sia avvenuta in seguito alle ustioni, e noi non abbiamo accusato i medici di nulla», spiega Francesco Marchese, avvocato dei fratelli e della moglie di La Fata. Che aggiunge: «Almeno, però, dopo la nostra querela in tribunale è stato aperto un fascicolo sul caso, il che ci lascia sperare che saranno condotte delle indagini oggettive». Diverse, quindi, dagli accertamenti interni alla polizia municipale.

Nel frattempo, in piazza Risorgimento corone di fiori riempiono l’aiuola in cui sono rimaste ancora le cassette di legno di La Fata e la coperta annerita dal fumo in cui l’uomo è stato avvolto nei primi momenti di soccorso. Tra due alberi, è stato attaccato uno striscione: «Ciao Salvo, resterai per sempre con noi», recita. È firmato da fratelli, cognate e nipoti. Ma sarà anche la città intera a ricordare di Salvatore La Fata: per il 6 ottobre il sindaco Enzo Bianco ha proclamato il lutto cittadino.


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Era stata richiesto un esame del corpo ma i magistrati l'hanno negato poiché non ci sarebbero dubbi sulle cause della morte del fruttivendolo ambulante ed ex operaio edile che si è dato fuoco il 19 settembre dopo un controllo della polizia municipale. Ma dall'indagine interna di quest'ultima, ancora in corso dopo 15 giorni, non sarebbero emersi errori da parte degli agenti, accusati di istigazione al suicidio dalla famiglia La Fata. Il 6 ottobre sarà lutto cittadino

Era stata richiesto un esame del corpo ma i magistrati l'hanno negato poiché non ci sarebbero dubbi sulle cause della morte del fruttivendolo ambulante ed ex operaio edile che si è dato fuoco il 19 settembre dopo un controllo della polizia municipale. Ma dall'indagine interna di quest'ultima, ancora in corso dopo 15 giorni, non sarebbero emersi errori da parte degli agenti, accusati di istigazione al suicidio dalla famiglia La Fata. Il 6 ottobre sarà lutto cittadino

Era stata richiesto un esame del corpo ma i magistrati l'hanno negato poiché non ci sarebbero dubbi sulle cause della morte del fruttivendolo ambulante ed ex operaio edile che si è dato fuoco il 19 settembre dopo un controllo della polizia municipale. Ma dall'indagine interna di quest'ultima, ancora in corso dopo 15 giorni, non sarebbero emersi errori da parte degli agenti, accusati di istigazione al suicidio dalla famiglia La Fata. Il 6 ottobre sarà lutto cittadino

Era stata richiesto un esame del corpo ma i magistrati l'hanno negato poiché non ci sarebbero dubbi sulle cause della morte del fruttivendolo ambulante ed ex operaio edile che si è dato fuoco il 19 settembre dopo un controllo della polizia municipale. Ma dall'indagine interna di quest'ultima, ancora in corso dopo 15 giorni, non sarebbero emersi errori da parte degli agenti, accusati di istigazione al suicidio dalla famiglia La Fata. Il 6 ottobre sarà lutto cittadino

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