Pioletti: ‘Vi spiego perché stiamo cambiando’

Questa conversazione è stata registrata venerdì mattina, quando l’ex Preside della Facoltà di Lingue ci ha finalmente accolto nel suo studio dopo un paziente assedio da parte nostra. Mentre si svolgeva l’intervista, nella stessa stanza, ferveva attorno a noi il lavoro del gruppo ristretto che, raccogliendo le indicazioni provenienti dalle diverse aree didattiche, ha messo a punto gli ultimi ritocchi ai nuovi piani di studio. Dopo il passaggio definitivo in Commissione Didattica (lunedì 16), la proposta di revisione è all’ordine del Consiglio di Facoltà di martedì 17 gennaio. Il prof. Pioletti ci aveva preavvertito che, trattandosi di un processo ancora aperto, per ragioni di riguardo nei confronti della Facoltà nel suo complesso, non riteneva opportuno scendere nei dettagli dei nuovi piani di studio [a proposito dei quali vi consigliamo di leggere l’articolo Cosa cambia, se cambia di Carmen Valisano e Olivia Calà]. “Esprimerò soltanto un parere personale sulla visione di fondo che ha ispirato i mutamenti”, premette.

Quali sono le sue valutazioni sulle modifiche in corso dei piani di studio?
Innanzi tutto posso dirvi a che punto siamo del lavoro, perché da questo dipende anche quello che io mi sento di dire o non mi sento di dire. Siamo in questa fase di lavoro: c’è un gruppo ristretto della Commissione Didattica che ha – come già ha detto il preside Famoso [riferendosi all’intervista del 2 gennaio rilasciata a Step1] – lavorato per formulare delle proposte che riguardano sia le triennali sia le specialistiche, sia di Catania che di Ragusa; queste proposte hanno avuto un primo passaggio alla Commissione Didattica. Nella Commissione una serie di punti sono stati ben accolti, su alcuni altri punti si è chiesto un approfondimento; dopodichè queste proposte sono state discusse all’interno delle diverse Aree Didattiche (Anglistica, Francesistica, Germanistica…); questa consultazione delle aree si chiuderà tra oggi e domani [ossia tra venerdì 13 e sabato 14, Ndr].

Non entrerò nel merito delle proposte per motivi di correttezza. Vorrei però dire tre cose a titolo personale. La prima è che, scorrendo gli interventi che ci sono nel forum, leggo tra le righe un atteggiamento del tipo “ma se ne sono accorti oppure no?”. Devo dire che, guardando sia alla fase in cui ero preside sia a quella attuale, questo atteggiamento mi pare un po’ superficiale. E’ da due anni che la facoltà stava e sta lavorando a rivedere gli ordinamenti didattici. Perché non siamo arrivati a un risultato concreto? Perché, come sapete, le nuove tabelle ministeriali non sono state approvate. La Facoltà aveva fatto una scelta: non modifichiamo quasi ogni anno i piani di studio per poi modificarli nuovamente. Sulla base di indicazioni ministeriali che poi non sono state rispettate – parlo di due anni fa e dell’anno scorso – c’era l’attesa che queste nuove tabelle venissero approvate in tempi veloci. Di conseguenza la facoltà ha detto: è inutile che cambiamo perché ciò creerebbe confusione; affastelleremmo una moltitudine di piani di studio diversi, creeremmo problemi, e così via. Perciò, finora, avevamo preferito tenerci alcuni dei limiti che avevamo ben individuati, anche sulla base degli incontri con gli studenti e delle riunioni della commissione didattica paritetica. Nessuno di noi aveva gli occhi foderati di prosciutto rispetto a problemi come: 1)numero eccessivo di esami, 2) difficoltà nel superamento degli scritti, 3) il fatto che in alcuni corsi di laurea – mi riferisco a Mediazione e a Comunicazione Internazionale – la specificità non era garantita tanto quanto avrebbe dovuto. Questi problemi li avevamo individuati da tempo.

Secondo punto: mi pare che il mondo studentesco, perlomeno a Catania, ogni tanto sbagli bersaglio. Non c’è dubbio che le Facoltà – tutte! – hanno commesso degli errori nell’applicazione della riforma universitaria del 3+2. Errori dovuti non a volontà perverse; ma al fatto di doversi misurare con una riforma nuova, all’inesperienza, alla necessità di muoversi su un terreno inedito e con insufficienti indicazioni legislative. Teniamo conto che, quando sono state approvate le classi delle lauree triennali, mancavano ancora quelle delle lauree specialistiche. Motivo per cui tutte le facoltà non hanno ragionato sui cinque anni, ma hanno ragionato sui tre. Da qui l’affanno a inserire tutte le materie nei tre anni, mentre – ragionando sui cinque anni – si poteva effettuare una dislocazione diversa dell’offerta formativa. Questi limiti non derivano dalle singole facoltà.

Con ciò non voglio negare gli errori che le facoltà, compresa Lingue, hanno fatto per inesperienza. Però il mondo studentesco a Catania, a mio modesto avviso, non si è mobilitato nel modo dovuto contro la riforma del 3+2, che ha dimostrato tutto il suo fallimento. Molti di noi siamo stati contro il 3+2. Ammesso e non concesso che la riforma fosse giusta, certamente essa è stata attuata in modo caotico; la sua applicazione, che richiedeva una fase di elaborazione molto più serena come è avvenuto in altri Paesi europei, è stata assurdamente affrettata e complicata dalle indicazioni contraddittorie del Ministero.

Anche perché pochissimi docenti erano pronti a recepire, dal punto di vista culturale, la trasformazione dell’offerta formativa anche nel modo di tenere i corsi. E anche questo è normale: solitamente si tratta di docenti formatisi in un’università di tipo diverso. Quindi il mondo studentesco, a Catania in particolare, ha del tutto sottovalutato la critica ai contenuti di questa riforma e ai modi e ai tempi in cui è stata applicata. È facile prendersela unicamente con le facoltà, ma è sbagliato; fermi restando gli errori fatti da quest’ultime. Il mondo studentesco catanese, per esempio, non si è mobilitato contro i ritardi dell’approvazione delle nuove tabelle.

Terzo: il mondo studentesco catanese non si è mobilitato nel modo dovuto contro la diminuzione dei finanziamenti all’università pubblica. Il mondo studentesco catanese non si è mobilitato sufficientemente contro la gestione che l’Ateneo ha fatto della riforma degli ordinamenti didattici, perché è mancato qualunque coordinamento, qualunque tentativo di razionalizzare l’offerta formativa. Tutte queste sono cose che contano, e molto.

D’accordo, ma adesso vorremmo tornare alla Facoltà di Lingue. In che direzione vi state muovendo?
Il lavoro che stiamo svolgendo si muove su tre direttrici generali. La prima è cominciare a ragionare sui cinque anni, perché la modifica che apporteremo sarà una modifica che poi andrà misurata sulle nuove tabelle. Il secondo elemento – e ciò sempre ragionando sui cinque anni – è individuare, all’interno dei singoli corsi di laurea, le materie base di formazione linguistica e culturale, dotandole di un numero di crediti abbastanza consistente, con un unico esame modulare. Ciò al fine di permettere che, soprattutto in alcuni corsi di laurea, si crei maggiore spazio per discipline di tipo più specifico. Parlo di Mediazione Linguistica a Ragusa e di Comunicazione Internazionale a Catania. Terzo: è giusto che vi siano anche degli indirizzi all’interno dei piani di studio, l’indicazione di percorsi.

Nel senso che, individuato l’asse centrale formativo di un determinato corso di laurea, ci possa essere, ad esempio a Comunicazione, uno studente che ritiene che lo studio della letteratura sia importante per la comunicazione, e quindi deve poter avere un percorso del genere; ci può essere uno studente che ritiene che la letteratura non c’entra niente e che la limita a poco. Insomma, stiamo effettuando il tentativo di aprire un ventaglio serio, salvaguardando però una caratteristica di base della nostra facoltà di Lingue; perché la nostra Facoltà, da quando è nata, ha sempre detto che intende ancorare lo studio delle lingue straniere a una base culturale seria che porti a capire il mondo.

Lo slogan “Facoltà di capire il mondo” non è retorica. Siccome sono stato anche Presidente della Conferenza dei Presidi di Lingue e ho girato parecchio, vi posso assicurare che certe mode poi sono effimere, quello che conta è ciò che resta in termini di solidità della propria formazione culturale.

La Facoltà, contestualmente all’adeguamento dei piani di studio, sta anche lavorando a una revisione della modalità di accesso all’ orale dell’esame di lingua, e quindi alla struttura dello scritto. Spero che ci siano dei risultati a riguardo. Inoltre intendiamo organizzare dei “corsi di recupero” sullo scritto per chi è ripetente o fuori corso. Corsi compatti con obbligo di frequenza, (ovviamente prevedendo una percentuale minima di assenze), alla fine dei quali vi sia il superamento della prova scritta. E’ quella che io, scherzosamente, un anno fa chiamavo “Operazione Dieta: una delle cause principali dei ritardi nello studio sono gli scritti, più che il numero degli esami, che pure va ridotto.

Spero che dalla nostra revisione emerga una riduzione, sebbene non drastica, del numero di esami. Stiamo rivedendo i piani con le vecchie tabelle, che sono infernali perché spesso all’interno di una sezione – “di base”, o delle materie “caratterizzanti” e “affini” – ci sono tre ambiti disciplinari che vanno copiati tutt’e tre per legge. Quindi ci costringono a inserire materie, che magari metteremo a scelta, e ciò incide sul numero degli esami e anche su alcune discipline che dobbiamo inserire per forza. Perciò ho paragonato le vecchie tabelle ai giochi della Settimana Enigmistica: uno sistema una cosa e ne sfascia un’altra, è un sentiero strettissimo.

Queste sono, nelle grandi linee, le considerazioni di contesto che dovete conoscere e questi sono i criteri ispiratori su cui si sta lavorando: ragionare sui cinque anni per rendere più efficienti anche le lauree specialistiche, salvaguardare la specificità dei singoli corsi di laurea e garantire una maggiore flessibilità dei percorsi, mantenere ben fermo l’orientamento culturale della nostra Facoltà. Spero che gli esiti vadano in questa direzione, lo speriamo tutti. Non tutto dipende da noi, è bene che gli studenti lo capiscano e che individuino anche le giuste controparti: il Governo, il Ministero, la gestione dell’Ateneo; e anche la Facoltà, quando non tiene conto di certe esigenze e commette degli errori. La controparte non è la Facoltà scissa da tutto quello che avviene in Italia. Voi, giustamente, vi lamentate del numero di esami che c’è da noi, ma vi posso assicurare che ci sono facoltà di Lingue che hanno fino a 30, 35, 38 esami.

Quello che i ragazzi, sia della triennale sia della specialistica, vorrebbero sapere è se anche chi è già in corso potrà usufruire dell’introduzione dei nuovi piani di studio.
Assumendo che questi nuovi piani vengano approvati, chi si è già iscritto potrà rimanere nei vecchi piani di studio o, con gli opportuni accorgimenti, potrà transitare a quelli nuovi. Sarà data, come sempre avviene nei cambiamenti dell’offerta didattica, la possibilità che chi aveva un piano possa modificarlo passando al nuovo piano.

Che cambiamenti specifici sono previsti per la sede di Ragusa?
Per Ragusa sappiamo molto bene che l’esigenza principale è che Mediazione Linguistica abbia una propria laurea specialistica. Se ciò non è ancora avvenuto il motivo è molto semplice: si tratta di un problema di budget. Il Consorzio è moroso; il che non vuol dire alla veneta “innamorato”, vuol dire che ritarda già nel dare quello che deve dare per convenzione e non ha capito che una Facoltà ha bisogno di espandersi e di svilupparsi gradualmente, nessuno chiede la luna. Quindi è bene sapere che siamo stati costretti ad attivare le nuove lauree specialistiche a costo zero per il Consorzio, il che è sbagliato. Il problema di Ragusa si collega a quello di una iniqua programmazione dei posti di docente all’interno dell’ateneo. Una programmazione rispetto alla quale ho votato contro in Senato accademico, perché alle facoltà che hanno uno squilibrio maggiore nel rapporto studenti-docenti – ovvero Lingue, Scienze della Formazione, Economia e Giurisprudenza – andavano attribuite più risorse rispetto alle facoltà che hanno sovrabbondanza di docenti di ruolo. In conclusione: per il prossimo anno sicuramente non riusciremo ad attivare una specialistica che tenga conto di Mediazione; dal 2007/2008 ritengo che, con degli accorgimenti, si possa tentare.


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