Benedetto XVI: un primo bilancio ad un anno dall’elezione (II parte)

2° PARTE

 

L’Estate 2005 è culminata con la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia definita dal cardinale Meisner “la GMG con due papi”, istituita da Giovanni Paolo II e celebrata da Benedetto XVI. Seppur ancorata alle precedenti, alcuni aspetti hanno mostrato il nuovo indirizzo di Ratzinger. Secondo Tornielli “gli elementi di continuità sono rappresentati dalla continuità dottrinale, per il semplice fatto che Ratzinger è stato per 23 anni Prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede di Giovanni Paolo II e per il rapporto consolidato tra i due”. Per Tosatti invece tra gli elementi di continuità tra i due papi è possibile includere “l’estrema sincerità nel rapporto, nel non nascondere la difficoltà di essere e dirsi cristiani nel mondo attuale. Ma anche  l’attrazione, l’affetto, l’importanza che entrambi hanno mostrato di avere verso i giovani”. Entrambi i vaticanisti concordano con l’elemento di diversità, di chiara impronta ratzingeriana, rappresentato secondo Tornielli “dal minor protagonismo papale perseguendo il tentativo di far splendere la luce di Cristo e non la propria. E’ esplicativa la decisione di svolgere dopo la Celebrazione Eucaristica l’adorazione del Santissimo Sacramento”. “La principale differenza – conferma Tosatti – è  rappresentata dall’accento, voluto da Benedetto XVI, più sulla meditazione, sulla riflessione, sulla sobrietà dell’incontro, l’adorazione del Santissimo per esempio”.

 

Particolare attenzione alla liturgia, dunque, da parte di Joseph Ratzinger, soprattutto nelle celebrazioni da lui presiedute. Tutto ciò è possibile però inserirlo in una più ampia riforma che potrebbe riguardare appunto la liturgia, come testimoniato dall’apertura concessa ai lefevbriani, scomunicati da Giovanni Paolo II, da sempre ostili all’abolizione della messa in rito tridentino sancita dal Concilio Vaticano II, oppure dal severo richiamo alle comunità neocatecumenali, affinché celebrino le liturgie come sancito dal canone. A tutto questo si aggiunge il grande rammarico di Benedetto XVI riguardo la posizione del sacerdote durante la messa, decisa dal Concilio Vaticano II: non più in testa al popolo di Cristo, ma in cerchio con i fedeli. Vi saranno cambi immediati nella liturgia?

“Non lo so – afferma Tornielli – certamente Ratzinger  ha da sempre mostrato particolare attenzione nei confronti della liturgia. Le sue celebrazioni sono sempre sobrie, molto attente appunto alla liturgia. Ci saranno certamente atti concreti, testimoniati ad esempio dal dialogo con i tradizionalisti che vogliono l’estensione dell’indulto per la celebrazione della messa secondo il rito di San Pio V. Una cosa certa è che una riforma se mai ci dovesse essere partirà dal basso e qualche indicazione l’avremo una volta pubblicate le conclusioni del Sinodo”.

 

Certamente il fatto che, se ci dovesse essere una riforma questa partirà dal basso, rilancia la questione, ampiamente proposta e dibattuta negli ambienti cattolici negli ultimi anni, riguardo collegialità nelle decisioni e, quindi, del ruolo del Papa. Una qualche indicazione sull’ approccio che a tal proposito intende seguire Benedetto XVI, è possibile trarla dalla celebrazione del primo Concistoro con la creazione di 15 nuovi cardinali, il 24 Marzo scorso. Innanzitutto il Papa ha definito il Collegio Cardinalizio, “eminente Senato del successore di Pietro”, ma soprattutto ha voluto seguire lo stesso metodo adottato da Decano del Collegio Cardinalizio durante le Congregazioni generali prima del conclave: ha proposto alcune questioni da lui ritenute fondamentali (questione dei lefebvriani, la possibile revisione dell’età della pensione per i vescovi, il dialogo con l’Islam e la riforma della Curia), dopodichè ha ascoltato attentamente le istanze proposte dai cardinali. Piccoli elementi che chiariscono l’indirizzo rivolto al continuo dialogo e all’ascolto delle esigenze delle varie anime presenti nella Chiesa Cattolica.

“Mi sembra che il suo stile sia improntato sulla continua ricerca di collegialità – sostiene Tosatti, vaticanista de “La Stampa” – mi sembra che desideri molto ascoltare; l’abbiamo visto al Sinodo dei vescovi, e nel recente Concistoro. Io credo però che in ultima analisi il Pontefice vorrà prendere le decisioni da solo; anche se, come è suo costume, dopo aver sentito, ascoltato, soppesato”.

 

Infine, non è possibile dimenticare che giorno 13 Maggio, a nemmeno un mese dalla sua elezione, seppur la notizia fosse nell’aria, Benedetto XVI comunicò di aver concesso la dispensa dal tempo prescritto di cinque anni, dando immediatamente inizio alla causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II. Ad un anno ormai dall’avvio dell’iter di beatificazione, il miracolo sembra essere stato individuato, tuttavia sembra difficile ipotizzare quando possa essere celebrato l’evento: “gli esperti, a cominciare dal Postulatore – sostiene Marco Tosatti – dicono che è materialmente impossibile fare previsioni. Ed è naturale: oltre ai numerosi testimoni, ci sono gli scritti da esaminare, e prima ancora, da accogliere, anche quelli inediti. Per i papi i tempi di beatificazione sono necessariamente più lunghi per l’enorme mole di materiale da esaminare”.

 

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La Giornata Mondiale della Gioventù dei “due Papi”


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