La storia raccontata da un ‘servo del lettore’: la vita di Enzo Biagi

“Era Ieri”

Enzo Biagi

Rizzoli

2006 

 

“E’ meglio essere cacciati per aver detto qualche verità, che restare al prezzo di certi patteggiamenti”. Con queste parole Enzo Biagi concludeva il 31 maggio 2002 il suo programma “Il Fatto”, in seguito alle dichiarazioni dell’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi, il quale denunciò “l’uso criminoso della tv pubblica da parte di Biagi, Luttazzi e Santoro”, consigliandone l’allontanamento dalla RAI. E’ da questa vicenda che Biagi trae spunto per scrivere il suo ultimo libro, “Era Ieri”, scritto con la collaborazione dell’allora regista de ”Il fatto”, Loris Mazzetti.

Per la prima volta il popolare giornalista decide di raccontarci tutto quello che accadde intorno a lui e dentro di lui in quei giorni che precedettero l’abbandono della RAI, azienda a cui era affezionatissimo e con cui collaborava sin dal 1961. Da questo avvenimento scaturiscono i ricordi di una vita, fatta di incontri illustri, amicizie famose, grandi successi e cocenti delusioni, senza mai sottomettersi a pressioni politiche che purtroppo, tante volte, condizionano il lavoro di chi dovrebbe farci sapere soltanto la verità.

 

Biagi decide di non riordinare le sue vicende, presentandocele in ordine sparso durante i 18 capitoli che compongono il libro, perché “le memorie che riaffiorano interrompendo il racconto stanno in fondo a significare quanto contino per me: senz’altro più di Berlusconi e dei suoi diktat.”

Le memorie passano dall’editto bulgaro a Benigni e al regista De Santis, dall’amicizia con Federico Fellini e Marcello Mastroianni alla scomparsa della sua compagna di una vita, sua moglie Lucia.

A partire dal nono capitolo, Biagi inizia a raccontare le principali tappe della sua vita; la sua adesione al movimento partigiano Giustizia e Libertà, l’attività come giornalista al quotidiano Il Resto del Carlino, il trasferimento a Milano come capo redattore di Epoca, l’arrivo in Rai come vicedirettore centrale e direttore dei servizi giornalistici Tv con i conseguenti primi screzi con una cultura prevalente che lo accusava di scandalizzare le famiglie perbene «aprendo» la Tv di stato ai comunisti.

Biagi non racconta solo la sua storia personale, ma ci permette di approfondire anche la nostra storia nazionale.

 

La seconda guerra mondiale, gli anni del boom e l’egemonia della DC, la loggia P2, l’attentato a Giovanni Paolo II, Tangentopoli fino al governo Berlusconi vengono narrati attraverso interviste e colloqui con esponenti di spicco della politica e della cultura italiana, tra i quali Nenni, Moro, Pasolini, Pertini e Di Pietro, solo per citarne alcuni.

Nel libro c’è anche spazio per le vicende internazionali: un capitolo è dedicato ad un’inchiesta sul terzo Reich che Biagi aveva condotto negli anni ’70 per conto del Corriere Della Sera, e un appassionante cronaca della guerra del Kosovo e dell’attentato alle torri gemelle.

 

Un libro dedicato a tutti coloro che iniziano, o hanno già iniziato, ad interessarsi di giornalismo. L’esempio di Biagi deve essere un modello per una professione che sempre più decide di premiare chi ha meriti che poco hanno a che fare con il loro lavoro. Compromettersi, non nelle idee, ma attraverso una disponibilità totale al discorso sincero. E seguendo la massima del suo collega ed amico (seppure di idee diverse) Indro Montanelli : “Io ho un solo padrone: il lettore”.


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