Premio Maria Grazia Cutuli

Alla “Casa del Vendemmiatore” di Santa Venerina dalle 18:15 alle 21:30 nessuno si è mosso dalle sedie o spostato dalle pareti affollate che circondavano la sala, perché l’intento era rendere omaggio ad una giornalista di frontiera come Maria Grazia ed applaudire due donne, altrettanto caparbie e brillanti, come Giovanna Botteri per la stampa nazionale ed Elif Shafak per quella estera. Due donne in grado di conoscere e di raccontare le differenze culturali e religiose senza celarsi dietro i pregiudizi e false convinzioni. Non solo per loro due il premio, ma anche per i giornalisti siciliani emergenti Carmelo Lopapa e Giuseppe La Venia, e ancora per i neolaureati in materie giornalistiche Vincenzo Lorenzo Patrucco e Marco Catalano, le cui tesi sono state valutate dalla giuria di esperti, con lodi per un lavoro espositivo e ricerca metodologica di alto spessore. Oltre le tesi vincitrici parecchie quelle menzionate su un totale di 95, tutte esposte in un salone attiguo, a testimoniare la regolarità del concorso.

La serata è stata organizzata dal comune di Santa Venerina e dalla Provincia di Catania in collaborazione con il Corriere della Sera e le Università siciliane (Catania, Palermo, Messina ed Enna). Tra le tesi in concorso anche quelle di laureati nelle università di Roma, Parma, Napoli etc.

I presentatori Gabriella Simoni (inviata Mediaset) e Antonio Ferrari (inviato Corriere della Sera) con destrezza e un pizzico di informalità hanno saputo portare avanti una serata interessante ed anche commovente nel ricordare, col supporto di immagini, il lavoro dei giornalisti morti in Afghanistan (altri tre insieme con Maria Grazia).

Le esecuzioni musicali del soprano Rossana Leonti e della pianista Vera Pulvirenti e la lettura recitata di articoli giornalistici di Maria Grazia hanno arricchito artisticamente questa seconda edizione del “Premio internazionale di giornalismo Maria Grazia Cutuli”.

Voglio bene a tutti coloro non hanno dimenticato mia figlia – con questa frase interviene la madre della giornalista morta cinque anni fa – e sono felice  che il comune abbia istituito questo premio al fine di onorarne, con manifestazione annuale, la memoria. Tutti voi presenti in questa sala siete per me come dei figli e degli amici cari“.

Ad unanimità la scrittrice di rottura, columnist di varie testate estere e apprezzata accademica turca, Elif Shafak (l’ultimo suo romanzo “Il bastardo di Istanbul”, che le è costato un processo per aver osato scrivere del genocidio degli Armeni, uscirà in Italia il prossimo febbraio), lo scrittore Vincenzo Consolo e l’inviata del Tg3 Giovanna Botteri hanno dichiarato a gran voce che questo lavoro “lo fanno per dare voce a chi non ha voce”. Non si deve pensare ai premi o agli onori, quelli casomai arrivano dopo, e non sempre.

In conclusione, allora, il mestiere del giornalismo vero, “quello con la G”, sia per i veterani sia per gli emergenti è un lavoro per dare voce a chi non ne ha. Il giornalista deve poter e saper fare domande scomode. Omettendo o dimenticando questo assunto fondamentale non si potrà mai essere dei veri e bravi giornalisti.


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