Il fumetto oggi: intervista a Giovanni Marchese

Hugo Pratt considerava letteratura disegnata un medium di cui è stato maestro riconosciuto . Al “cartoonist” è dedicato il volume edito da “Tunué” per la collana Lapilli e opera di Giovanni Marchese. Abbiamo incontrato l’autore per fargli alcune domande.

 

“Leggere Hugo Pratt” è il tuo primo libro?

Sì, anche se mi ero già occupato di fumetti, scrivendo un saggio breve sul loro linguaggio sul locale bollettino di ateneo e collaborando alle e-fanzines “LoSpazioBianco.it” e “Komix.it”.

 

Di fumetti si è parlato e si continua a parlare molto. Mi viene in mente,in particolare, l’esempio di Eco con “Apocalittici e integrati”…

Già, ma se Umberto Eco analizza le cose dal punto di vista semiotico, a me interessa soprattutto l’aspetto storico-critico.

 

E’ inevitabile chiederti perché Hugo Pratt.

E’ il primo disegnatore, insieme a Guido Buzzelli, che abbia raccontato qualcosa sul mondo. Se in Pratt è presente una cifra più decisamente avventurosa , d entrambi si deve il merito di aver anticipato con il “romanzo a fumetti” una soluzione espressiva che negli Stati Uniti sarebbe stata proposta diversi anni dopo con le “graphic novels”.

 

In effetti, Pratt è stato anche un romanziere. In quale veste credi si sentisse più a suo agio? 

Era a suo agio nella narrazione in genere, ma il suo mestiere era senza dubbio il fumetto.

 

Rispetto al cinema, il fumetto è abbastanza estraneo al mondo accademico…

Non lo considero un male. Se le cose stessero diversamente, avrebbe probabilmente perso parte della sua naturale verve .Se il cinema è andato incontro ad una crisi creativa, la cultura accademica forse ne è, in parte, responsabile.

 

Che dire riguardo al suo attuale stato di salute? Credi che Bonelli, in Italia, abbia avuto un ruolo negativo?

E’ necessario un rapporto virtuoso tra editoria e canali di distribuzione. Sergio Bonelli?Avercene. Tuttavia è legato alle edicole, ignorando, di fatto, le fumetterie, tremila in Italia. Ad ogni modo, legge tutto quello che pubblica. Senza contare che,in linea di massima, uno sceneggiatore non è in grado di auto-prodursi. Il settore è comunque piuttosto vivace. Penso a “Black Velvet”, “BeccoGiallo“, “Kappa Edizioni”…

 

A proposito di Sergio Bonelli Editore, a quale genere di pubblico si rivolge?

Se, per esempio, “Tex” risponde all’esigenza di una facile fruizione, tipica dell’odierno serial televisivo, Tiziano Sclavi, con “Dylan Dog” , ha aperto una strada, scrivendo spesso soggetti legati alla realtà odierna con un linguaggio nuovo, per il fumetto popolare.

        

Mario Monicelli ha definito il cinema “arte minore”… e il fumetto? Ha più dell’arte o dell’artigianato?

Il fumetto d’autore vede uno sviluppo del segno in senso artistico, ma va comunque considerato artigianato aristocratico.

 

Cosa ti aspetti da una buona storia a fumetti?

Che non mi annoi. E che mi dica qualcosa sul mondo che non sapevo.

 

Come definiresti lo stile grafico di autori come Hugo Pratt?

Pratt era un autore tutto sommato tradizionale. Ispiratosi ad autori come Milton Caniff, approdò, negli ultimi anni, contrariamente a quanto viene spesso detto, ad una sintesi espressionista.

 

Quali altri nomi di rilievo ti senti di fare?

Alberto Breccia (ha peraltro, in comune con Pratt, la collaborazione con lo sceneggiatore argentino Oesterheld, NdR), Andrea Pazienza, Vittorio Giardino…autori che hanno ripreso una tradizione per poi superarla.

 

Dove verrà distribuito il tuo libro?

Sarà in vendita nelle librerie e, da Roma in su, anche nelle fumetterie.


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