Casinò Royale, anche gli 007 devono pur incominciare

Come spesso succede nel mondo del cinema, i prequel spesso vengono dopo i sequel (come insegna George Lucas con la saga di Star Wars). Casinò Royale rappresenta l’inizio della lunga carriera di James Bond, di come riesce ad ottenere la promozione a doppio zero. Dopo l’indimenticabile Sean Connery, Roger Moore, e gli attori meno apprezzati come George Lazenby, Timothy Dalton e Pierce Brosnan, adesso tocca all’inglese Daniel Craig. Con la sua faccia da schiaffi e i suoi occhi di ghiaccio, Craig è riuscito a mettere d’accordo sia il pubblico maschile che quello femminile.
 
James Bond agli inizi della sua carriera non era quel che si può definire un agente segreto perfetto: non fa che sbagliare, si lascia coinvolgere emotivamente dalle donne con cui va a letto, pecca di arroganza e ancora ha un modo di agire sfrontato e orgoglioso che gli procurerà non pochi guai. Alle dipendenze della cinica e pungente M (Judi Dench), Bond userà modi poco eleganti (i quali lo contraddistingueranno più avanti). Le sue azioni di spionaggio lo metteranno sulle tracce di Le Chiffre (Mads Mikkelsen), uno spregiudicato banchiere che amministra ed investe i soldi delle organizzazioni terroristiche.
 
Il film di Martin Campbell è azione pura e non lascia spazio al relax con inseguimenti mozzafiato in auto e a piedi che porteranno l’agente 007 in giro per il mondo, da Nambutu, passando dalle Bahamas fino in Montenegro. Non potevano mancare le famose e bellissime bond-girl: l’unico amore di Bond, Vesper Lind, è interpretata da Eva Green (apprezzata nel film di Bertolucci “The dreamers”), mentre Solange – moglie del cattivo Dimitrios – è interpretata dall’italiana Caterina Murino, la quale sarà uccisa dall’organizzazione di Le Chiffre. A far parte del cast internazionale c’è anche Giancarlo Giannini che interpreta Mathis, il cui ruolo non si svincola da una costante ambiguità, e Claudio Santamaria nella parte di un killer folle e muto che darà del filo da torcere a Bond.
 
007 – Casinò Royale è anche una messa in mostra di luoghi meravigliosi, alberghi extra-lusso e automobili fantastiche. A farla da padrone nel primo James Bond (in ordine di tempo narrativo) è un’Aston Martin che verrà completamente distrutta.
 
Daniel Craig convince nella sua interpretazione: lo stile ricorda quello di Sean Connery e le sue espressioni fanno venire in mente Steve McQueen. La frase che ha reso celebre il personaggio di Flaming – “Il mio nome è Bond. James Bond” – la si potrà sentir pronunciare soltanto alla fine della pellicola, perché quello interpretato da Craig non è ancora l’agente 007 reso famoso da sir Connery e Roger Moore.
Martin Campbell riesce con la sua regia a tenere lo spettatore incollato allo schermo anche durante la lunga partita di poker che vede contrapposti Bond e Le Chiffre. La partita è spezzata da altre scene e combattimenti per poi tornare sul tavolo verde e sapere se l’agente 007 sarà in grado di vincere.
 
A concludere in grande stile, o forse sarebbe più appropriato usare il verbo iniziare, è la canzone di Chris Cornell “You know my name”, un rock potente con la base del brano eseguito da un’orchestra che è diventato il leit motiv dell’intero film.


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