Un Catania fortunatamente irriconoscibile Il valzer degli spiriti nella vittoria con l’Entella

Ma era davvero il Catania, il nostro malconcio Catania, la squadra che ieri sera al Massimino ne ha fatti cinque, e dico cinque, alla sia pur modesta Virtus Entella? Io, a dire il vero, non l’ho proprio riconosciuto. Per esempio: quel difensore con il numero diciotto, che giocava sulla fascia sinistra, era davvero Monzon? Così lucido nello spingere in attacco, così puntuale nel rientrare in difesa: poteva essere lui? Non sarà invece che, nel suo corpo, è entrato ieri sera lo spirito di Giovanni Marchese, protagonista difensivo dei migliori campionati rossazzurri in serie A? Non è che, in questa squadra che abbiamo per la prima volta visto vincere e convincere, può esser trasmigrata l’anima lieta e spavalda di un Catania di qualche anno fa, di un Catania di cui ormai ci eravamo dimenticati?

Certo, questa metamorfosi ci disorienta un po’. E bisogna anche prendere atto che lo spirito di Andujar si è certamente impadronito di Frison. Altrimenti non si spiegherebbe perché il nostro portiere, su un calcio d’angolo innocuo e facile da controllare, ha rinunciato all’uscita regalando agli avversari un gol del tutto evitabile. Fortuna che qualche minuto dopo lo spirito di Frison ha pareggiato i conti, impossessandosi a sua volta del portiere avversario, Pellizzoli, costringendolo a sbagliare l’uscita su un calcio d’angolo e spalancando la porta per il gol di testa di Sauro.

Ma vogliamo parlare di Rinaudo? Non so dire se in lui, ieri sera, fosse entrato lo spirito di Mascara o quello di Orazio Russo. Il centrocampista non si è limitato a prendere in mano la squadra come è solito fare, con sacrificio, tempismo e visione di gioco, che compensano una tecnica non sempre sopraffina. A tutto questo, l’ottimo Fabian ha aggiunto due gol da lontano, uno più bello dell’altro. Il primo segnato con una botta violenta e rabbiosa su cui il portiere non ha potuto far nulla. Il secondo con una conclusione rapida e decisa, finita in rete dopo esser rimbalzata su Martinho, e dunque ufficialmente, ma solo per la forma, assegnata a quest’ultimo. Due gol nel giro di mezz’ora per un giocatore che, con la maglia del Catania, fino a ieri non aveva mai segnato.

Messi nel conto anche il gol di Escalante, che ha sbloccato il risultato, e quello di Marcelinho che lo ha chiuso, rimane da capire se questa festosa metempsicosi rossazzurra sia destinata a restare la favola di una sera, o possa essere l’inizio di un nuovo campionato. Certo, è bene esser prudenti e misurare l’entusiasmo. Non vorrei per esempio che lo spirito di Leto – che anche ieri Sannino ha saggiamente mandato in tribuna – riuscisse in futuro a impadronirsi di Rosina o Calaiò, con le conseguenze che si potrebbero immaginare.

Ma forse, a pensarci bene, questo pericolo non dovrebbe esserci. Credo infatti che l’ineffabile pupillo di Cosentino si sia accontentato di infiltrarsi nel corpo del presidente Pulvirenti. La prova? Il fatto che quest’ultimo ieri si sia fatto espellere dall’arbitro. Non tanto per aver detto qualche parola di troppo a seguito di una sua decisione. Quanto – così almeno mi è parso dalla tribuna – per aver preso a calci una borraccia nei pressi della panchina rossazzurra.


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