L'operazione Caronte riprende da dove aveva lasciato il corposo incartamento di Iblis e continua a indagare la zona grigia tra mafia, politica e imprenditoria. Soprattutto il settore dei trasporti e delle aziende che gestivano le macellerie dei supermercati Eurospin e Fortè
Mafia, 23 arresti nel settore trasporti e alimentari Tra i nomi spicca quello di Vincenzo Ercolano
Ancora un’indagine sulla zona grigia tra mafia, politica e imprenditoria. Soprattutto nel settore dei trasporti e della grande distribuzione. L’operazione Caronte che all’alba ha portato a 23 arresti riprende da dove aveva lasciato Iblis. Gli indagati sono sospettati di una varietà di reati: associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza nel mercato dei trasporti, intestazione fittizia di beni ed altri delitti, tutti aggravati dalle finalità mafiose.
Tra i nomi spicca quello di Vincenzo Ercolano, figlio di Giuseppe Ercolano – deceduto a luglio 2012 – e cugino di Vincenzo Santapaola, i due capi dell’associazione mafiosa etnea secondo l’ultima sentenza del processo Iblis. Figura di spicco del settore dei trasporti, il suo nome è stato spesso al centro delle cronache per la fortunata società Geotrans, con un fatturato di oltre cinque milioni di euro, 120 mezzi e trenta dipendenti. L’azienda è stata sequestrata a marzo di quest’anno perché ritenuta riconducibile al padre. Ercolano «si è avvalso della collaborazione di altri indagati tra cui, in particolare, Francesco Caruso e Giuseppe Scuto», due imprenditori-affiliati per la procura di Catania. Nel settore, secondo i magistrati, si sarebbe instaurate delle vere e proprie alleanze a livello regionale che hanno visto i catanesi relazionarsi con i Pastoia di Belmonte Mezzagno, nel Palermitano, e con gli imprenditori vicini alla cosca agrigentina.
Nel campo del commercio della carne per la grande distribuzione, invece, gli investigatori ipotizzano un ruolo di Vincenzo Aiello, capo provinciale di Cosa nostra etnea, insieme ad alcuni suoi stretti collaboratori, intestatari fittizi di società. Il tutto con la complicità dell’imprenditore calabrese Giovanni Malavenda le cui aziende gestivano le macellerie in numerosi supermercati del gruppo Eurospin Sicilia. Vincenzo Aiello – insieme al fratello Alfio – avrebbe partecipato anche ai guadagni del redditizio settore dei trasporti, in cui primeggiava Ercolano, «che per implementare i propri affari ha utilizzato la forza di intimidazione derivante dalla sua appartenenza anagrafica ad una delle famiglie che da decenni costituiscono la famiglia catanese di Cosa Nostra ed i poteri e le facoltà connaturate alla sua effettiva appartenenza a quest’ultima famiglia», spiegano i magistrati.
Sullo sfondo, i rapporti con i politici. Tra cui Giovanni Cristaudo e l’ex governatore regionale Raffaele Lombardo. Un interesse tanto vivo da portare alla fondazione nel 2008 del Partito Nazionale degli Autotrasportatori. Che, in occasione delle elezioni europee del 2009, avrebbero garantito il loro appoggio proprio a Lombardo.
Nell’indagine è stato disposto anche il sequestro di 31 imprese e i relativi beni, sette immobili e quattro autoveicoli, a Catania, Palermo, Messina, Napoli, Mantova e Torino.Tra le aziende coinvolte c’è la Servizi Autostrade del Mare – intestata a Caruso ma, secondo gli inquirenti, in realtà di proprietà di Ercolano e degli Aiello – che tra il 2005 e il 2006 avrebbe stipulato un contratto di noleggio di tre navi per collegare la Sicilia alla Calabria con la società Amadeus spa riconducibile a Matacena. Per quanto riguarda la distribuzione alimentare, invece, risultano coinvolte le aziende di Carmelo Motta che gestivano le macellerie nei supermercati Fortè e le società di Malavenda per i punti vendita Eurospin.