Cosa nostra scende in politica col Partito dei tir Da Lombardo a Scilipoti, contatti e intermediari

Volevano rilanciare la categoria degli autotrasportatori annunciando la possibilità di creare 300mila posti di lavoro. Per raggiungere l’ambizioso obiettivo Cosa nostra nel 2008 aveva deciso di passare all’azione e scendere in politica con la creazione del Partito nazionale degli autotrasportatori. I nomi caldi finiti al centro dell’indagine Caronte dei Ros dei Carabinieri di Catania sono quelli di due imprenditori. Francesco Caruso, incensurato, ex consigliere comunale di Misterbianco, iscritto alla massoneria e Giuseppe Scuto, piccoli precedenti per droga, più volte controllato con pregiudicati e ritenuto dai collaboratori di giustizia «il prestanome di Pippo e Vincenzo Ercolano». Padre e figlio, raìs dei trasporti, quest’ultimo arrestato proprio all’alba di due giorni fa. Il 31 luglio del 2006 Caruso rimase vittima di un agguato quando, mentre a bordo della sua moto, in compagnia di Scuto, percorreva una strade dell’hinterland catanese e gli vennero esplosi contro alcuni colpi di pistola.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Catania, ha svelato i rapporti con affiliati alla mafia catanese e agrigentina e il sistema legato agli ecobonus, gli incentivi agli autotrasportatori per l’incremento dell’utilizzo delle cosiddette autostrade del mare. Un interesse da centinaia di migliaia di euro che portò i due imprenditori a cercare contatti con esponenti di primo piano della politica siciliana per favorire le pratiche amministrative. Il nome che nell’ordinanza viene messo nero su bianco più volte è quello dell’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo. All’indomani dell’operazione, l’ex governatore fa sapere di avere già raccontato la sua versione della vicenda ai magistrati. «Presumo, essendo apparsa evidente la mia estraneità a qualunque reato, risulto non indagato», commenta. Ma lo scenario di questa testimonianza è stato proprio il processo Iblis in cui Lombardo è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.

Avendo il quattro per cento qualche siciliano può parlare come parlano quelli della Lega, non sempre a ubbidire ai vari Andreotti

Nel 2009 l’ex presidente regionale è impegnato con il suo Movimento per le Autonomie nelle elezioni europee. I primi contatti tra i due imprenditori prestati alla politica e Lombardo risalirebbero al settembre 2008 quando nel ruolo d’intermediario spunta il nome dell’onorevole regionale Giovanni Cristaudo, anche lui condannato successivamente in appello per concorso esterno in associazione mafiosa. Il faccia a faccia tra Lombardo e i due rappresentanti del Pna (Partito nazionale degli autotrasportatori) diventa realtà il 2 aprile 2009, quando le celle d’aggancio dei cellulari segnano lo spostamento fino a Palermo. L’accordo politico che avrebbe garantito «un bacino di voti presumibilmente messo a disposizione del presidente della Regione Raffaele Lombardo» viene ufficializzato qualche mese dopo e annunciato con tanto di comunicato stampa. A rinsaldare l’unione, anche la pubblicità elettorale autonomista che compare sui camion degli aderenti al Pna. Pubblicità mai pagata da Lombardo che si vedrà recapitare un decreto ingiuntivo del valore di circa 171mila euro. Eppure adesso l’ex governatore commenta: «Il Caruso mi parlò del suo fantomatico partito, con “decine di migliaia di iscritti”, della cui inconsistenza, per mia consolidata esperienza, mi resi subito conto».

Ma intanto Caruso pensa a come sfruttare l’alleanza con il governatore. E’ proprio in questo frangente che i telefoni diventano bollenti. Il leader del Pna contatta i funzionari della Regione «chiedendo una speciale attenzione per liquidare il denaro che spettava dagli ecobonus agli autotrasportatori del consorzio Lo.Trans» e non solo. Il giorno successivo all’accordo con Lombardo arriva la chiamata all’allora assessore ai Trasporti Titti Bufardeci (non indagato, ndr) «ieri – spiega Caruso mentre è intercettato – abbiamo fatto una sinergia e quindi come partito noi appoggiamo … e allora Lombardo si è impegnato all’erogazione». Bufardeci rassicura in parte Caruso ma fa presente anche un ostacolo legato all’ufficio di ragioneria. Dopo questa conversazione l’imprenditore invia un sms a Lombardo rammentando il problema. La risposta non tarda ad arrivare: «Domani verifico […] se ci sono problemi. Ciao Enzo». Ma in realtà Caruso si chiama Francesco. Un apparente errore spiegato dagli investigatori con la presenza di un testo identico inviato poco prima dallo stesso Lombardo a un altro numero – presumibilmente di un tale Enzo – che avrebbe dovuto verificare la questione e attivarsi. Nei mesi seguenti il risultato viene raggiunto con la Regione che in più riprese liquida le somme di denaro al consorzio degli autotrasportatori.

Il tentativo di accreditarsi con il mondo politico tuttavia non riguarda soltanto Lombardo. Nelle carte dell’inchiesta a emergere è anche il nome di Domenico Scilipoti (non indagato, ndr) allora esponente dell’Italia dei Valori. «Ci sono andato – racconta un tramite di Caruso – dice lui è a disposizione sia per Roma sia per qua, quando lo vogliamo chiamare è a nostra piena disposizione». Contatti che, tuttavia, stando all’indagine, vengono interrotti in favore del canale che si era intanto aperto con Lombardo. A interessarsi di politica in favore del Partito degli autotrasportatori, secondo gli inquirenti, sarebbe stato infine anche Vincenzo Ercolano, «adoperandosi – scrivono – per convincere un suo conoscente a votare per Lombardo e l’Mpa». La motivazione: «Avendo il quattro per cento qualche siciliano può parlare come parlano quelli della Lega, non sempre a ubbidire ai vari Andreotti».


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