Il giornalismo online come nuova frontiera dell’informazione?

In un’affollata Aula Magna si è tenuta ieri nella facoltà di Scienze Politiche un incontro dal titolo “Più comunicazione, meno informazione?”, dove si è parlato di giornalismo online e giornalismo cartaceo, dei loro rapporti, delle loro ambiguità, di blog, di pluralità e settorialità dell’informazione. Lo spunto per le tematiche affrontate è stato la presentazione del libro Giornali.it del giornalista Andrea Bettini, incentrato sulla nascita e lo sviluppo dei siti dei principali quotidiani italiani.

 

A fare gli onori di casa è la professoressa Grazia Priulla, docente di sociologia della comunicazione che, dopo aver introdotto i partecipanti, ricorda come proprio quest’anno ricorra il decennale della fondazione di repubblica.it, sito del secondo quotidiano più letto in Italia. Ne sono stati fatti di passi avanti da quando, nel 1994, l’Unione Sarda, giornale locale, aprì il primo sito internet di un quotidiano nel nostro Paese. Ma attualmente qual è il tipo di fruizione di un giornale online? Oggi si parla spesso di infosnacking, uno spizzicare qua e là senza una struttura fissa, una sorta di copia-incolla mentale che, se da un parte permette di conoscere una vasta gamma di nozioni, dall’altra costruisce una cultura approssimativa senza solidi fondamenti.

 

Dopo la breve introduzione, prende la parola Bettini che fornisce un breve excursus storico della nascita del giornalismo online in Italia, sottolineando come ad una prima fase in cui siti erano molto spartani, quasi amatoriali, si sia passati dopo il 2004 ad un profondo restyling contenutistico e strutturale delle pagine web dei quotidiani, perché si è capito che il supporto online risulta imprescindibile per una testata che voglia mantenere un alto status quo e fornire un servizio di qualità ai propri lettori. Ciononostante, pur avendo le indubbie qualità della velocità dell’informazione e dell’interattività, il giornale online è ancora poco professionale: Bettini sottolinea come solo il 14% di questi possa contare su una redazione specializzata e quasi sempre nel centro-nord del Paese.

 

Il secondo relatore è Luca Conti, curatore, tra gli altri, di blog come Pandemia.info, ed esperto di comunicazione online. Conti adotta uno stile informale e fornisce numerosi esempi pratici di social network, l’informazione partecipativa composta di commenti sul web e valutazione (in gergo rating) delle informazioni rilevanti rintracciabili nella rete da parte degli stessi utenti: in sostanza la filosofia alla base del cosiddetto Web 2.0, di cui si fa un gran parlare in tempi recenti. Digg, Duespaghi, Topix sono solo alcuni degli esempi che Conti illustra all’auditorio come esempi delle proprie affermazioni. L’utente medio, essendo allo stesso tempo consumatore e produttore di informazione web, diventa un nuovo soggetto sociale e con la struttura del blog può vedere i propri sforzi migliorati dall’interazione con altri utenti. Tuttavia l’assoluta veridicità e coerenza di questo tipo di scritti non può in alcun modo essere assicurata.

 

Proprio questa assenza del giornalista come gatekeeper dà origine al cosiddetto citizen journalism, una forma di giornalismo dal basso, espressione del popolo di internet che sta alla base dell’intervento del giornalista e docente di comunicazione Enrico Escher. Tale forma di giornalismo, sottolinea Escher, ha numerosi vantaggi: è veloce, multimediale e soprattutto capillare, fattore che aumenta molto la diffusione dei contenuti. Dunque il citizen journalism rappresenta il futuro dell’informazione? Escher non ne è convinto, o almeno non del tutto: “La scelta migliore sarebbe un giornalismo integrato tra cartaceo e online”. Anche considerando il fatto che, ricorda il giornalista, il giornale online non influenza negativamente le vendite di un cartaceo. Tuttavia non si può nemmeno sostenere che le aiuti, considerando che gli introiti pubblicitari (il fondamento di un sito internet) non sono semplici da recuperare salvo che non si opti per un tipo di informazione specializzata.

 

Segue l’intervento del prof. Luciano Granozzi, docente di Storia sociale dei media nella Facoltà di Lingue. Granozzi propone di liberare internet “da una visione apologetica del mezzo”, considerando che la rete si presta a diversi tipi di esiti, sia positivi che negativi. Se sono indubbie le caratteristiche esposte anche dagli altri relatori, bisogna considerare che internet si presta ad essere anche uno strumento di asocialità, eliminando la diretta interazione tra esseri umani sostituendola a quella di ‘utenti’. Per questo il giornale online non può rappresentare una scelta esclusiva rispetto al cartaceo. Bisogna inoltre ricordare, continua Granozzi, come il sistema dei media “non abbia storicamente uno sviluppo lineare, ma abbia subito durante il suo sviluppo brusche accelerazioni come anche decisi rallentamenti”. E termina con una domanda che suona anche come un augurio per la situazione dell’informazione nella nostra città: può esistere qualcuno che parta dal web e riesca a scardinare situazioni di monopolio?

 

Dopo un brevissimo intermezzo della padrona di casa, prende la parola il prof. Guido Nicolosi, docente di Sociologia della comunicazione nelle facoltà di Scienze Politiche e Lingue. Adesso si parla di blog. Il docente evidenzia come il fenomeno, esistente già dal 1999, si sia consolidato solo con i cosiddetti warblog che si occupavano della tragedia dell’11 settembre. I blog rappresentano, nella parole del relatore, una sorta di sistema relazionale di database e, come tali, aiutano in maniera efficace al reperimento delle informazioni. Tuttavia, risulta inevitabile incorrere nel rischio dell’information overload, vale a dire un eccesso di informazioni che finisce per affogare l’informazione reale dietro una cortina di informazione falsa che non sempre risulta facile da penetrare ed anzi, rasenta la censura. Nicolosi conclude chiedendosi se, dato che i blog finiscono per influenzare i mass-media, non sarebbe opportuno formare le nuove generazioni fin dagli studi universitari a prendere dimestichezza con questo nuovo tipo di flusso informativo cui sono esposte.

 

Un’Aula Magna decisamente meno popolata dell’inizio fa da teatro alle battute finali del dibattito quando, dopo le prolusioni dei relatori, si passa agli interventi del pubblico, rivolti principalmente a Bettini e Conti. I due prendono appunti e si premurano di rispondere a tutti i quesiti proposti ampliando i ragionamenti prima esposti.

 

(Foto tratte da Il Blog di Alessio)


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