Proiettili a Pulvirenti, tifosi indignati dall’allusione «Domenica sosterremo comunque la squadra»

Il prologo della vicenda è la busta, con dentro una lettera di minacce e due proiettili, recapitata qualche settimana fa a Torre del Grifo con destinatario Antonino Pulvirenti. L’accaduto, subito denunciato alle autorità, è emerso pubblicamente solo nelle ultime ore. Uomo d’affari siciliano, Pulvirenti è attivo in diversi settori dell’imprenditoria regionale. Socio delle finanziarie Meridi e Finaria, è il presidente del Calcio Catania oltre ad avere interessi in hard discount, alberghi di lusso e altre attività. Nel recente passato è stato per mesi al centro della bufera per il crac della compagnia aerea low-cost Wind Jet.

Non è la prima volta che Pulvirenti è vittima di simili episodi. Nel maggio 2014 la Digos di Catania identificò in un 54enne l’autore di una lettera anonima «che conteneva minacce di gravi rappresaglie se avesse indebolito la squadra cedendo alcuni giocatori e non comprando i ‘inforzi da lui indicati». Ad ottobre scorso Pulvirenti fu ascoltato, sempre dalla Digos di Catania, a proposito di presunte minacce ricevute da alcuni ultrà. Ma in questo caso all’audizione di Pulvirenti non seguì alcuno sviluppo. Le forze dell’ordine indagano adesso sulla mano che sta dietro le ultime minacce, sulla loro effettiva concretezza e sull’ambiente a cui le stesse sono riconducibili.

La notizia, sebbene vecchia di settimane, è stata data il giorno dopo la pubblicazione sulla pagina Facebook Quando saremo tutti nella nord di un comunicato (a firma Curva Nord) contro la gestione del club (in cui è stato chiesto al presidente di vendere la società) e di numerose fotografie che raffiguravano scritte anti-Pulvirenti apparse sui muri di Catania. I gestori della pagina hanno subito voluto prendere le distanze dalla busta con minacce e pallottole destinata a Pulvirenti e ribadire la civiltà della loro «protesta chiara […] a difesa del Catania Calcio. Noi di calcio, parliamo, e del futuro della nostra squadra, queste cose non ci appartengono».

A distanza di 24 ore, una volta che la notizia ha avuto massima diffusione a mezzo stampa, un nuovo messaggio appare sulla pagina Facebook che, sin dal principio, ha promosso e coordinato le azioni legate di protesta verso la società. «Una parte della stampa – lamentano – ha subito messo in relazione le minacce al presidente Pulvirenti con la protesta dei tifosi». Ma l’indignazione più grande, la attribuiscono alla nota ufficiale del Catania che scrive: «tutti i fatti e i personaggi che, fin dall’inizio di questa stagione sportiva, hanno cercato di ostacolare e destabilizzare la società sono stati denunciati alle autorità competenti nei tempi e nei modi dovuti».

Letta la precisazione del club, gli organizzatori della protesta si dicono «profondamente indignati e sconcertati» e aggiungono: «Ad essere marchiati con il fuoco della calunnia non ci stiamo», concludendo: «Da questo momento ci disimpegniamo». Gli stessi organizzatori, che in settimana avevano promosso l’iniziativa Tutti al Massimino (finalizzata a supportare la squadra nella tribolata lotta salvezza), si sono quindi riuniti per decidere le modalità del disimpegno. Nel confronto, sull’amarezza ha prevalso la scelta di non abbandonare la squadra: «Tiferemo». Confermato dunque l’impegno a sostenere la squadra nella sfida di domenica.


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Dopo la busta con le minacce al presidente del Calcio Catania, la società afferma di «aver denunciato i fatti e i personaggi che, dall'inizio della stagione, hanno cercato di destabilizzare la società». La replica della Curva Nord: «Ad essere marchiati con il fuoco della calunnia non ci stiamo». Ma domenica il tifo organizzato ci sarà

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