Acireale, un sit-in per riaprire la villa Belvedere La ristrutturazione era costata otto milioni di euro

«Riaprite la villa Belvedere». Si intitola così il sit-in che si svolgerà questo pomeriggio ad Acireale, con l’obiettivo di riportare l’attenzione sul principale parco cittadino, da mesi inagibile per via del pericolo di cedimento di decine di alberi. La misura di sicurezza risale a inizio agosto, quando un grosso ramo si staccò da un leccio sfiorando una ragazzina che si trovava nelle vicinanze. Dalle successive analisi, emerse come fossero numerosi gli alberi malati, molti dei quali colpiti dal cerambice della quercia, un insetto che attacca la pianta, minandola dall’interno. Il responso dei tecnici, in tal senso, fu netto: per ripristinare la sicurezza nel parco bisognava provvedere all’abbattimento di 15 alberi e al monitoraggio di altri 25. Da allora, però, la situazione sembra essersi impantanata tra i gangli della burocrazia, privando così di fatto gli acesi di uno dei principali punti di ritrovo.

Proprio per questo motivo, i cittadini oggi scenderanno in strada per chiedere all’amministrazione comunale di fare il proprio dovere, senza tergiversare ulteriormente: «I tempi della politica e della burocrazia sono stati mostruosi, terribili, colpevoli – dichiara Mario D’Anna, blogger tra i promotori del sit-in –. Un gioco di rimbalzi e perdita di tempo che solo per casualità non ha prodotto vittime e lutti». A frenare però le speranze dei partecipanti potrebbe essere un nuovo cedimento, verificatosi proprio negli ultimi giorni. A tal proposito, l’assessore al Verde pubblico, Nando Ardita, commenta: «Capiamo bene che la città sia ansiosa di tornare alla villa Belvedere. La scelta di privare gli acesi, i visitatori e i turisti della possibilità di usufruire di uno dei pochissimi spazi verdi del territorio non è facile, ma è necessario che siano ripristinate le condizioni di piena sicurezza». Ardita, poi, assicura che gli interventi di messa in sicurezza verranno effettuati prossimamente: «Lunedì incontreremo la ditta che si è occupata del recupero del giardino, insieme con il rup e il direttore dei lavori per decidere la data in cui intervenire».

La sua inagibilità, tuttavia, è soltanto l’ultimo capitolo di una storia che nell’ultimo anno ha trasformato la villa Belvedere in antitesi della socialità. Il parco, che ha riaperto i battenti l’11 aprile 2014 dopo una lunga ristrutturazione costata complessivamente oltre otto milioni di euro provenienti da finanziamenti europei, sin dalla sua inaugurazione – svoltasi in un clima surreale a causa della notizia della morte del consigliere Camillo Baldi – ha lasciato molte perplessità in coloro che si aspettavano di ritrovare il luogo accogliente di sempre e che invece si sono ritrovati a dover fare i conti con uno spazio per larghi tratti stravolto, al punto da far dubitare della qualità dell’operato dei lavori svoltisi al suo interno.

Per fare luce sugli interventi effettuati durante la ristrutturazione, il sindaco Roberto Barbagallo nominò una commissione di verifica, che avrebbe avuto il compito di rilevare errori ed eventuali irregolarità. A distanza di mesi, però, i risultati delle relazioni dei tecnici non sono stati ancora resi noti; anche se iniziano a circolare alcune indiscrezioni, come nel caso delle ringhiere del palchetto della musica e di quelle della storica fontana Aci e Galatea, due dei tanti esempi di manufatti apparentemente spariti nel nulla: entrambe le strutture sarebbero finite in discarica. A dirlo sarebbero alcune bolle di accompagnamento che sarebbero giunte dagli uffici soltanto dopo ripetute sollecitazioni da parte della commissione di verifica. Nei documenti le ringhiere comparirebbero sotto la generica voce “materiale ferroso”, insieme alle panchine in ghisa e ai lampioni dell’illuminazione. Tutti arredamenti che sarebbero stati dismessi con il beneplacito della soprintendenza ai Beni culturali. 

Tra le parti politiche che vogliono vederci chiaro su quanto accaduto all’interno della villa Belvedere, c’è anche il Partito democratico che in una nota identifica nella ristrutturazione del parco come «un esempio da manuale di come sprecare i finanziamenti ricevuti dai fondi europei». Che secondo il segretario Sebi Leonardi «invece di essere utilizzati per migliorare la vivibilità e la qualità del più importante polmone verde acese, ci hanno consegnato un esempio d’inadeguatezza gestionale e politica».


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