Aci Catena, scoperto in zona Reitana tempio greco «Reperti del IV secolo, forse santuario di Artemide»

«Non conto più le telefonate che mi stanno arrivando in questi giorni, ho perso il conto». Sotto un sole finalmente primaverile, Maria Teresa Magro, archeologa della soprintendenza di Catania, si stupisce del clamore mediatico avuto dalle recenti scoperte fatte insieme all’equipe di specializzandi dell’università di Catania, che da un anno si occupa di condurre una serie scavi in zona Reitana, un’area appartenente al Comune di Aci Catena. Lavori che sarebbero potuti risultare di routine, ma che invece hanno portato alla luce un patrimonio dal valore inestimabile: «In origine il nostro è stato un intervento di archeologia preventiva – racconta Magro –. Il terreno appartiene a un privato in possesso di concessione edilizia, e il nostro compito era quello di monitorare le operazioni di sbancamento nel caso in cui emergessero dal sottosuolo reperti archeologici». 

Eventualità quest’ultima tutt’altro che remota. La Reitana, infatti, insiste all’interno del Parco archeologico Valle dell’Aci, a poche centinaia di metri dal sito delle Terme romane di Santa Venera al Pozzo: «Che questa zona nasconda dei tesori – prosegue l’archeologa – è indubbio, tuttavia non ci aspettavamo di imbatterci in un ritrovamento di tale portata. Abbiamo iniziato a scavare a febbraio del 2014 e ben presto ci siamo ritrovati con decine di manufatti appartenenti all’epoca greca. Si tratta – spiega Magro – di un deposito votivo risalente al IV secolo a. C.». 

Secondo la studiosa, i vasi, le coppette e gli altri reperti ritrovati sarebbero in parte ricollegabili al culto di Artemide: «A testimoniarlo è stato il ritrovamento di una testina della dea della caccia, ma anche i resti di un vero e proprio sacrificio: un cane accanto al quale giaceva un pugnale in bronzo», commenta l’archeologa. Ma le scoperte, però, non sono finite qui. A pochi metri dai reperti, l’equipe dell’ateneo etneo si è imbattuta in un manufatto, che a un primo esame sembra poter essere un vero e proprio santuario: «Dobbiamo proseguire con gli scavi – specifica Magro – ma le possibilità che si tratti di un locale adibito a santuario sono elevate. Anche in questo caso parliamo di epoca greca. Per ora non possiamo essere certi che contenga reperti di altrettanto valore ma la sensazione è che ci troviamo in un sito di straordinario interesse».

Ciò che ne sarà del sito, tuttavia, ancora è poco chiaro. L’intervento della soprintendenza, in tal senso, ha soltanto fatto sì che la villetta in costruzione venisse spostata di poche decine di metri: «Sul futuro di questo luogo non possiamo sbilanciarci – ammette l’archeologa –. Il proprietario del terreno ha ricevuto una concessione edilizia a metà anni Novanta, ovvero in un’epoca parecchio antecedente a quella in cui è stata fatta la perimetrazione del Parco archeologico Valle dell’Aci. Per adesso – prosegue Magro – ci siamo occupati di spostare i reperti che abbiamo trovato, per quanto riguarda invece il santuario certo è che non potremo spostare le pareti. Bisogna capire cosa vorranno fare gli enti interessati, si potrebbe pensare alla possibilità di consentire visite guidate al pubblico o altre soluzioni che possano consentire la fruizione di un bene culturale che indubbiamente appartiene a tutti».

Sulla vicenda è intervenuto il Comitato civico Terre di Aci: «Considerato che nonostante l’importanza di quanto scoperto nella zona in oggetto sono in corso lavori di costruzione di un edificio e continuano le opere di sbancamento propedeutiche all’edificazione di altre costruzioni – si legge in una nota indirizzata all’assessorato regionale ai Beni Culturali e alla soprintendenza – si chiede di intervenire onde evitare che inopportuni interventi edilizi creino altri danni, oltre a quelli verificatisi nel passato, che cancellino importanti tracce della nostra storia».

Tuttavia, l’ipotesi che si intervenga per bloccare la concessione edilizia sembra più che remota. Infatti se da una parte il Parco archeologico Valle dell’Aci – la cui istituzione di fatto non è ancora definitiva – a oggi manca di una regolamentazione, che permetta all’ente di attuare una reale tutela del territorio, dall’altra l’amministrazione comunale di Aci Catena – Comune a cui appartiene la zona Reitana – a oggi non ha mai attuato una politica di pianificazione urbanistica che metta al centro i tesori archeologici presenti nel sottosuolo. Sulle recenti scoperte, il vicesindaco e assessore all’Ambiente, Giovanni Grasso, dichiara il proprio impegno a mettere in agenda la questione: «Sono venuto a conoscenza di queste scoperte soltanto da poche ore – ammette Grasso –. Quel che posso dire è che come amministrazione sicuramente ci impegneremo per far sì che eventuali ritrovamenti, come il possibile santuario, possano divenire patrimonio di tutti ma bisogna approfondire la questione da un punto di vista normativo».


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