Catania, prima compostiera collettiva in parrocchia «Fatta con materiali di riciclo, è la terza in Sicilia»

«È partito tutto da una serie di incontri sulla conservazione del Creato». Che sono diventati il primo esperimento, a Catania, di una compostiera di comunità. A costruirla, con pallet e materiali di riciclo, i membri dell’associazione Rifiuti zero Sicilia, con il supporto della comunità della parrocchia Maris Stella di via Plutone — una traversa di via del Rotolo — e l’approvazione del parroco, padre Carmelo Politi. Assemblata sabato, sarà attiva già dalle prossime settimane. «L’abbiamo montata assieme ai parrocchiani — racconta Danilo Pulvirenti, chimico e attivista, presidente di Rifiuti zero Sicilia — Ci hanno dato una mano tutti, i genitori e i bambini».

Piazzata in un giardinetto di pertinenza della chiesa, la compostiera — che serve a trasformare alcuni rifiuti in compost, cioè terriccio fertile — servirà i membri della parrocchia. E sarà gestita da alcuni di loro, con l’aiuto del prete. «Il percorso di collaborazione con la chiesa è stato avviato da Manuela Trovato, una delle socie della nostra associazione. Grazie a lei abbiamo cominciato a fare degli incontri con i parrocchiani, adulti e non — spiega Pulvirenti — Abbiamo spiegato loro il riciclo e lo sviluppo sostenibile e abbiamo trovato una grande apertura». A benedire l’iniziativa anche padre Politi, «che era entusiasta dell’idea della compostiera». Un esempio unico in città e tra i primi in Sicilia: di compostiere collettive ce ne sono tre a Messina — «gestite da volontari» — e una a Ferla, nel Siracusano.

Per passare dalle parole ai fatti ci sono volute diverse settimane. Finché, sabato scorso, la compostiera è stata messa insieme. «È piccola, ma speriamo che abbia successo — prosegue il presidente — Non è destinata a tutti perché forse non ci sarà abbastanza spazio. Finora si sono detti interessati al conferimento dell’umidouna decina di nuclei familiari». Che, in termini di quantità di rifiuti prodotti, non sono affatto una cifra da poco. «La mia famiglia è fatta da tre persone. Solo noi, in una settimana, produciamo circa sei chili di rifiuti compostabili», continua Danilo Pulvirenti.

Ma non tutta la spazzatura è utile allo scopo. «Plastica e alluminio non vanno bene, e neanche il tetrapak. La carta tendenzialmente si può buttare, ma non tutta: solo quella che non è né patinata, né colorata né profumata. Alle famiglie bisogna anche spiegare la corretta differenziazione dell’umido affinché il progetto abbia successo». Da quando partirà, il sabato sarà la giornata dedicata al conferimento: «C’è il catechismo, quindi è più facile che si vada in parrocchia». Una volta che l’esperimento sarà partito, l’idea di Rifiuti zero Sicilia è mostrarlo all’assessore all’Ambiente Rosario D’Agata: «Vogliamo chiedere l’applicazione dello sgravio fiscale per chi composta. Che è già previsto dal regolamento della tassa sui rifiuti, la Tari, ma non è possibile richiederlo perché non c’è il modulo per farlo. Noi lo abbiamo creato e protocollato — conclude Pulvirenti — Adesso aspettiamo una risposta».


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