Acireale, l’azolo di villa Belvedere non era previsto La soprintendente Greco: «Nessuna imposizione»

A un anno dalla campagna elettorale in cui fu uno dei principali temi di confronto tra i candidati sindaco, l’azolo — terriccio nero di origine vulcanica — della villa Belvedere di Acireale torna al centro del dibattito politico. Stavolta, però, non tanto per discutere di ciò che ne sarà in futuro – dodici mesi fa l’attuale primo cittadino, Roberto Barbagallo, promise che nel caso di una sua elezione la rimozione del discusso pietrisco sarebbe stata tra le prime azioni amministrative – ma per capire chi fu a optare per il suo utilizzo nell’ambito della ristrutturazione del principale parco cittadino. Lavori che, seppur costati più di otto milioni di euro, a oggi non ne hanno permesso la completa riapertura.

Sulla questione sono intervenuti ieri – pubblicamente, sulla pagina Facebook Fancity Acireale – Barbagallo e l’ex sindaco Nino Garozzo. Il confronto, dai toni a tratti accesi, si è svolto su Facebook e ha visto ancora una volta un botta e risposta tra i due, con accuse e difese sui passaggi più salienti della ristrutturazione. Tra di essi, appunto, l’azolo. «Tra le criticità che non permettono al momento la riapertura della Villa c’è anche il pietrisco», dichiara Barbagallo. «Ho richiesto per quasi un anno la modifica per togliere il ghiaietto lavico, alla fine ho preteso che la sovrintendenza formalizzasse il rigetto», replica Garozzo. Ribadendo ancora una volta che a porre il vincolo sull’uso dell’azolo fu proprio la sovrintendenza ai Beni culturali, che si sarebbe opposta alla proposta di modificare il progetto. 

A dire la propria è anche l’attuale assessore all’Ambiente, Francesco Fichera, che dichiara: «Il pietrisco non era affatto contemplato nel progetto definitivo», ma sarebbe subentrato soltanto in una seconda fase, quella del progetto esecutivo, a riprova di come si sia trattato di una modifica progettuale e non di un’imposizione esterna. Le parole di Fichera trovano riscontro nella relazione prodotta dalla commissione di verifica nominata l’estate scorsa. Nel documento — che al momento non è stato reso pubblico ma dei cui contenuti MeridioNews ha già pubblicato nei giorni scorsi alcuni stralci riguardanti l’aumento delle voci di spesa nel passaggio tra progetto definitivo ed esecutivo — ci sono infatti numerosi passaggi in cui i tecnici rilevano come l’utilizzo del pietrisco non abbia rispettato le prescrizioni. «La pavimentazione in ghiaietto lavico — si legge nella relazione — è presente anche laddove le pendenze sono ben oltre il 2 per cento (limite massimo previsto in progetto), giungendo addirittura sin oltre il 20. Inoltre, dall’esame effettuato sui luoghi si è evidenziato come il diametro del ghiaietto lavico posto in opera in alcune aree sia superiore ai prescritti quattro millimetri. A seguito di tale modifica progettuale – continua la commissione – si sono verificate, durante le piogge, scivolamenti a valle di ampie porzioni di ghiaietto lavico nelle zone a maggior pendenza che, tra l’altro, hanno fatto riemergere i sottostanti pannelli di grigliato».

Tuttavia a colpire è proprio la comparsa dell’azolo soltanto nella fase esecutiva del progetto: «Il progetto definitivo – si legge – non prevedeva alcuna area con pavimentazione in ghiaietto. La relazione tecnica illustrativa di detto progetto infatti prevedeva per il viale principale una “nuova pavimentazione realizzata in pietra naturale locale costituita da basole di pietra di Modica bocciardate, intervallate da fasce di basole in pietra lavica” e – continuano i tecnici – per gli altri viali una “pavimentazione costituita da uno strato in conglomerato cementizio confezionato con scaglie di marmo rosso di Sicilia proveniente dal materiale di risulta della lavorazione del marmo, da uno strato di calcestruzzo poggiante sulla fondazione realizzata con misto granulometrico ben costipato”». È dunque con queste caratteristiche che a fine aprile 2010 il progetto veniva approvato prima dal settore Urbanistica del Comune e poi dalla soprintendenza ai Beni culturali. Gli intenti, però, cambiano con la fase esecutiva, includendo l’azolo. In concomitanza con la notizia dell’inserimento del progetto tra le proposte ammissibili a finanziamento nell’ambito del fondi Po Fesr 2007-13.

Tuttavia, a colpire ancora di più sono i tempi necessari all’affidamento — con bando pubblico — delle opere di ristrutturazione: l’aggiudicazione provvisoria da parte del raggruppamento temporaneo di professionisti (Rtp), creato attorno alla Technoside Srl, avvenne nella serata del 2 agosto 2011. A questa seguì, l’indomani, l’aggiudicazione del servizio. Da quel momento i professionisti avrebbero avuto 44 giorni per presentare il progetto da sottoporre al giudizio degli organi competenti. Ma tale lasso di tempo risultò decisamente più ampio del necessario: il progetto esecutivo, infatti, venne consegnato appena ventiquattro ore dopo, il 4 agosto, ricevendo nello stesso giorno l’approvazione da parte del Responsabile unico del procedimento, del direttore dell’Area servizi tecnici e della soprintendenza ai Beni culturali. Una tempistica che la commissione di verifica giudica «singolare».

Intanto, a rispondere a distanza all’ex sindaco Nino Garozzo è Vera Greco all’epoca dei fatti sovrintendente ai Beni culturali: «Non è vero che la soprintendenza impose l’azolo – dichiara al telefono l’architetto –. L’ente diede un parere su un progetto che già comprendeva il pietrisco, peraltro giustificato perché migliorava il drenaggio del parco. Se ponemmo delle resistenze alla richiesta di modificare il progetto? Sì, ma non perché la decisione di utilizzare l’azolo partì da noi, quanto perché il progetto vincitore della gara lo prevedeva chiaramente». 

La disputa sulla Villa Belvedere, comunque, è destinata a proseguire nei prossimi giorni. A essere tornata al centro dell’attenzione, infatti, è la decisione di Garozzo di riaprire il parco al pubblico nell’aprile 2014, a poche settimane dalle elezioni. Un’inaugurazione che avvenne senza aver ancora collaudato la villa ma che secondo il sindaco emerito si svolse nel rispetto delle normative. A entrare nel dibattito, intanto, è anche il Movimento 5 Stelle che, per bocca del deputato regionale Angela Foti, fa sapere che inoltrerà nelle prossime ore una richiesta ufficiale di accesso agli atti per visionare la relazione della commissione di verifica.  


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