Paternò, cinque grossi furti in cinque giorni Ad Adrano rubati paramenti sacri per riti satanici

Paternò come il Bronx? Forse è un azzardo ma è quello che in queste ore si stanno chiedendo i commercianti della città. Che, nelle ultime ore, in piena notte, hanno subito furti nei propri esercizi commerciali. Nonostante fossero presenti — all’interno o all’esterno dei negozi — sia sistemi d’allarme sonori sia sistemi di video-sorveglianza. E gli imprenditori sono esasperati, pronti a ricorrere anche a soluzioni estreme

Ma andiamo con ordine. Stamattina alle prime luci dell’alba, poco prima delle quattro, due bande di ladri, probabilmente due gruppi non collegati tra di loro, hanno preso d’assalto due esercizi commerciali. Uno, Signorelli Area Moda, in via Vittorio Emanuele, l’altro, Cartolibreria Anna, in piazzale Civiltà del lavoro. Nel primo caso i banditi, usando una utilitaria, hanno sfondato la vetrata: in pochi secondi hanno messo fuori uso il sistema d’allarme e hanno svuotato quasi per intero il negozio di abbigliamento, specializzato in abiti da cerimonia e per matrimoni. A quanto sembra sarebbero stati portati via anche vestiti che sarebbero stati già prenotati o acquistati da futuri sposi, ormai prossimi alle nozze. I malviventi hanno portato via anche il registratore con le immagini immortalate dalle telecamere a circuito chiuso. Ancora da quantificare il valore del bottino, anche se da una prima stima si parla di circa 20mila euro

Quasi in contemporanea, a circa due chilometri di distanza, nel quartiere Ardizzone, un altro commando ha messo a segno un colpo ai danni della Cartolibreria Anna. Qui i ladri hanno utilizzato attrezzi da scasso tradizionali. Con una forbice tipica del fabbro hanno aperto, come una scatoletta di sardine, la saracinesca. Una volta dentro hanno subito messo fuori uso il sistema d’allarme per poi svuotare il negozio. Portati via centinaia di gratta e vinci, zainetti, matite, penne, compassi, squadre. Rubate anche scatole intere di figurine con relativi album. Il valore complessivo del furto si aggira intorno ai diecimila euro.

Ma anche le 24 ore precedenti non erano state tranquille. Dentro al centro diurno per disabili, anziani e minori di Casa Coniglio di via Pitré, per esempio, i ladri hanno agito in piena notte. Approfittando del fatto che la zona, nelle ore più buie, è isolata. Da quanto ricostruito dagli agenti della locale polizia municipale, i ladri dopo aver scavalcato il cancello d’ingresso si sono diretti verso il piano terra dell’immobile e hanno praticato un buco in una porta in legno, in modo tale da introdurre una mano e aprire il portone. Una volta dentro, i ladri hanno messo a soqquadro le stanze, portando via oggetti di poco valore e strumenti necessari alla didattica. 

Ancora una squadra di ladri, tre in tutto, è entrata in azione alla stazione di servizio Eni di via Comunità europea. I banditi, col volto coperto da passamontagna e armati di fiamma ossidrica, hanno tagliato il distributore automatico dell’area di sosta, portando via la cassaforte del distributore. I ladri, forse inesperti, nell’operazione di scasso hanno bruciato diverse banconote.

Sarebbe la stessa banda che, cinque giorni fa, ha tagliato la saracinesca della gioielleria Coniglio di via Vittorio Emanuele. I ladri, dopo essersi aperti un varco, hanno sfondato — forse con una mazza — la vetrina espositiva del negozio, in cui erano contenuti alcuni monili in oro. Dopo il raid, i criminali sono scappati, facendo perdere le tracce di sé. Ancora da quantificare il valore della refurtiva, anche se le prime stime dicono che potrebbe ammontare a qualche migliaio di euro.

Infine, ad Adrano, Comune limitrofo a quello paternese, gli agenti della polizia di Stato stanno cercando di identificare i ladri che, nella notte tra martedì e mercoledì, sono entrati nella chiesa san Paolo. I criminali, dopo aver forzato un infisso, hanno agito del tutto indisturbati, dirigendosi in primis dentro la sagrestia. Qui i ladri hanno rubato i paramenti sacri indossati dai parroci durante le funzioni religiose, un prezioso calice e tre crocifissi. Per giustificare una refurtiva di questo genere, l’ipotesi più accreditata vuole che gli oggetti sacri vengano usati nel corso di riti satanici.


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