Gettonopoli Acireale, nuove norme del Consiglio È battaglia di numeri: quale il reale risparmio?

Calcolatrici a lavoro e cifre appuntate su fogli volanti da sventolare a suffragio della propria tesi. È in quest’immagine la sintesi dell’ultimo atto – almeno per adesso – della polemica nata ad Acireale in seguito al caso gettonopoli. A fare di conto – tra moltiplicazioni, medie ponderate e una dose di discrezionalità nell’interpretazione dei dati – sono stati tanto le opposizioni extraconsiliari – le quali, con in testa il Movimento 5 stelle, condividono il convincimento secondo cui la tempesta è ben lontana dal passare -, quanto i consiglieri comunali – a loro volta compatti nel ribadire la bontà del loro agire, specie dopo l’approvazione del nuovo regolamento per le commissioni consiliari. Due posizioni diametralmente opposte che hanno trovato il proprio spazio rappresentativo in altrettante conferenze stampa, indette a poco più di un’ora di distanza e a un tiro di schioppo.

A riunirsi per primi sono stati gli esponenti delle opposizioni. La deputata regionale Angela Foti del M5s – insieme ad Alessandro Coco (Officina Acireale), Maria Continella (Putia del Bene Comune) e al musicista Antonio Ferlito – ha annunciato il proprio supporto alla protesta organizzata per domani sera in piazza Duomo e sottolineato come lo scandalo non sia superabile con le modifiche al regolamento delle commissioni. «È inutile che dicano che ci stavano già lavorando  – dichiara Foti -. In fretta e furia hanno tentato di giocare d’anticipo sulla nostra proposta, ma le cose non cambiano. Chiediamo che venga restituito il maltolto – continua – e soprattutto che in almeno due casi le commissioni si svolgano negli stessi giorni del consiglio comunale, così da elargire un solo gettone. Più che una proposta rivoluzionaria – conclude Foti – questo sembra l’ennesimo tentativo di farsi beffa dei cittadini». 

Dalla parte opposta, invece, la soddisfazione per le modifiche a un regolamento che risaliva al 1998 è palpabile. Sono considerati passi avanti importanti i seguenti correttivi: l’introduzione del tetto massimo di tre sedute di commissione retribuite a settimana, la rimodulazione del numero delle commissioni che non saranno più otto ma sei, il taglio della spesa per i segretari delle commissioni il cui operato verrà considerato d’istituto e poi ancora la pubblicazione dei verbali on line e la decisione di non retribuire le sedute deserte. «Ci sono documenti che provano come già il 31 marzo, ben prima del presunto scandalo, il settore Affari istituzionali avesse prodotto una proposta di deliberazione sulla questione – risponde il presidente del consiglio Rosario Raneri -. Con l’approvazione del nuovo testo si garantirà un risparmio di circa 200mila euro l’anno». 

E la battaglia si gioca proprio sulle cifre. Dal Comune, la stima del risparmio possibile è stata calcolata confrontando i due più dispendiosi scenari possibili: quello di ieri e quello di domani. I pentastellati invece proiettano su un anno i costi dei primi otto mesi di amministrazione – 342mila euro – per un totale di 513mila euro. Sottraendo a questa cifra la massima spesa possibile secondo le nuove regole – 423mila euro -, secondo il M5s, resterebbero gli spicci. «Appena 90mila euro in meno all’anno: è questa la rivoluzione?». La risposta esatta, però, sembra stare nel mezzo. Finora il Comune ha trasferito sui conti dei consiglieri l’82,5 per cento (312mila euro) dei compensi a cui avrebbero potuto ambire se ognuno dei trenta avesse raccolto il massimo dei gettoni mensili disponibili (25 con il vecchio regolamento, ndr). Con le nuove regole, la stessa percentuale costerebbe circa 233mila euro. Tuttavia con la riduzione del tetto massimo di sedute retribuibili, per ogni consigliere sarà più semplice raggiungere la soglia limite della retribuzione e dunque la spesa del Comune potrebbe essere anche superiore.


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