Acireale, che fine ha fatto il registro delle unioni civili? Pd: «Amministrazione frenata da forze conservatrici»

Per l’Irlanda il 23 maggio verrà ricordata come la data nella quale ha vinto il sì nel referendum che dà il via libera alle unioni omosessuali. Ma nell’Acese uno strumento di gran lunga più semplice sembra essere un buon proposito che potrebbe rimanere tale, perché soffocato dalle forze conservatrici interne all’amministrazione comunale, ma anche dai vertici della prefettura etnea. Potrebbe essere questo il destino del registro delle unioni civili ad Acireale. A sostenerlo sono i Giovani democratici del Pd acese che sottolineano come siano già passati sei mesi da quando, lo scorso novembre, la giunta guidata dal sindaco Roberto Barbagallo indisse una conferenza stampa per annunciare l’istituzione del registro. Una misura – per quanto controversa in termini giuridici per la mancanza di una legge nazionale in materia – che ad Acireale avrebbe avuto un valore simbolico ancora più forte considerata la scarsa propensione della città alle riforme. Ed è proprio alle possibili resistenze interne presenti nella compagine amministrativa che fanno riferimento i Giovani democratici: «Rammarica constatare come, a distanza di oltre sei mesi, alle parole non siano seguiti i fatti», commentano. Ma a bloccare il tutto potrebbe contribuire anche qualcos’altro. 

Lo scorso ottobre, il movimento di centrodestra Officina Acireale ha inviato una lettera alla prefettura nella quale si chiedeva un parere. Dato il vuoto legislativo in materia, secondo il partito l’istituzione del registro comporterebbe una violazione della Costituzione. Al sollecito dagli uffici di palazzo Minoriti avrebbero risposto dando ragione alle tesi di Officina, di fatto scoraggiando l’istituzione della misura. Motivo per il quale, sostengono dall’ufficio stampa comunale, l’iter si sarebbe arenato. 

Il Pd, che già a gennaio si era fatto promotore di un’iniziativa intitolata Diritti per tutti, sottolinea come lo stallo contrasti con quanto deciso di recente dalla Regione Sicilia: «A quasi due mesi dall’approvazione da parte del governo Crocetta della legge regionale in materia che, oltretutto, incoraggia i Comuni siciliani ad adeguarsi, ci chiediamo che fine abbiano fatto i buoni propositi. Questo immobilismo – continuano i giovani – ci induce a pensare che nella compagine di governo, evidentemente, la vocazione conservatrice facente riferimento a culture di destra abbia preso il sopravvento».

In attesa che dall’amministrazione arrivino segnali di senso opposto, al Pd non rimane che attendere: «Quella delle unioni civili è una questione che il Partito democratico porta avanti ormai da anni – dichiara il segretario dei Giovani democratici Mario Gerbino -. Abbiamo un consigliere che sicuramente darebbe il proprio contributo, ma finché le proposte non vengono portate in sede consiliare da parte nostra possiamo fare poco». E le critiche non arrivano solo dall’opposizione. Secondo Rossano Bella, tra i principali promotori del registro, non si tratta più solo di fare un passo all’insegna del progressismo: «Qualunque sia stata la motivazione della lentezza dell’amministrazione sull’argomento – dichiara – oggi non si tratta più di una scelta politica bensì di ottemperare a una precisa normativa. Il Comune – conclude – non rischia tanto di apparire conservatore, ma di risultare inadempiente».


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