Comune, ancora iscritti 25mila debitori deceduti È polemica sull’uso di questi crediti in bilancio

Più di un milione di euro. Tanto costa inviare 177mila cartelle esattoriali a 25mila cittadini ancora iscritti al ruolo, nonostante siano deceduti. E mai cancellati dal Comune di Catania. A denunciarlo è Antonio Fiumefreddo, presidente di Riscossione Sicilia, l’ente pubblico che si occupa di riscuotere dalle tasse comunali alle multe, su indicazione delle stesse amministrazioni che forniscono degli elenchi. «Si tratta di un dato paradossale – commenta Fiumefreddo – di cui i Comuni si servono per conseguire un artificioso pareggio di bilancio, che pesa con costi impropri su Riscossione Sicilia che deve effettuare notifiche e procedure nei confronti di soggetti che non esistono più». «Va subito spiegato che ormai nei bilanci vanno inserite soltanto le somme effettivamente incassate, non quelle ipotetiche, e che quindi la circostanza riferita rappresenta una divertente frottola», smentisce l’assessore comunale al ramo Giuseppe Girlando.

La denuncia dell’ente nasce da una serie di accertamenti portati avanti dall’ufficio etneo di Riscossione Sicilia incrociando le liste inviate dal Comune di Catania – cioè il ruolo – con quelle anagrafiche. Così sono venute fuori ben 177mila cartelle riferite a 25mila cittadini ormai non più in vita. E quindi impossibilitati a pagare. Anche perché, come nel caso delle multe, si tratta di debiti che non si ereditano. È a questo punto che, ritrovandosi la cartella esattoriale in lista, Riscossione Sicilia procede alle notifiche. Con un costo di legge di 5,88 euro a cartella. Che, moltiplicato per 177mila notifiche da effettuare, significa 1.040.760 euro.

Una cifra che, alla fine, viene pagata dagli stessi cittadini. Gli enti di riscossione, infatti, basano la propria sopravvivenza su due tipi di entrate: l’agio, e cioè una percentuale sul riscosso, e i rimborsi della Regione. Che interviene per rimettere in pareggio i conti, specie quindi nel caso in cui la notifica venga emessa senza riuscire a recuperare il credito. Soldi che però, denuncia Fiumefreddo, il Comune segna comunque tra le sue entrate, bilanciando le uscite. Se si ipotizza che una cartella esattoriale ha un importo medio di 150 euro, nello scenario denunciato dal presidente di Riscossione Sicilia i crediti vantati dal Comune e mai recuperabili supererebbero i 26 milioni di euro. Uno scenario da dissesto immediato, smentito però dall’assessore Girlando.

Non solo. Il titolare del Bilancio continua: «Fin dal 2012 il Comune di Catania non si serve più di Riscossione Sicilia a causa della sua scarsa capacità riscuotere i tributi, la più bassa mai riscontrata in Italia. Molte cartelle risultavano inesigibili e già nel 2011 l’allora ragioniere generale Giorgio Santonocito chiese formalmente di conoscere le ragioni di questa inesigibilità. Ma il Comune, da allora, non ha ricevuto alcuna risposta». Cartelle esattoriali di prima del 2010 «e che ammontano a ben 300 milioni di euro – continua Girlando – Non è escluso che tra questi, tantissimi, debitori ce ne siano diversi ormai passati a miglior vita. Ma su questo non abbiamo notizie». Nonostante, fa sapere l’assessore, le richieste di verifiche e «le iniziative legali per i danni erariali subiti» annunciate dal ragioniere generale Ettore De Salvo. Cifre a cui si aggiungerebbero circa duemila cartelle impugnate per un errore di notifica proprio di Riscossione Sicilia.


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