Licenziamenti Telecolor, attesa risposta da Regione Ex dipendente: «Azienda morta, distrutta da Ciancio»

Primi giorni senza lavoro per 17 dipendenti ormai ex Telecolor. Fallita la mediazione tentata dai rappresentanti sindacali con la proprietà Ciancio, i licenziamenti sono scattati da lunedì. Come anticipato a MeridioNews, Cigl e Cisl hanno coinvolto anche le istituzioni regionali nella vicenda. Una formale richiesta di incontro è stata inviata all’assessore regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali Bruno Caruso. La risposta, da Palermo, è attesa per la prossima settimana, un primo incontro è fissato per lunedì, mentre le sigle sindacali hanno già in mente di organizzare una manifestazione di protesta.

«Non so che devo fare del mio futuro, mi vedo in mezzo alla strada», dice Filippo Milazzo. Cinquantacinquenne, separato, una figlia da mantenere. Il suo nome è nella lista dei licenziati: «Ho lavorato a Telecolor per 37 anni. Ho fatto il cameraman, il regista, il montatore. Ho ideato e portato avanti programmi di successo come Playa Bonita». Messo fuori dall’emittente catanese, dice: «Ho la certezza che non potrò più fare il mio mestiere, non a Catania. Ho anche un’età che rende difficile essere assunto per qualsiasi altra occupazione. Così, non mi resterà che lavorare in nero o andare a rubare». 

I dipendenti di Telecolor vivono da anni la paura del licenziamento. Milazzo, che è pure rappresentante sindacale, racconta: «Abbiamo fatto ogni sacrificio pur di mantenere il lavoro. Io mi sono anche ammalato a causa dello stress». Nell’ultima riunione, secondo i sindacati presenti, la proprietà Ciancio è stata categorica sulla linea dei licenziamenti: «Avevamo fatto i calcoli. A costo zero l’azienda avrebbe potuto salvare sette dipendenti, accompagnandoli alla pensione. Altri quattro sarebbe stato possibile impiegarli part-time. Ogni proposta avanzata è stata però rifiutata. Hanno licenziato anche un tecnico a cui mancavano circa due mesi alla pensione». 

È tanta l’amarezza che l’ex Telecolor trasmette. In particolare per tre ragioni. «L’emittente ha sempre avuto al suo interno grandi professionalità – spiega – che però, da quando la proprietà è passata ai Ciancio, non sono mai state stimate né valorizzate adeguatamente». Inoltre, continua Milazzo, «mi sa di presa in giro motivare i licenziamenti con la crisi economica mentre, sui giornali, si legge di 52 milioni in Svizzera riconducibili a Mario Ciancio». Ultimo motivo:  «Mi ha davvero ferito che il comunicato sui nostri licenziamenti sia stato letto al telegiornale di Telecolor senza che i giornalisti esprimessero un briciolo di solidarietà verso i loro amici e colleghi». «Sono le stesse persone alle quali, quando giovanissimi entrarono in azienda, abbiamo insegnato il mestiere», ricorda Milazzo. Vicinanza è stata invece mostrata da «Walter Rizzo, Nicola Savoca e dagli altri giornalisti (licenziati nel 2006, ndr) che di recente hanno visto confermata in Cassazione la sentenza di reintegro nell’azienda. Loro mi hanno chiamato. Gli altri no, forse per paura». 

L’ultima speranza di riavere il lavoro passa dalle istituzioni. «Abbiamo chiesto all’assessore Bruno Caruso di mediare con l’emittente per aprire una trattativa. Anche se non otterremo nulla, combatteremo fino in fondo», dice l’ex lavoratore. E conclude, parlando dello stato di salute e del futuro dell’azienda: «Sono rimasti ormai solo quattro dipendenti. Telecolor è già morta – si rammarica Filippo Milazzo -, ma non in maniera naturale. È stata distrutta dalla gestione dei Ciancio». 


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