Sigonella tra le operazioni Triton e Mare nostrum Il ruolo della base nel salvataggio dei migranti

«Triton non sostituisce Mare nostrum. È un’estensione di Frontex per il pattugliamento delle frontiere e di fatto non mira a salvare le vite. Adesso diciamo che hanno aumentato le miglia da pattugliamento, pur rimanendo una missione che tutela i confini dell’Europa e non la salvaguardia delle vita umana». Vincenzo Sicuso è comandante del 41° Stormo di Sigonella. Dalla base dell’aeronautica nella piana di Catania – nel territorio siracusano di Lentini, ma a pochi chilometri dalla città etnea – ogni giorno si levano gli Atlantic, aerei utilizzati fin dal periodo della guerra fredda per la sorveglianza antisommergibile e il controllo dell’Europa meridionale. 

«Il pattugliamento del Mediterraneo era e rimane uno dei compiti principali. Presenti lo eravamo e presenti lo siamo adesso», racconta il colonnello. «Chiaramente cambiano le finalità e anche le regole d’ingaggio – precisa – Con Mare nostrum avevamo una missione autorizzata, e quindi pattugliavamo andando a controllare qualsiasi cosa galleggiasse in difficoltà per intervenire il prima possibile e quindi salvare le vite. Con Triton non siamo coinvolti direttamente. Ma di fatto l’intervento scatta immediatamente nel momento in cui ci viene data qualche segnalazione».

Catania è stata scelta come la città che ospiterà la sede operativa di Frontex. Una decisione accolta negativamente dalle associazioni che si occupano di assistenza ai migranti, dalla Rete antirazzista all’Arci, passando per Catania bene comune. «L’agenzia Frontex e l’operazione Triton sono programmi militari dell’Unione Europea volti alla chiusura delle frontiere e al respingimento dei migranti», sostengono in un comunicato congiunto. 

Il giudizio del colonnello sulle ultime decisioni internazionali prese per affrontare l’emergenza immigrazione è netto. «Serve un piano congiunto – dichiara Vincenzo Sicuso – Penso che l’Europa lo abbia capito, anzi lo ha sempre saputo, percependo la necessità e l’urgenza d’intervenire». E prosegue: «L’Italia lo ha subito percepito. E non solo, lo ha vissuto e sopportato a prescindere dai mezzi che aveva a disposizione, perché questa è una migrazione umanitaria. Era un intervento dovuto in quanto Paese civile e non ci potevamo esimere dal farlo».

La struttura di Sigonella in questi mesi sta vivendo dei profondi cambiamenti. A breve ospiterà i Global Hawk a pilotaggio remoto nell’ambito del nuovo ente della Nato denominato Ags (Alliance ground surveillance) che verrà rodato entro il 2017. Nel dibattito internazionale, un tema strettamente legato all’immigrazione è quello relativo alla sicurezza e alla possibilità di infiltrazioni terroristiche. Secondo i dati diffusi dalla Marina militare, dal 2005 al 31 ottobre 2014 grazie a Mare nostrum sono state assistite oltre 189mila persone. «Non abbiamo visto questa percentuale di terroristi dell’Islamic State sbarcare da quest’altra parte», spiega il colonnello. 

«È chiaro che in un flusso migratorio così corposo può sempre scappare la singola persona – concede – però ancora una volta i fatti ci dicono che chi fugge non è il terrorista. Chi parte con i barconi non è detto che arrivi da questa parte». E continua: «Se il terrorista deve venire da questa parte per fare qualcosa, visto che comunque un terrorista costa avendo avuto un addestramento, non credo sia così facile o semplice imbarcarlo insieme ad altre centinaia di persone su qualcosa che potrebbe andare giù».


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