La Cgil boccia «l’immobile» governo Crocetta «In Sicilia 19mila posti di lavoro in fumo in 3 mesi»

Un’Italia a due velocità con il Mezzogiorno in netto ritardo rispetto al resto del Paese e la Sicilia che si colloca tra le ultime posizioni per numero di occupati e perdita dei posti di lavoro. Al Sud sono andati in fumo dal 2004 al 2014 ben 800mila posti di lavoro, dei quali solo 230mila in Sicilia. Altro dato preoccupante il fenomeno legato all’emigrazione: dal 2011 al 2013 in totale 700mila persone si sono trasferite al Nord in cerca di migliori condizioni di vita. Nel 70 per cento dei casi si è trattato di giovani con un’età compresa tra i 15 e i 35 anni, dei quali più di un quarto è laureato, mentre il fenomeno dei neetè in aumento: quasi mezzo milione su cinque milioni di abitanti di giovani con un’età fra i 15 e i 29 anni. Questa l’impietosa fotografia scaturita dall’analisi dei dati elaborati su base Istat e illustrati in occasione di un incontro organizzato dalla Cgil Sicilia, che si è svolto ieri e oggi a Palermo, a cui ha preso parte anche il leader nazionale Susanna Camusso. L’occasione «per discutere della Sicilia, per rimettere al centro le questioni socio- economiche della Regione», come ha evidenziato il segretario regionale della Cgil Michele Pagliaro nella sua relazione introduttiva, ponendo l’accento sui dati «estremamente preoccupati» della regione.

Solo nel primo trimestre dell’anno, infatti, si sono persi 19mila posti di lavoro e il tasso di occupazione è sceso dal 39,2 per cento al 38,7 per cento. Il numero complessivo delle persone che lavorano è passato da un milione 329mila a un milione 310mila. Il settore più colpito è risultato quello dei servizi con un milione 18mila unità (meno 23mila unità), stabili il settore dell’industria (201mila) e costruzioni (81mila) mentre in controtendenza l’agricoltura con 85mila lavoratori (più cinquemila posti). Se nei primi tre mesi del 2015 il tasso di disoccupazione è rimasto invariato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (23 per cento), il numero delle persone che hanno rinunciato a cercare lavoro è cresciuto (più cinquemila), mentre il tasso di disoccupazione giovanile si assestata al 57 per cento. Sempre in Sicilia, nello stesso periodo, gli investimenti si sono ridotti del 50 per cento, il reddito pro-capite è sceso del 15 per cento, i consumi delle famiglie si sono ridotti del 15 per cento, la povertà assoluta è aumentata del 40 per cento e, cosa ancora più grave, il 40 per cento del valore aggiunto e le attività produttive manifatturiere connesse sono andate in fumo.

Pagliaro pur riconoscendo l’estrema gravità del momento e l’entità della crisi, non ha risparmiato bordate al Governo regionale con il «quale in questi mesi è mancato un confronto vero nelle sedi istituzionali» e che ha «bocciato su tutta la linea per il suo sostanziale immobilismo». Due anni e mezzo sono un periodo adeguato per dare una valutazione e «sulle riforme complessivamente, non mi riferisco soltanto alla Formazione, sarebbe come sparare sulla Croce rossa, ma c’è anche il tema dei rifiuti e della pubblicizzazione dell’acqua, il sistema è al collasso». Per Pagliaro ormai non si parla più di raccolta differenziata e la Sicilia «è invasa dei rifiuti che catalizzano l’interesse del malaffare». 

Altro tema caldo quello dei fondi europei. Se da un lato il presidente della Regione Rosario Crocetta, presente all’incontro, ha rivendicato una accelerazione sulla spesa, per il leader della Cgil nell’Isola non c’è stato un sostanziale «cambio di passo rispetto al suo predecessore». Sui fondi europei effettivamente c’è stato un aumento della spesa, ma «è un fatto fisiologico perché la fine del ciclo della programmazione porta a saldo molti progetti». Una lentezza nei passaggi burocratici ascrivibile al governo nazionale, ma anche a quello regionale e così oggi «abbiamo una coda della vecchia programmazione di oltre due miliardi, se sommati alla nuova programmazione otteniamo oltre dieci miliardi e 300 milioni che dovremmo spendere nell’arco nei prossimi nove anni». 

Persino sulla Formazione «i dati parlano da soli. Scaricare anche qui le responsabilità sul Governo nazionale – ha sottolineato – può essere un esercizio utile, ma noi non abbiamo visto un solo disegno di legge presentato all’Ars se non quello di un tentativo riorganizzazione dei liberi consorzi. Questo Governo – ha ribadito – non ha brillato neanche per i disegni di legge presentati». Poi un botta e risposta tra Pagliaro e Crocetta sulla questione del reddito di cittadinanza. Se per il primo «la questione del reddito di solidarietà per i disoccupati non è una fesseria, ma va affrontata subito, altrimenti conteremo solo i morti», per il secondo può essere «una risposta al disagio, ma non l’unica risposta, altrimenti continueremo a creare mostri sulle nostre spalle».


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