Storia di Isidoro, a 17 anni lotta per diritti lgbtqi «È difficile a scuola, quando ti urlano “Frocio”»

Isidoro ha 17 anni e ha fatto coming out cinque anni fa. Ne aveva 12 quando, a Giarre, ha avuto il coraggio di dire di essere gay. E, in quella che definisce «la città degli ammucciati», non è stato facile. Adesso Isidoro è un attivista. È il responsabile del gruppo giovanile di Arcigay Catania. Ed è anche l’autore di una lettera che, in queste ore, sta facendo il giro dei social network. È la sua risposta alla nota pubblicata su Facebook da uno dei «veglianti» delle Sentinelle in piedi. Il gruppo organizzato che lo scorso 23 maggio si è riunito a piazza Nettuno per manifestare in silenzio in difesa della famiglia tradizionale. O, come avevano detto in molti durante la prima riunione, in piazza Università, contro il matrimonio omosessuale. «Avere accanto qualcuno di silenzioso è angosciante e terribilmente imbarazzante», scrive Isidoro nel suo messaggio. E scrive chiamato in causa proprio da una sentinella, che nel suo resoconto lo ha definito «un simpatico giovanotto con i calzoncini corti di jeans… corti, forse un po’ troppo corti». Accanto a due ragazze che «parlano e si tengono per mano, forse un po’ troppo intimamente». Un tema che diventa tanto più attuale all’indomani della prima unione civile lesbica di Catania, celebrata ieri.

«Ho letto il racconto della sentinella mercoledì – racconta – E nel pomeriggio ho deciso di scrivere, visto che venivo citato direttamente». Per via dei suoi pantaloncini sfilacciati. Menzionato da un partecipante alla veglia silenziosa in un brano che finisce così: «Manifestare per i difendere i diritti della famiglia tradizionale non fa, o non deve fare, notizia. Sono un marito, un padre, un insegnante e ho fatto la sentinella in piedi». «Ho scelto di rispondergli fondendo insieme tante storie – spiega Isidoro – Non soltanto la mia, ma anche quelle di tutti i giovani giarresi che hanno visto in me un punto di riferimento». 

Lui è stato fortunato, dice. Merito di una famiglia che non l’ha mai messo alla porta. «Da questo punto di vista, sono stato un privilegiato – continua Isidoro – I miei non mi hanno mai fatto mancare i libri. È stata la lettura a spiegarmi che non ero un diverso. Ma per tanti miei coetanei non è stata la stessa cosa». Molti altri hanno dovuto combattere anche con i genitori, oltre che con la società. «C’è un momento della vita di tutti in cui l’unica cosa che vogliamo è essere accettati. Ed è in quel momento che a scuola ti urlano “Frocio” e ti dicono “Gay” quando vogliono insultarti. È difficile. I ragazzi si comportano così tutt’ora. Ci siamo passati tutti. E per gli etero è un’onta». 

«È un dolore continuo, che a un bambino può e deve essere evitato», prosegue il giovane. «Soffrire tanto, da più piccolo, mi è servito certamente per essere più forte adesso. Ma a che prezzo? Ho cercato di trasformare il mio passato nella motivazione per combattere oggi. Affinché nessuno debba avere timore di dire chi è davvero». Ed è anche questo il motivo per il quale, nonostante Arcigay avesse deciso di boicottare la manifestazione delle Sentinelle, lui c’è andato lo stesso: «Ero lì a titolo personale. Armato di un sorriso e di una bandiera arcobaleno. Chiedendo ai manifestanti, per i quali io sono un diverso, di venire a parlare con me». A lui non s’è avvicinato nessuno.

Nonostante le letture silenziose, però, secondo il 17enne Isidoro le cose stanno cambiando: «La prima unione civile a Catania è un bel segnale – afferma – La città si è dimostrata aperta e io ne sono felice. Anche nella mia scuola c’è un’aria diversa». E conclude: «Tra i corridoi del mio liceo si vedono già coppie etero e coppie gay camminare tranquillamente nei corridoi. E questo mi dà speranza».


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Isidoro aveva 12 anni quando, a Giarre, «la città degli ammucciati», ha avuto il coraggio di dire di essere gay. Ha scritto ieri una lettera alle Sentinelle in piedi. In un momento in cui, con la prima unione civile omosessuale a Catania, questo tema torna d'attualità

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