Unict, dubbi su concorso per prof di seconda fascia A Ingegneria si sbagliano i calcoli della graduatoria

Un concorso per docenti universitari di seconda fascia. Un miraggio nel panorama lavorativo accademico, ma che a Catania – all’interno del dipartimento di Ingegneria industriale – si sarebbe svolto con qualche anomalia, tanto da spingere uno dei candidati a presentare un ricorso. Tutto comincia dal cosiddetto piano straordinario disposto dalla riforma Gelmini. Nell’ottobre 2013, Unict stabilisce una serie di criteri per garantire il passaggio di livello superiore laddove c’è maggiore bisogno di personale. I candidati vengono comparati attraverso i risultati ottenuti nella prima tornata dell’Abilitazione scientifica nazionale (la cosiddetta Asn).

L’ateneo si dà delle rigide regole per stabilire quanti posti ogni dipartimento può bandire, individuando quelli che vengono chiamati i puntiorganico. In quel momento, al dipartimento di Ingegneria Industriale, sono quattro i ricercatori a tempo indeterminato abilitati che possono ambire al ruolo. Ma, nonostante la struttura abbia punti per ottenere tre docenti di seconda fascia, chiede di bandire solo due posti. Decisione legittima, ma non troppo comprensibile.

Qualche mese dopo, nel gennaio 2015, l’università chiede ai dipartimenti di bandire eventuali residui di punti organico del piano straordinario. Ed è qui che la vicenda si complica. Durante una riunione infuocata il 10 febbraio, viene chiesto al direttore del dipartimento di utilizzare la prima graduatoria. Perché nel frattempo sono stati abilitati altri ricercatori a tempo indeterminato, che però non hanno contribuito alla ripartizione dei punti organico precedente. Dopo un intenso dibattito, il consiglio di dipartimento propone di bandire un concorso in un diverso settore scientifico. Viene dunque disposta quella che ormai nei corridoi e nelle macchinette del caffè è nota come la tabella con la divisione per zero.

Nella tabella proposta, infatti, è presente il settore denominato Ing-Ind/15 (Progettazione meccanica e costruzione di macchine); tuttavia mancano ricercatori afferenti a quel settore. Come se non bastasse, il regolamento specifica la necessità di un rapporto tra il numero degli abilitati e quello dei ricercatori in ciascun settore. Ossia, nel caso specifico, zero. È a questo punto che il regolamento viene interpretato in maniera estesa: contando tutti i ricercatori del dipartimento, anche se di settori diversi, ma anche tutti i professori – ordinari, associati e ricercatori – del settore. Una sequenza di errori interpretativi che porta a una graduatoria stravolta.

A livello centrale l’errore passa inosservato e l’ateneo dà il via libera, creando un precedente. Tanto più che uno dei docenti, Sergio Fichera, sostenuto dal past rettore Antonino Recca, propone durante la stessa riunione che la graduatoria al centro delle polemiche venga utilizzata anche per il futuro. Cioè per un eventuale suddivisione di nuovi punti organico per la chiamata di professori associati, perseverando così nell’errato calcolo. Nemmeno la commissione riunita dal rettore Giacomo Pignataro per valutare il concorso è riuscita a sbrogliare la matassa e anche l’avvocatura d’ateneo ha dato il via libera. Uno degli aspiranti, intanto, ha presentato un ricorso; decisione che non ha impedito al dipartimento di procedere alla chiamata della docente che – nel frattempo – ha ottenuto il parere favorevole della struttura per il passaggio di ruolo. 


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