EtnaLibera, un comitato contro i divieti «L’uomo non può governare la Natura»

«Gli spazi naturali non possono essere assimilati a un ambiente di lavoro o a un’area cittadina. Le procedure di sicurezza applicate agli ambienti costruiti dall’uomo non possono essere estese ad ampi territori naturali dove l’uomo è il semplice fruitore di spazi, che sono governati dalla forza imprevedibile del vulcano e da andamenti meteorologici tipici dell’alta montagna». Si apre così il manifesto costitutivo del comitato EtnaLibera. Associazioni e singoli cittadini stanchi di vedersi privati del diritto dei poter godere a pieno di uno dei beni naturalistici a cui i catanesi sono più affezionati: ‘a muntagna. Tutto comincia nel 2010, quando viene emessa la prima ordinanza prefettizia che vieta l’accesso alle zone sommitali del vulcano. Da allora il divieto va e viene. Nel 2013 un documento della protezione civile regionale fissa le regole per la fruizione del vulcano. Tra i limiti imposti, l’impossibilità di superare i 2900 metri e, in caso di fenomeni vulcanici, una restrizione che va dall’accompagnamento obbligatorio delle guide autorizzate al divieto totale di accesso a partire dai 2500 metriSul caso si sono espressi, attraverso le pagine di MeridioNews, esperti e appassionati. E adesso tocca alle associazioni chiedere che l’interdizione venga eliminata, facendo anche alcune proposte.

Nel documento, il comitato EtnaLibera fa innanzitutto cenno ai motivi per cui la montagna non si può vietare. A partire dalla legge. «Il diritto di circolazione dei cittadini è tutelato costituzionalmente dall’articolo16 e può essere limitato solo per motivi di “sanità o sicurezza” – scrivono – L’Etna è un vulcano costantemente attivo, con manifestazioni permanenti e dove i fenomeni eruttivi possono avvenire in qualsiasi parte del suo vasto territorio». Impossibile quindi prevedere e garantire la sicurezza dei cittadini, specie considerato che «la pericolosità dell’Etna in relazione ai fenomeni è statisticamente molto bassa». Secondo una ricerca del Cai, si tratta di cento vittime e 37 feriti in 500 anni. Contro le centinaia ogni anno sulle Alpi. Non solo. Questa gestione del vulcano va in contrasto, ricordano dal comitato, con la «normativa istitutiva della stessa Protezione civile che privilegia gli interventi di “previsione e prevenzione”, nonché quelli di soccorso». Anche perché vietare porta con sé un ingente danno economico: per i Comuni coinvolti che accolgono così meno turisti e per le guide alpine e vulcanologiche che si vedono vietato l’accesso in caso di eventi eruttivi. A regolare la fruizione sulla montagna, invece, ricorda il comitato, dovrebbe essere il Parco dell’Etna, secondo un apposito regolamento emanato nel 2003.

Davanti alla necessità di sicurezza percepita dalle istituzioni, il comitato EtnaLibera avanza alcune proposte da sostituire all’ordinanza di interdizione. Innanzitutto, mantenere la cosiddetta zona gialla – l’area superiore ai 2900 metri – dove però «chi accede lo fa nella piena consapevolezza dell’elevato, potenziale pericolo e assumendosi anche la responsabilità legale nel caso in cui accompagni persone meno esperte». Gli escursionisti – che andranno meglio informati con infopoint e cartelli multilingue – potranno registrarsi volontariamente in modo da poter «monitorare il numero degli accessi giornalieri». Un altro punto è poi quello delle modalità di accesso degli stessi visitatori. Nel documento, il comitato chiede di «tracciare dei sentieri che consentano la salita verso la parte alta del vulcano» e «predisporre dei piani di fruizione degli eventi eruttivi che prevedano il dispiegamento di una organizzazione mobile di accoglienza dei visitatori». Il tutto per rendere «maggiormente consapevole e sicura la fruizione di una straordinaria risorsa naturale» e garantire ai cittadini «il plurisecolare rapporto, fisico ed emotivo, che le popolazioni etnee hanno sempre avuto con il vulcano su cui vivono».

Il documento completo – insieme all’apertura delle sottoscrizioni – verrà presentato venerdì 10 luglio alle 21 nello spazio davanti al museo della civiltà contadina di Nicolosi. Il comitato è stato promosso da Agai (Associazione Guide Alpine Italiane), Cai (Club Alpino Italiano Regione Sicilia Onlus), Etnalife, Etnasci, Etnaviva, Etnawalk, FederEscursionismo Sicilia, Fie (Federazione Italiana Escursionismo) e Piuma Bianca. Tra i personaggi e le realtà che hanno aderito già in questa prima fase ci sono l’associazione Amici della Terra, Ornella Laneri (imprenditrice), Flaminia Belfiore (giornalista), Turi Caggegi (giornalista), Alfio Garozzo (fotografo), l’associazione Mascali 1928 e Salvatore Ragonese (atleta). 


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Dal 2010 si alternano le ordinanze prefettizie che restringono l'accesso alle zone sommitali della montagna etnea. A volte obbligando gli escursionisti a essere accompagnati dalle guide autorizzate, altre vietando del tutto le visite. Una situazione criticata da esperti e appassionati, oggi riuniti in un gruppo di associazioni e cittadini che ha diffuso il proprio manifesto. Guarda le foto

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