Le chiese protestanti si schierano per il Pride «Credere nella pari dignità non è peccato»

«Non c’è più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina, perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù». Uno dei versi della Bibbia, tratto dalla lettera di Paolo ai Galati, è la guida della dichiarazione di adesione delle chiese cristiane evangeliche battiste di Floridia, Siracusa e Catania (nella sede di via Capuana), della chiesa evangelica valdese etnea e della comunità evangelica luterana di Sicilia al Pride di Catania 2015. La manifestazione è in corso in questi giorni, fino a sabato, organizzata dal comitato territoriale Arcigay QueeRevolution Catania e dall’associazione Queer as Unict. La scelta delle comunità è dettata dalla volontà di «essere accanto a coloro che si impegnano per il riconoscimento dei diritti umani e civili delle persone omosessuali, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender».

L’adesione è una «dichiarazione stilata e approvata in maniera assembleare», racconta Silvia Rapisarda, pastora della chiesa battista di via Capuana e di quella valdese. «A Catania è la prima volta che viene presa una decisione del genere – sottolinea – A livello nazionale è già successo». Le comunità battista e luterana etnee si erano già espresse a sostegno del comitato Arcigay e del movimento per l’approvazione del registro delle unioni civili in occasione dell’intenso dibattito creato in città. «Come realtà protestante stiamo conducendo da tempo una riflessione sul riconoscimento della pari dignità delle persone omosessuali, sull’accoglienza reciproca tra persone. Non lo consideriamo un peccato».

«È un segno di enorme importanza – dichiara Alessandro Motta, presidente del comitato Arcigay – Sappiamo che le chiese protestanti ci sono vicine da anni, la loro visione dei temi civili è molto avanzata». Quello che Motta mette in risalto è il «gesto politico». «Si tratta di un comunicato ufficiale di adesione al Pride, usando la parola di Cristo – spiega – È un gesto dirompente, anche perché aderiscono come religiosi. È importante per molte persone della nostra comunità che sono credenti». La condivisione del percorso dimostrata «rappresenta una possibilità di avanzamento enorme; è la prova che la chiesa può fare un passo avanti».

Nel documento diffuso, le chiese evangeliche, luterana e valdese pongono l’accento sulla responsabilità sia a livello internazionale – «lì dove a motivo dell’orientamento sessuale molte persone subiscono persecuzioni, incarcerazioni, torture e morte» – che nazionale. Dove «lo Stato italiano continua a negare diritti elementari, come il matrimonio e i diritti e le tutele che da esso discendono, ad una parte della sua popolazione». 

Il testo è firmato dai pastori Ioana GhilvaciuAndreas Latz e da Rapisarda. «Sia la chiesa di Siracusa che quella di Catania, nella giornata internazionale contro l’omo e la transfobia hanno organizzato dei momenti di riflessione e preghiera», racconta. In occasione del 17 febbraio, data in cui le comunità valdesi celebrano la concessione dei diritti ottenuti nel 1848, «abbiamo voluto approfondire il tema dei diritti umani e civili delle persone omosessuali, parlando anche dello stato dei fatti a livello internazionale». Un tema che verrà ripreso anche nel corso dell’assemblea dal titolo Corpi migranti organizzata all’interno del Pride. «Ci sono altre chiese battiste ed evangeliche che non hanno aderito – precisa – ma noi agiamo su base democratica, non sono decisioni del vertice. È tutto frutto di una mozione assembleare». E conclude: «Certamente ci sono delle persone che non si sentono del tutto rappresentate da questa dichiarazione, ma è il frutto di una lunga riflessione sul tema». 


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