«Così si distrugge lo Stabile»

Sono stato nominato Direttore del Teatro Stabile di Catania l’8 maggio 2007. C’è stata il 2 luglio la conferenza stampa ufficiale con la presentazione del cartellone da me programmato.

Ma da allora manovre interne ed esterne hanno impedito lavoro e progettazione. Il mio nome è stato usato per coprire, come una pietosa foglia di fico, altri interessi e altre ambizioni.

Ragioni sentimentali, per me importantissime, mi legano al Teatro di Catania. C’erano Turi Ferro e un gruppo di attori straordinari e Pippo Meli e tanti amici che ora non ci sono più. Con quelle persone, con quel Teatro siamo cresciuti insieme e abbiamo vinto tante battaglie. E quando Giorgio Strehler ci invitò a Parigi al Festival dei Teatri dell’Unione entrammo con onore nel novero dei grandi teatri europei.

Mario Giusti era molto malato. Venni da Milano e in quella stanza della clinica eravamo in quattro con Pippo Meli e Maria Grazia, la moglie di Mario. E Mario disse: «Lamberto, ti affido il mio teatro. Solo tu puoi portarlo avanti.» Poi le cose andarono diversamente. Maria Grazia è qui con noi ma Mario e Pippo se ne sono andati.

Ora avrei avuto l’occasione di tener fede a quell’antica promessa. Anche per ciò provo dolore.

Nella storia e nella vita di ogni giorno, frequentemente sembra che siano vincenti la menzogna, la calunnia, l’intrigo, l’illegalità e il potere corrotto e corruttore. Ma dentro ciascuno di noi gridano e si affermano proprio quei valori oltraggiati: l’arte, la cultura, la civile convivenza, il bene comune. E avviene che la sconfitta di un uomo giusto sia in realtà la vittoria della giustizia, e che, immediatamente, oppure dopo anni, comunque sempre in tempo, le battaglie di un uomo siano utili ad altri uomini. L’onestà è premio a se stessa e resistere ai soprusi, al di là del risultato, è un dovere.

A qualcuno queste parole sembreranno incomprensibili. Non le capiranno. Per me, e certamente per molti altri, queste parole e i pensieri e i sentimenti che stanno dentro queste parole sono, al contrario, ciò che dà senso alla vita.

E insieme all’amarezza resta nel cuore una grande serenità.

E allora, prima di agire contro scorrettezze e arbitri, devo parlare a tutti coloro che hanno creduto e credono in me artista, in me professionista, in me uomo, scusandomi per impegni artistici presi e ora disattesi non per mia volontà.

Prima di tutti chiedo scusa al Presidente Napolitano, a cui ho chiesto l’alto patronato per la grande operazione culturale di Nathan il Saggio. E al Presidente Bertinotti, al quale avevo chiesto di poter rappresentare il Nathan del Teatro Stabile di Catania nell’Auletta di Montecitorio. Vent’anni fa, unica volta nella storia della Repubblica, uno spettacolo teatrale aveva luogo a Montecitorio: La foresta d’argento con la mia regia. Il senso etico e politico della rappresentazione di Nathan, che trascendono il pur altissimo valore artistico e storico, avrebbero vissuto magnificamente lì, fra i reggitori delle nostre sorti. E chiedo scusa ai Senatori e Deputati che mi avevano promesso attenzione e sostegno.

Alla Curia di Milano e ai Sacerdoti che hanno aderito al progetto, come don Pino Ruggieri, ad esponenti delle comunità ebraiche, musulmane, valdesi e di altre chiese. E all’Arcivescovo di Catania che mi ha ascoltato con benevolenza, mi ha promesso impegno fattivo e mi ha telefonato il 9 novembre confermandomi da parte sua la rappresentazione di Nathan il 6 maggio 2008 nella Cattedrale di Catania.

Ai responsabili dei Teatri di Roma, Milano, Palermo, e altri teatri in Italia.

Agli attori che avrebbero dovuto interpretarlo: Donatella Finocchiaro, Pamela Villoresi, Glauco Mauri, Massimo Foschi, David Coco, Angelo Tosto, Mimmo Mignemi.

A Ida Carrara che sarebbe stata, oltre ad altri personaggi da concordare, Madre Enrichetta di Gesù nei Dialoghi delle Carmelitane. E con lei Franca Nuti e Mariella Lo Giudice…

E per una progettualità vicina e lontana, di cui abbiamo parlato, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Anna Malvica, Guia Ielo, Gilberto Idonea, Vincenzo Pirrotta, e tanti attori siciliani che sarebbe lungo elencare. Ma ricordo ancora Leo Gullotta…

Gli attori ospiti agiranno ugualmente, spero, e mi dispiace non applaudirli e non essere presente ai due spettacoli del grande Peter Brook. E, fra i colleghi, chiedo scusa a Peter Stein, che il mese prossimo sarebbe venuto a Catania per concordare il programma del suo Riccardo II e conoscere gli attori catanesi.

Chiedo scusa al Piccolo Teatro di Milano di cui sono stati annullati i due spettacoli in cartellone.

Chiedo scusa alle Istituzioni siciliane, al Sindaco di Catania, al Presidente della Regione, al Presidente della Provincia e al Presidente dell’Ente Teatro di Sicilia, che formano l’Assemblea dei Soci del Teatro; al Procuratore della Repubblica, col quale mi sono intrattenuto a lungo, con la gentilissima Signora Prefetto e con il Questore. E ai Rettori delle Università di Milano, Catania ed Enna. E a tanti professori universitari che mi onorano della loro amicizia.

E agli operatori teatrali indipendenti catanesi, con cui sono stati aperti da me costruttivi colloqui.

Chiedo scusa ai miei allievi con cui ho passato due stagioni fruttuose e splendide e che sono costretto ad abbandonare per l’ultimo anno. E ai tecnici del Teatro, meravigliosi. E a tutti i dipendenti.

E chiedo scusa al pubblico della teatralissima Catania che mi ha dato molto e a cui ho dato in questi anni:

Il Consiglio d’Egitto, Vita dei Campi, Dal tuo al mio, Corruzione al Palazzo di Giustizia, I carabinieri, A ciascuno il suo, La signora Morli una e due, Le esperienze di Giovanni Arce, La ballata del Bene e del Male, La patente, La giara, L’ultima violenza, Le furberie di Scapino, Il bell’Apollo, Il giardino dei ciliegi, Il berretto a sonagli, La sagra del Signore della nave, All’uscita, Il gallo, In portineria, Caccia al lupo, Cavalleria rusticana, La nuova colonia, Casa La Gloria, Questa sera si recita a soggetto, Il Gattopardo, Lu cavaleri Pidagna, Romeo e Giulietta, Antonio e Cleopatra, con tournée in tutto il mondo e in molti casi riprese, fra cui, ancora oggi, La lunga vita di Marianna Ucria.

Si annunciavano anni di intenso lavoro e di innovazione nella tradizione. Hanno invece voluto deprimere un Teatro e una Città. Mi dispiace.


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