Librino, fatta luce su un omicidio di mafia Spaccio e una relazione contrastata i moventi

Un omicidio avvenuto nel novembre 2011 a Librino, compiuto per mantenere il controllo della piazza dello spaccio nel quartiere ma anche a causa di una relazione sentimentale contrastata. Gli inquirenti – grazie ai racconti di alcuni collaboratori di giustizia – hanno fatto luce sull’assassinio di Rosario Sciuto, detto U sucaro, componente del clan Mazzei. Sciuto è stato ucciso il 21 novembre di quattro anni fa nell’androne di un palazzo di viale Moncada, dove viveva. Tre provvedimenti restrittivi sono scattati lo scorso giovedì nei confronti di Raffaele Marino, 48 anni, e dei suoi figli Gaetano e Alessio, rispettivamente di 24 e 19 anni.

I carabinieri hanno ricostruito anche la dinamica dell’omicidio. Dieci i colpi di pistola esplosi contro Rosario Sciuto con una calibro 38, di cui uno alla testa. A premere il grilletto sarebbe stato Gaetano Marino; per lui Sciuto non solo sarebbe stato un concorrente nella gestione dello spaccio di stupefacenti, ma si sarebbe opposto alla relazione sentimentale che il giovane avrebbe allacciato con la figlia. 

I Marino sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, detenzione e porto abusivo di armi. Tutti e tre sono ritenuti componenti del clan Santapaola-Ercolano. A confermare le tesi degli inquirenti hanno contribuito i racconti di alcuni collaboratori, tra i quali Fabrizio Nizza (responsabile di Cosa nostra a Librino fino al 2012, quando è stato arrestato), Salvatore Cristaudo (anche lui componente del clan), e Giuseppe Scollo (responsabile della famiglia Santapaola per il quartiere di Lineri, al confine tra Catania e Misterbianco). 


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