L'ateneo possiede edifici storici e di più moderna costruzione. Eppure ogni anno un capitolo di bilancio consistente è quello relativo alle locazioni. Contratti adesso in via di risoluzione dopo l'avvio di un piano di riordino.Tra i quali ne spunta anche uno col gruppo immobiliare Virlinzi. Guarda la mappa
Unict, un patrimonio di palazzi, terreni e isole Ma si pagano affitti per più di un milione di euro
Un patrimonio estremamente variegato che comprende dagli edifici del policlinico all’ex monastero dei Benedettini, passando per fabbricati rurali in provincia, l’isola Lachea e unità immobiliari a Siracusa e nell’isola di Creta. Sono i beni di proprietà dell’università di Catania; palazzi storici ottenuti dallo Stato, oppure lasciti ereditari accumulati in 581 anni di storia. Nonostante questa grande disponibilità di spazi – che gravano sulle casse universitarie per tasse e manutenzione -, l’ateneo anche quest’anno pagherà oltre un milione di euro per affittare altri locali. Una situazione che, però, nei prossimi due anni dovrebbe migliorare grazie a un piano di riordino.
Nella mappa: in rosso i beni in affitto, in blu quelli di proprietà
Per l’anno 2014 nell’elenco delle locazioni passive si trova palazzo Reburdone, in via Vittorio Emanuele, per il quale si spendono 145mila euro più Iva per ospitare parte dei locali del dipartimento di Scienze politiche. Altro capitolo sostanzioso è quello relativo all’affitto del secondo, terzo e quarto piano di un edificio in via di Sangiuliano dove si trovano diversi uffici di Unict (tra i quali il Centro orientamento e formazione e il Centro linguistico multimediale) dal valore di 221mila euro l’anno più Iva. E poi palazzo Hernandez, in via San Lorenzo (184mila euro); un piano affittato per 31mila euro in via Gallo, vicino villa Cerami; un terreno nei pressi di corso delle Province in dismissione (30mila euro); un piano cantinato in viale Marco Polo a 33mila euro.
Un contratto pesante è quello stipulato con la Vir immobiliare – del gruppo imprenditoriale Virlinzi – per un palazzo in piazza Vincenzo Bellini. Diversi gli uffici ospitati, con un canone da 229mila euro più Iva. Il legame tra ateneo e gli imprenditori etnei emerge anche da un altro contratto immobiliare, quello per l’acquisto del polo didattico di via Roccaromana destinato al dipartimento di Giurisprudenza e intitolato – grazie a uno sconto proposto nel 1997 all’allora rettore Enrico Rizzarelli – alla memoria di Giuseppina Virlinzi.
Sembra invece conclusa la vicenda dei locali di via Umberto sede di radio Zammù e Zammù Tv. Un contratto da 220mila euro all’anno, per un progetto multimediale affidato in un primo momento al fratello dell’allora magnifico Antonino Recca, Severino, e a lungo rimasto fermo nella sua parte televisiva. Contratto scaduto lo scorso mese e disdetta inviata; come fanno sapere dall’ateneo a breve è previsto il trasferimento per le due emittenti.
«È in corso un piano di riordino», afferma Giovanni Di Rosa, docente di Diritto privato e delegato del rettore Giacomo Pignataro a Edilizia, patrimonio e contratti. «Abbiamo oltre 130 tra immobili e terreni, stiamo lavorando per disporre il miglior utilizzo degli spazi». Scopo, «ridurre l’incidenza annuale dei fitti, portandoli a 300mila euro l’anno» entro il 2017. Una fase importante sarà la razionalizzazione di palazzo Gioeni, edificio che assieme ai palazzi Centrale e Sangiuliano si affaccia su piazza Università.
La seconda tappa del piano, descrive Di Rosa, verrà realizzata con la consegna dell’immobile di via Salvatore Nullo, alle spalle della circonvallazione, che fino al trasferimento della Scuola superiore a villa San Saverio (a Cibali) era sede dell’ente. Finiti i lavori di ristrutturazione, nel quartiere San Nullo dovrebbero essere sistemati gli uffici ospitati finora in via di Sangiuliano, piazza Bellini e altre aree distaccate altrove, così da «compattarle, soprattutto l’area della Didattica, quella più penalizzata».
Nei prossimi due anni dovrebbe anche entrare a regime la Torre biologica, il complesso di quattro torri in costruzione in via Santa Sofia che ospiterà diversi dipartimenti dell’università etnea. «Ci permetterà di recuperare i locali di via Androne, che però dovranno essere profondamente ristrutturati», anticipa il delegato. Per il momento rimangono ai margini altri due spazi di proprietà dell’ateneo, villa Zingali Tetto (nella parte alta di via Etnea, detta anche la Casa del rettore) e villa Citelli, in via Tomaselli, chiamata Casa della cultura. «Si tratta di due lasciti, per ora curiamo il loro aspetto conservativo». Edifici di rappresentanza per i quali dovrebbero essere attuati degli interventi di modifica profondi «per poterli rendere adatti agli uffici o all’apertura al pubblico».
Degli affitti finora in corso, dunque, resterebbe solo l’impegno di palazzo Reburdone. E, fino alla scadenza del novembre 2019, quello con Vir immobiliare. «Una cosa è discutere di contratti scaduti, un’altra è avere a che fare con impegni già presi – sottolinea Di Rosa – Una volta svuotato l’edificio, cercheremo una soluzione contrattuale».