Giarre, ex presidente consiglio deve restituire 45mila euro Scoperto solo sette anni dopo che lavora anche all’Asp

Un errore o una dimenticanza costati alle casse esangui del Comune di Giarre 45mila euro. A tanto ammonta la somma che Raffaele Musumeci, ex presidente del consiglio comunale e attuale capogruppo di Articolo 4, avrebbe ricevuto indebitamente dall’ente pubblico tra il 2008 e il 2013, periodo durante il quale ha ricoperto la carica di presidente dell’assemblea sotto la sindacatura di centrodestra guidata da Teresa Sodano. 

Nel quinquennio Musumeci ha incassato indennità per 91mila euro, ma ne avrebbe dovuti ricevere la metà, in quanto lavoratore dipendente, dato che continua a svolgere servizio all’Asp 3 di Catania. Ma al Comune formalmente non lo sapevano. «Io ho fatto regolarmente la comunicazione, a sbagliare sono stati gli uffici», si difende il consigliere. «Non abbiamo trovato nessuna dichiarazione agli atti», replica il dirigente Maurizio Cannavò che ha scoperto il caso. La normativa parla chiaro: «L’indennità di funzione è dimezzata per i lavoratori dipendenti che non abbiano richiesto l’aspettativa», recita l’articolo 19 della legge 30 del 2000 della Regione Sicilia. 

Invece l’ex presidente del consiglio comunale ha continuato a percepire 1.599 euro al mese tra il 2008 e il 2012, poi ridotti a 1.119 euro a seguito di nuovi provvedimenti legislativi. Musumeci – tra i consiglieri con più anzianità e sempre in prima fila nell’applicazione rigorosa di leggi e regolamenti – non intende al momento replicare, perché, dice, «ho la percezione che ci sia un’indagine in corso». Poi però prova a difendersi: «Ho preso quanto i miei predecessori, non sapevo che dovessi percepire la metà perché non so cosa prescrive esattamente la legge. In ogni caso – aggiunge – da mesi c’erano delle discussioni sulle indennità e ho chiesto io stesso di verificare». Ma Cannavò smentisce anche su questo punto: «Siamo stati noi ad accorgercene e abbiamo chiesto il rimborso». 

Al Comune di Giarre si sono resi conto dell’errore sette anni dopo. Lo scorso aprile Cannavò ha inviato una lettera a Musumeci per recuperare «gli emolumenti non spettanti». Il consigliere ha mostrato «piena disponibilità», sottolineando di aver agito «in buona fede» e dichiarandosi pronto a «restituire le somme in parte erroneamente erogatemi». Tuttavia, dopo una seconda comunicazione da parte del Comune in cui veniva quantificato in 45mila euro il totale da rimborsare, i toni sono cambiati. Musumeci ha definito «stratosferico» l’importo chiesto e ha precisato che «bisogna tener conto delle ritenute d’acconto Irpef operate dal Comune e della tassazione versata dal sottoscritto all’Erario e riscontrabile nella dichiarazione dei redditi». 

Cannavò è comunque ottimista: «C’è una corrispondenza in corso e sono già partite da questo mese le trattenute sulla sua indennità mensile». Com’è stato possibile non accorgersi di una dimenticanza o di un errore che ha prodotto i suoi effetti a partire dal 2008? «Forse – prova a spiegare il dirigente – sarà sfuggito a chi doveva fare i controlli». 


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