«Rifiuti, la strategia del riciclaggio»

Il 2008 si è aperto con lo scoppio di una grave emergenza dei rifiuti che ha colpito direttamente la Campania, per poi interessare l’intero paese. E si riaccende il dibattito sulla gestione dei rifiuti e sulla soluzione più adatta e immediata al problema. Step1 ha sentito il parere di un esperto, il prof. Paul Connett, professore di chimica alla St Lawrence University a Canton, New York, che da più di vent’anni studia le problematiche della gestione dei rifiuti, con un’attenzione particolare ai pericoli derivanti dall’incenerimento ed alle alternative di non combustione più sicure e più sostenibili. 

 

Professor Connett, quali sono le reali prospettive per il 2020?

«Penso che l’Italia abbia già dimostrato come sia efficiente il sistema di raccolta “porta a porta” e della raccolta differenziata: in alcuni comuni si sono raggiunte percentuali che hanno toccato l’80 per cento, mille comuni hanno superato la percentuale del 50% di raccolta differenziata. Si è pertanto riscontrato come questi sistemi costituiscano una soluzione al problema dei rifiuti più pulita, più economica e che crea nuovi posti di lavoro. Queste sono cose che possono essere realizzate in pochissimi anni. C’è un altro aspetto che invece richiederà più tempo: si tratta della responsabilità industriale, ossia di convincere le industrie a cambiare le proprie abitudini di progettazione e produzione, in modo da non produrre, o comunque da produrre in modo diverso, oggetti che poi non possono essere riciclati o compostati». 

 

Oltre alle industrie, però, devono essere più efficienti anche gli enti pubblici…

«Senza dubbio. I comuni dovrebbero dotarsi di impianti per la trasformazione della frazione organica umida dei rifiuti e realizzare il compostaggio, un prodotto finito utile per un’agricoltura di qualità, priva di prodotti chimici. Inoltre occorre costruire davanti alle discariche degli impianti di studio e analisi in profondità per il trattamento della frazione residua, anche da un punto di vista di indagine scientifica. Questi impianti eliminano la possibilità che qualche residuo non trattabile finisca in discarica e che la frazione organica sporca venga stabilizzata. All’interno degli impianti di pretrattamento devono operare dei centri di ricerca universitari che studino in dettaglio questa frazione residua non trattabile – la prova provata del fallimento di un tipo di progettazione industriale – in modo da trovare valide soluzioni alternative. Fondamentale è la responsabilità politica: con una buona leadership si potrebbe creare un centro siciliano di studio sul trattamento di rifiuti che lavori in partnership con un centro nazionale di ricerca, consentendo quindi un continuo scambio di informazioni, analisi, raccomandazioni e suggerimenti per l’industria». 

 

La realtà italiana è caratterizzata soprattutto nel Sud Italia, da una gestione occulta dei rifiuti da parte della criminalità organizzata. Secondo lei, è possibile contrastare e superare questo fenomeno?

«Penso che ci siano le doti umane e professionali, anche in Sicilia dove ci sono buoni avvocati, scienziati, cittadini che hanno la competenza e il coraggio di prendere posizione contro la criminalità organizzata. Spero quindi che le persone diano il loro pieno sostegno ai leader e alle persone coraggiose che stanno affrontando il problema dei rifiuti da un punto di vista legale, ambientale e scientifico e che si stanno impegnando con coraggio e determinazione su questo fronte. Credo che anche in Sicilia ci siano queste persone e penso che avranno il loro peso».

 

In Italia, e in Sicilia in particolare, c’è un dibattito sempre aperto tra le istituzioni che vorrebbero ricorrere agli inceneritori per superare la situazione di emergenza e, dall’altra parte, i comitati di cittadinanza attiva che si oppongono alla realizzazione di questi impianti, ritenuti nocivi per la salute e l’ambiente. Lei cosa ne pensa? Quale è, secondo lei, la direzione giusta da seguire?

«Da anni mi batto contro la realizzazione degli inceneritori, sottolineandone la pericolosità da un punto di vista ambientale ed economico e dal punto di vista della salute. Non ritengo che quella degli inceneritori sia la strada da seguire. Se questi impianti venissero costruiti, andrebbero in fumo 25 anni di studi e di battaglie. La strada della strategia dei rifiuti zero, basata sul riciclaggio e il riutilizzo, è una scelta creativa e positiva e un grande passo per la sostenibilità del nostro futuro».

 

Cosa possono fare i giovani di oggi di fronte a queste problematiche?

«Si deve stabilire un legame ben saldo tra studenti e le realtà che costituiscono la cittadinanza attiva; se si consolidano le forze in campo e i talenti, si potrà essere ottimisti verso la risoluzione del problema. Se riflettiamo, la situazione degli studenti oggi sembra essere confortevole: hanno cibo, casa e tanti oggetti di cui servirsi; però nel mondo occidentale, purtroppo, gli studenti sono privi di una visione orientata verso un futuro sostenibile che, credeteci o no, rappresenta la sfida più grande davanti a noi. Sì, ci sono altri problemi che ci investono direttamente, come la guerra e altre grandi crisi a livello mondiale e nazionale, ma il tema più grande è la sostenibilità del nostro futuro. Il problema dei rifiuti coinvolge individualmente ogni persona; ogni persona è coinvolta nel legame tra la sostenibilità in generale e la vita individuale. Il fatto che ciascuno di noi sappia rispondere in maniera positiva e creativa o che, al contrario, si dia una risposta negativa, non è per niente indifferente».

 

LINK:

L’intervista rilasciata dal prof. Connett per il blog di Beppe Grillo 

(http://www.youtube.com/watch?v=BwfcxWVaKNI)

 

L’intervista realizzata per il gruppo MeetUp “Amici di Beppe Grillo” di Verona:

 

(http://www.youtube.com/watch?v=HVG0Q8Yz6Es)

 

Per saperne di più:

 

Siti in lingua inglese:

http://www.no-burn.org

http://www.grrn.org


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