Test Medicina, studenti su presunte irregolarità I racconti: «Cellulari in aula, qualcuno copiava»

«Tutto deve essere verificato; ma quando 400 persone raccontano la stessa storia, qualche dubbio viene». Così Francesco Leone, legale palermitano specializzato nel settore dei concorsi pubblici, commenta l’assemblea che ieri ha raccolto centinaia di aspiranti allievi che lo scorso 8 settembre hanno sostenuto il test di accesso nazionale a Medicina a Catania. Già pochi giorni dopo lo svolgimento della prova, nello studio dell’avvocato sono giunte diverse segnalazioni di presunte irregolarità. «Sembrano racconti banali – afferma a MeridioNews il professionista – Ma fanno emergere una situazione sconfortante». 

Le aspiranti matricole hanno raccontato cosa non sarebbe andato bene durante il test che ha avuto luogo al centro fieristico Le ciminiere. «Metal detector non funzionanti o gestiti da personale non competente, cellulari che squillavano, nessuna attenzione agli smartwatch», elenca Leone. Gli studenti hanno parlato anche di casi di «persone che continuavano a compilare le schede passati i cento minuti di durata della prova». Scaduto il tempo stabilito, i candidati hanno consegnato le penne ma non le schede. Per chi fosse riuscito a portare una biro in aula nonostante il divieto, sarebbe stato semplice continuare l’esame. In questa categoria spicca un racconto in particolare: «Una ragazza ha chiamato la polizia perché voleva segnalare una collega che copiava; le sarebbe stato impedito di metterlo a verbale dai componenti della commissione», afferma Francesco Leone. La sensazione è che «i commissari sconsigliavano o minimizzavano le segnalazioni», prosegue il legale. Che, però, precisa: «Non è andata così in tutte le aule». Per capire come organizzare gli eventuali ricorsi, l’avvocato chiederà un accesso agli atti all’università di Catania per visionare i verbali consegnati al termine della prova. 

Un’altra delle presunte anomalie riguarda il personale vigilante: «Sembra che a controllare ci fossero docenti delle scuole preparatorie». Sia la commissione che i sorveglianti sono docenti e impiegati dell’ateneo. In questo caso un’ipotesi è che sia stato selezionato anche qualcuno tra quanti hanno tenuto il corso organizzato dal Centro di orientamento e formazione di Unict. «L’ateneo ha poca colpa – sottolinea – perché si chiamano degli amministrativi e dei docenti. Tante cose durante il test sono andate male perché il personale non era qualificato, non aveva esperienza». E aggiunge: «Si può essere un ottimo neurochirurgo, ma non sapere come guidare un concorso pubblico». 

Dall’ateneo il rettore Giacomo Pignataro fa sapere che «al momento non risultano irregolarità denunciate o accertate nel corso della prova». E, prosegue il magnifico, «l’auspicio è che questo tipo di argomentazioni vengano trattate con le dovute cautele». Per quanto riguarda il rispetto delle procedure, i vertici dell’ateneo sottolineano che «l’università è mero esecutore delle indicazioni che arrivano dal ministero». 

Quanto accaduto a Catania è lo specchio di un «problema generale dell’università – conclude Francesco Leone – speriamo che questo sia l’ultimo anno di test effettuati in queste modalità. Assieme alla Run (Rete universitaria nazionale, ndr) chiederemo alla ministra Stefania Giannini un tavolo tecnico per capire come cambiare il sistema di accesso». 

Intanto ieri sono stati diffusi i risultati dei test, al momento in forma anonima, con i voti associati al codice di riconoscimento. Gli studenti che non lo hanno memorizzato dovranno aspettare fino al 2 ottobre per vedere i punteggi; cinque giorni dopo sarà pubblicata la graduatoria pubblica. A livello nazionale, ha ottenuto il punteggio minimo per potersi considerare idoneo solo il 48 per cento dei partecipanti. Secondo una stima de Il corriere della sera a Catania non ha superato il test il 64 per cento degli iscritti


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