Paternò, chiesto il sequestro del palazzo Esa Abbandonato da anni, pericolo igienico-sanitario

Il sindaco Mauro Mangano ha dichiarato guerra all’Esa, Ente di sviluppo agricolo. Nel pomeriggio di oggi l’ente comunale paternese ha inoltrato alla Procura di Catania un’istanza di sequestro dell’immobile che si trova in via Canonico Renna e che è ormai in disuso da oltre 20 anni. Una richiesta partita subito dopo il sopralluogo effettuato all’interno della struttura da parte degli agenti dal nucleo di tutela ambientale della locale polizia municipale.

Nel corso dell’ispezione, infatti, gli agenti hanno verificato la presenza di residui di materiale chimico, utilizzato a scopo agricolo, che potrebbe rappresentare un pericolo igienico-sanitario per l’area densamente popolata. Allo stato sono in corso dei lavori, partiti quasi un mese addietro, di messa in sicurezza, svolti dall’Esa proprio su richiesta del Comune. «Abbiamo presentato istanza di sequestro come misura cautelativa per assicurarci che gli interventi attualmente in corso vengano effettuati nei termini di legge – dichiara Mangano – e che i rifiuti pericolosi che permangono all’interno dell’edificio siano smaltiti in sicurezza. Emetteremo immediatamente un’ordinanza per la bonifica definitiva dell’area e se l’Esa non ottempererà ci attiveremo direttamente». Per la prima volta, sottolinea il sindaco, «stiamo lottando per riprenderci un bene che appartiene alla nostra comunità». 

La struttura di via Canonico Renna si estende su una vasta area di circa duemila metri quadrati. Allo stato attuale l’edificio è in pessime condizioni, sono rimasti integri solo i muri perimetrali; il tetto dell’immobile è collassato in più punti rendendolo, dal punto di vista della staticità, totalmente insicuro. A inizio agosto il comune di Paternò ha agito per via legali nei confronti dei vertici Esa, in quanto quest’ultimi non avevano ottemperato all’ordinanza sindacale con la quale è stato imposto all’Ente di sviluppo agricolo l’immediata esecuzione di tutti gli atti che miravano ad eliminare i pericoli derivanti dalle parti pericolanti, presente nell’edificio. «Il tetto della struttura – si specificava nell’ordinanza – ormai è collassata rimanendo in piedi solo muri esterni del tutto compromessi dalla intemperie del tempo. Inoltre le condizioni degli immobili fatiscenti ha determinato delle condizioni igienico sanitarie molto precarie: di conseguenza è urgente una bonifica urgente». 

I residenti del quartiere San Biagio e componenti dell’omonima associazione hanno lanciato una petizione popolare per chiedere alle autorità competenti il recupero della struttura. Una richiesta non nuova, avanzata più volte alla politica locale e regionale. «Chiediamo al governo della Regione Sicilia – si legge nella petizione – di restituire alla pubblica fruizione lo spazio occupato da un’inutile struttura appartenente all’ex Ente di sviluppo agricolo, ormai in liquidazione da più di venti anni. Nel corso di vari decenni questo gigante di cemento ed amianto ha bloccato il naturale sviluppo urbano del quartiere San Biagio, privandolo di un importantissimo spazio civico».


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