Intercettazione Bianco-Ciancio, parla Fava «È il sigillo d’infamia per la città di Catania»

Non ci sono mezzi termini o giri di parole. Claudio Fava, vicepresidente della commissione nazionale antimafia alla Camera dei deputati, commenta in modo duro l’intercettazione tra Enzo Bianco e Mario Ciancio SanfilippoUna telefonata svelata da MeridioNews e contenuta in uno dei 47 faldoni dell’inchiesta sull’editore e direttore del quotidiano La Sicilia, indagato dalla procura di Catania per concorso esterno alla mafia. «Quello che sostenevo nel 1993 è ancora di tragica attualità a Catania – spiega Fava –  dove c’è un sistema di potere che obbliga le scelte e condiziona le strategie politiche». Per il deputato catanese, figlio del giornalista Pippo Fava ucciso da Cosa nostra nel gennaio 1984, «se un ex sindaco come Bianco, nel 2013 candidato a primo cittadino, telefona al maggiore editore della Sicilia, evidentemente questo sistema continua a reggere».

La vicenda è quella riguardante il Pua alla Playa di Catania. Un progetto da 300 milioni di euro su cui pesano tante ombre e poca chiarezza. A partire dall’unica ditta interessata: la Stella polare srl, avviata nel 2005 da tre soci: il veronese Renzo Bissoli e i catanesi Salvatore Modica e Francesco Strano. Tutti e tre già noti agli inquirenti. «Che tutto questo abbia la cornice istituzionale – incalza Fava – in cui emerge che è tutto sotto controllo con l’approvazione in consiglio con una maggioranza che non era quella di Bianco è il sigillo d’infamia per questa città». Secondo il parlamentare, per il sindaco Bianco «l’unico atto di decenza è quello di fare un passo indietro». La vicenda, intanto – come preannuncia Fava a MeridioNews -, «approderà nell’ufficio di presidenza della commissione nazionale antimafia».


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