Dalle intercettazioni emerge come l'organizzazione legata al clan Cappello-Bonaccorsi avrebbe gestito il traffico di droga. Gli stupefacenti sarebbero stati portati a bordo di ambulanze. Capillare anche il controllo delle piazze dello spaccio: «Ci fazzu veniri i vermi», dice uno dei componenti del gruppo riferendosi ai rivali. Guarda i video
Operazione Revenge 5: i dialoghi intercettati «Metti le sirene, mi deve un camion di soldi»
«Metti in sirena e te ne vai in via Grimaldi. E non cercare scuse, macari ca ci su tre servizi». L’ordine era chiaro: consegnare la droga, utilizzando un’ambulanza a sirene spiegate, anche se c’erano vere emergenze in corso. Il dialogo viene intercettato dalle forze dell’ordine tra Antonino Cosentino e Salvatore Spampinato nell’ambito dell’operazione Revenge 5 che ha portato all’arresto di 37 presunti esponenti del clan Cappello-Bonaccorsi. Secondo la ricostruzione della polizia, per trasportare le sostanze stupefacenti sarebbero stati utilizzati anche i mezzi di una onlus, la New Città di Catania ambulanze.
In una delle telefonate intercettate si sente uno scambio tra Cosentino e Spampinato, responsabili della onlus. Il primo chiede dove si trovi il collega. «Al Garibaldi», è la risposta. «Devi andare in via Grimaldi – ordina Antonino Cosentino – che oggi quello mi deve dare un camion e mezzo di soldi. Se perdi tempo, quello se ne va!». Gli agenti filmano poi uno dei mezzi dell’associazione partire a sirene spiegate dall’ospedale nel quartiere Nesima.
Tre i centri dello spaccio controllati, uno per ogni quartiere cittadino. A Monte Po lo smercio di droga aveva il suo snodo principale in piazza Mercato. A San Cristoforo il crocevia era tra via Acquicella e via Concordia. Da lì la droga sarebbe stata distribuita in zone secondarie: via Stella Polare, via Villa Scabrosa, Tondicello della Playa e via Playa. Corso Indipendenza era invece il polo dello spaccio nel quartiere San Berillo nuovo.
Dai dialoghi emerge anche come sarebbero state gestite le dinamiche con i concorrenti. Una donna chiama Francesco Di Mauro, responsabile per il quartiere Monte Po e che aveva il compito anche di controllare le altre zone da contendere ai rivali della famiglia Santapaola. «Ci sono più di venti marocchini di quelli là di loro!», avvisa preoccupata. «Mia madre dice che vorrebbe chiamare qualcuno… i nostri nemici», afferma riferendosi alle forze dell’ordine. «Sto arrivando – replica Di Mauro – Ora ci fazzu veniri i vermi». Dall’audio ambientale si sentono poi i commenti successivi. «Ci caricai deci coppi di ligni nda testa a chiddu ddà – esclama – Si spaccau u lignu di quanti coppa», commenta ridendo in auto.