Mafia, confisca di beni tra Veneto e Sicilia A imprenditore ritenuto vicino ai Santapaola

Quote societarie, aziende, terreni, case e automezzi, oltre a conti bancari e postali. In totale beni per circa sette milioni di euro. È il patrimonio che la Direzione investigativa antimafia ha confiscato a Giuseppe Faro, imprenditore del settore edile e del movimento terra attivo tra Palagonia e Licodia Eubea. Secondo gli inquirenti, il 58enne sarebbe vicino alla famiglia mafiosa calatina La Rocca, a sua volta affiliata ai Santapaola. I beni si trovano nella provincia di Catania e anche in Veneto. 

Giuseppe Faro è già stato condannato per una serie di rapine ad autotrasportatori. È stato coinvolto anche nell’operazione Calatino portata a termine nel 2000 dalla Dia di Catania contro il clan La Rocca ed è stato condannato in rito abbreviato a tre anni di carcere per estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso. Il nome dell’imprenditore emerge anche in un’altra inchiesta importante, Iblis, anche se in quest’ultima caso non è stato colpito da provvedimenti. Nel corso di un’intercettazione ambientale Faro viene indicato dal boss Vincenzo Aiello come una persona su cui poter contare per l’aggiudicazione di gare d’appalto. 

Dopo il suo arresto, disposto nel 2001, l’imprenditore avrebbe delegato alla moglie e ai figli il compito di aumentare il patrimonio, mantenendo così un profilo basso. Le indagini portate a compimento oggi riguardano un lungo arco temporale, tra il 1992 e il 2011. Gli inquirenti hanno riscontrato delle disparità tra i redditi dichiarati dall’imprenditore e dai familiari a fronte del patrimonio reale. Da qui il sospetto di «una illecita acquisizione patrimoniale derivante dalle attività delittuose connesse all’organico e prolungato rapporto di frequentazione di Giuseppe Faro con esponenti di vertice delle famiglie mafiose di Catania e Caltagirone», scrivono le forze dell’ordine in una nota. 

Per il 58enne è stata disposta la sorveglianza speciale per due anni con obbligo di residenza e il pagamento di una cauzione di cinquemila euro. 


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